2 Ottobre 2013

L’ Iva più cara si fa già sentire su benzina e prodotti al bar

L’ Iva più cara si fa già sentire su benzina e prodotti al bar

È scattato alla mezzanotte di ieri, martedì 1 ottobre, il tanto temuto, lungamente discusso e più volte rinviato, aumento di un punto dell’ aliquota ordinaria Iva, dal 21 al 22%, il secondo un paio d’ anni (nell’ autunno 2011 passò dal 20 al 21%). Diversi i consumatori che hanno avuto occasione di accorgersene fin dalla mattinata di ieri. In un distributore di carburanti in via Caretti, ad esempio, il prezzo di un litro di benzina Verde è aumentato di un centesimo e mezzo in una notte (da 1,699 a 1,714 euro), mentre quello di un litro di gasolio di un centesimo (da 1,619 a 1,629 euro). «Noi ogni mattina telefoniamo a un numero verde per sapere quali sono i prezzi consigliati dalla compagnia – spiegava ieri la titolare dell’ impianto – e sì, stamani ci hanno indicato prezzi superiori a quelli del giorno prima». Tra i tanti aumenti che i cittadini hanno avuto occasione di provare in prima persona, è da raccontare come altro esempio quello vissuto da un esercente che necessitava di cambiare un software, operazione da cinquanta euro Iva esclusa: vista tutto sommato l’ esiguità della cifra, la crescita dell’ imposta si è fatta sentire. Va ricordato però che questo aumento non interessa i generi di prima necessità su quali si applicava – e si continua ad applicare – un’ aliquota ridotta, pari al 6%: carni, pesci, latte, burro, uova, ortaggi, frutta, vini, caffè e pasta non dovrebbero in teoria subire ritocchi al rialzo dei prezzi in seguito all’ aumento di ieri, anche se è probabile che alla fine ne risentiranno anch’ essi, visto che è appunto aumentato il prezzo della benzina necessaria per farli giungere nei luoghi di vendita, così come dei pedaggi autostradali. A proposito di caffè, va raccontato che almeno un esercizio cittadino è arrivato a vendere la tazzina a un euro e venti centesimi. Nel frattempo, il Codacons della nostra regione ha rivolto un appello a tutte le organizzazioni dei commercianti dell’ Emilia Romagna e alla grande distribuzione locale, chiedendo di bloccare i prezzi e di non applicare la maggiore aliquota fino al prossimo 31 dicembre. «Per una volta consumatori e commercianti sono sulla stessa barricata – spiegava ieri il Coordinamento associazioni per la difesa dell’ ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori – . La maggiore aliquota introdotta dal 1º ottobre, infatti, determina una stangata per le famiglie dell’ Emilia Romagna pari a 209 euro annui per una famiglia di tre persone, 279 euro per un nucleo di quattro persone, e addirittura 349 euro su base annua per una famiglia composta da cinque elementi. A tali dati, poi, occorre aggiungere le maggiori spese legate all’ aumento dei prezzi dei prodotti trasportati, in primis gli alimentari, i cui listini subiranno rincari a causa dei più alti costi di trasporto. Ma a essere danneggiati – proseguiva il comunicato – saranno anche gli esercenti dell’ Emilia Romagna, in quanto la riduzione dei consumi (stimabile in un -3%) che farà seguito ai rincari dei prezzi per effetto dell’ Iva causerà una vera e propria ecatombe nel settore del commercio, già stremato dalla crisi economica in atto. Per questo rivolgiamo oggi – concludeva il testo – un appello a commercianti e grande distribuzione della regione: bloccate i prezzi fino al 31 dicembre 2013, senza applicare ai listini la nuova Iva e senza rincari. Solo così infatti, in assenza di un decreto che cancelli l’ incremento dell’ aliquota, sarà possibile annullare gli effetti dirompenti che la nuova Iva avrà sui consumi, e il mondo del commercio eviterà una strage di piccoli negozi, destinati a scomparire per effetto dei minori acquisti da parte dei cittadini». E anche la Coldiretti, con una nota del presidente provinciale Sergio Gulinelli, esprime preoccupazione per questo nuovo aumento che finirà per ricadere sui produttori e sui consumatori. Gabriele Rasconi.

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