2 Ottobre 2013

L’ Iva al 22 per cento? «Blocchiamo i prezzi»

L’ Iva al 22 per cento? «Blocchiamo i prezzi»

Da tempo i consumi sono in picchiata a Potenza e provincia. Ma nel giorno dell’ entrata in vigore della nuova aliquota Iva al 22% c’ è il rischio che il carrello della spesa si alleggerisca sempre di più, con riflessi negativi sull’ economia locale. Ci vorrebbe uno «scudo», un qualcosa che riesca a fermare l’ emorragia. Il Codacons, associazione dei consumatori, rivolge un appello a tutte le organizzazioni dei commercianti della Basilicata e alla grande distribuzione locale, chiedendo di bloccare i prezzi in regione e non applicare la maggiore aliquota fino al prossimo 31 dicembre. «Per una volta consumatori e commercianti sono sulla stessa barricata – spiega il Codacons -. La maggiore aliquota introdotta, infatti, determina una stangata per le famiglie della Basilicata pari a 209 euro annui per una famiglia di 3 persone, 279 euro per un nucleo di 4 persone, e addirittura 349 euro su base annua per una famiglia composta da 5 elementi». A questi dati, poi, occorre aggiungere le maggiori spese legate all’ aumento dei prezzi dei prodotti trasportati, in primis gli alimentari, i cui listini subiranno rincari a causa dei più alti costi di trasporto. Ma ad essere danneggiati saranno anche gli esercenti della Basilicata, in quanto la riduzione dei consumi (stimabile in un -3%) che farà seguito ai rincari dei prezzi per effetto dell’ Iva, causerà – sempre secondo il Codacons – una vera e propria ecatombe nel settore del commercio, già stremato dalla crisi economica in atto. «Per questo – sostiene l’ associazione dei consumatori – rivolgiamo un appello a commercianti e grande distribuzione della regione: bloccate i prezzi fino al 31 dicembre 2013, senza applicare ai listini la nuova Iva e senza rincari. Solo così infatti, in assenza di un decreto che cancelli l’ incremento dell’ aliquota, sarà possibile annullare gli effetti dirompenti che la nuova Iva avrà sui consumi, e il mondo del commercio eviterà una strage di piccoli negozi, destinati a scomparire per effetto dei minori acquisti da parte dei cittadini». Già oggi la flessione dei consumi non risparmia alcun settore, neppure quello alimentare, con un’ incidenza maggiore nei piccoli negozi. Ma rispetto al recente passato anche la grande distribuzione sta accusando il colpo. La ricetta di Confesercenti per uscire da questa spirale negativa prevede, tra l’ altro, oltre allo stop sull’ aumento dell’ Iva, la riduzione delle aliquote Irpef per i redditi medio bassi e dell’ Irap oer le Pmi; no all’ Imu sulla prima casa; e sugli immobili strumentali; la revisione della Tares; la ridurre i costi a carico delle imprese per l’ utilizzo della moneta elettronica; più negozi di vicinato per città più sicure; aperture domenicali solo quando serve; sostegno allo start up delle imprese con formazione e innovazione tecnologica; revisione della norma sui pagamenti; più infrastrutture per favorire la crescita del turismo.

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