L’ Italia in mano ai "padroncini" Fermi porti strade e impianti
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fonte:
- Gazzetta del Sud
Roma L’ Italia paralizzata dai Tir. Dopo aver bloccato per una settimana intera la Sicilia, la rivolta dei Forconi si estende nelle altre regioni e nel resto del Paese. La stampa nazionale, che aveva minimizzato gli effetti della protesta siciliana (come accade per tutti gli eventi riguardanti l’ Isola), si accorge finalmente dell’ emergenza, l’ Autorità di garanzia sugli scioperi apre un procedimento «per valutare le sanzioni da irrogare nei confronti delle organizzazioni dell’ autotrasporto responsabili del fermo», il ministro Cancellieri annuncia che «non saranno tollerati blocchi stradali». È la cronaca di una giornata infernale. Fin dalle prime ore del mattino, con oltre 60 presìdi in tutto il Paese, gli autotrasportatori "occupano" i punti nevralgici delle autostrade e delle strade statali. Alle 9 vengono chiusi i primi caselli della A1 nel tratto Roma-Napoli. In Campania i Forconi bloccano il traffico a Nola, a Palma e sulla Statale 7bis. La situazione si fa critica anche in Puglia, soprattutto lungo la tangenziale di Bari. Anche in Lombardia si formano i primi "picchetti". Mentre la protesta dilaga, c’ è chi, come l’ organizzazione Cna-Fita, ne prende le distanze: «Si strumentalizza una disperazione latente per altri scopi». Verso le 10 il primo sit-in nelle aree portuali: i pescatori bloccano il porto di San Benedetto del Tronto nelle Marche, a seguire quelli di Senigallia e Civitanova. Incrociano le braccia anche i pescatori di Fiumicino, pescherecci fermi a Porto Santo Stefano, la mobilitazione, dunque, tocca sia le coste tirreniche sia quelle dell’ Adriatico. Mentre Confindustria Sicilia fa la conta dei danni subiti dall’ economia isolana (in fumo 500 milioni), a Napoli scendono in piazza centinaia di manifestanti, «in segno di solidarietà con gli autotrasportatori», che sventolano anche bandiere borboniche. In Abruzzo viene "presidiato" il casello della A14 Città Sant’ Angelo-Pescara. In mattinata, il Viminale fa il punto sulle criticità più serie dal Piemonte alla Lombardia, dall’ Abruzzo alla Campania. Il movimento dei Forconi si spacca al suo interno, uno dei leader, Mariano Morsello, viene "espulso". La Coldiretti lancia l’ allarme: «Con l’ 86 per cento dei trasporti commerciali che si svolge su strada, lo sciopero dei Tir mette a rischio la spesa degli italiani, soprattutto per i prodotti più deperibili come il latte, la frutta e la verdura». Il Codacons si ribella contro i "padroncini": «Il loro non è uno sciopero ma una protesta illegale che crea grave pregiudizio ai diritti costituzionalmente tutelati dei cittadini e dei consumatori». Intanto, vengono bloccati altri caselli sulla Autostrada del Sole. A Gioia Tauro viene impedito l’ accesso al porto. In Abruzzo la fila di Tir raggiunge i dieci chilometri. Scende in campo anche l’ Adoc a tutela dei consumatori: «La protesta alimenta le speculazioni sui prodotti di prima necessità, soprattutto carburanti e alimentari». Gli autotrasportatori, da parte loro, reagiscono dicendosi pronti a «rimanere a oltranza» a Torino, Napoli, Bologna e nelle altre città. Viene bloccato anche l’ ingresso dell’ autostrada A4 Torino-Milano in corso Giulio Cesare. Nel capoluogo partenopeo almeno cinquecento mezzi pesanti vengono fermati dai manifestanti con metodi non proprio democratici (minacce e taglio delle gomme). Danneggiamenti anche ai mezzi pubblici dell’ Asia Napoli Spa, l’ Azienda che si occupa del trasporto dei rifiuti solidi urbani. Nel primo pomeriggio la dura presa di posizione del presidente di Confindustria: «La situazione è intollerabile, i blocchi vanno tolti immediatamente», afferma Emma Marcegaglia. Beppe Grillo nel suo "blog" fa il profeta: «Una rivoluzione in Italia, se ci sarà mai, partirà dal Sud». Il prefetto di Napoli, dopo la riunione del Comitato per l’ ordine pubblico, annuncia: multe di 10 mila euro, e sequestro del mezzo, a chi impedisce il transito dei veicoli. Ma la protesta non si ferma. I Forconi si spostano in Toscana e bloccano il porto di Massa Carrara, impedendo il collegamento marittimo con la Sardegna. Salgono, poi, in Liguria con un presidio al porto di Genova. Il monito del Garante sugli scioperi, però, è perentorio: in una lettera al ministro dell’ Interno, si chiede di valutare se vi siano gli estremi per la precettazione nei confronti degli autotrasportatori. Il mancato rifornimento di componenti provoca la temporanea chiusura degli stabilimenti Fiat di Melfi, Cassino, Pomigliano e Mirafiori. Ma i "padroncini" non intendono mollare: «Non ci muoveremo fino a venerdì».
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