19 Agosto 2010

L’ Italia è il fanalino di coda in Europa

L’ Italia è il fanalino di coda in Europa
 

ROMA Vola l’ economia tedesca, come mai era successo dalla riunificazione, e traina il prodotto interno lordo europeo. Nel secondo trimestre di quest’ anno la Germania mette a segno una crescita del Pil (il prodotto interno lordo) del 2,2% su base congiunturale e del 3,7% su base tendenziale e porta l’ economia europea a un aumento dell’ 1% rispetto ai primi tre mesi di quest’ anno e dell’ 1,7% rispetto ad aprile-giugno 2009. Bene anche l’ Inghilterra, mentre più lenta risulta la ripresa in Italia, che nel secondo trimestre di quest’ anno è cresciuta meno degli altri Paesi europei su base congiunturale e meno di tutti i Paesi G7 rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente. Nel confronto sull’ anno, l’ Italia cresce anche meno del Giappone e degli Stati Uniti, che nel secondo trimestre registrano una battuta d’ arresto segnando un aumento del Pil inferiore a quello dei primi tre mesi del 2010. A fotografare la crescita nei maggiori Paesi industrializzati è l’ Ocse che ha diffuso ieri i dati relativi al Pil nel secondo trimestre. Esplosione dunque per la Germania, ma anche per l’ Inghilterra, che «guidano una crescita più forte nell’ Unione europea, mentre la ripresa rallenta in Giappone e negli Stati Uniti», sottolinea l’ organizzazione di Parigi. Nel complesso l’ area Ocse nel secondo trimestre è cresciuta dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e del 2,8% rispetto allo stesso trimestre del 2009. L’ Italia è sotto questa media: +0,4% su base congiunturale e +1,1% su base tendenziale. Ma soprattutto il nostro Paese sembra lontano dalle performance dell’ economia di Germania e Gran Bretagna. Il Pil inglese, a ruota dietro quello tedesco, è cresciuto dell’ 1,1% rispetto ai primi tre mesi del 2010 e dell’ 1,6% rispetto allo stesso trimestre del 2009. Gli Stati Uniti segnano una perfomance positiva sull’ anno (+3,2%) ma rispetto al primo trimestre del 2010 arretrano con una crescita tra aprile e giugno dello 0,6%, quando tra gennaio e marzo era stata dello 0,9%. Peggio va in Giappone, dove nel secondo trimestre l’ economia è cresciuta su base congiunturale solo dello 0,1%, mentre su base tendenziale la crescita è dell’ 1,9%, molto inferiore al +4,4%, sempre tendenziale, registrato nel primo trimestre di quest’ anno. Per il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, «il governo Berlusconi-Tremonti-Bossi ha fallito. Continuare lungo la strada degli ultimi due anni porterebbe non solo maggiore disoccupazione ma anche maggior deficit pubblico». L’ Idv sottolinea che «è necessaria una politica industriale e un ministro dello Sviluppo all’ altezza» della situazione. Allarme anche dai consumatori. Per Adusbef e Federconsumatori c’ è «da attendere per l’ autunno una nuova stangata per le famiglie». «Le prospettive per l’ autunno non delineano alcun miglioramento, anzi, ci aspetta una stagione densa di aumenti e spese. Tutto ciò comporterà, come prima stima, una stangata per le famiglie da 886 a circa 1.100 euro annui». Sulla stessa linea il Codacons: «L’ Italia con questo basso ritmo di crescita, non potrà tornare ai livelli dei consumi pre-crisi fino al 2015 – secondo l’ associazio ne – con inevitabili conseguenze sull’ occupazione e sull’ economia generale del Paese. Il governo Berlusconi potrebbe ancora tamponare la ferita se ad esempio decidesse immediatamente di detassare la tredicesima, raddoppiare l’ importo della social card, ridurre le accise sulla benzina e l’ Iva di alcuni prodotti necessari, eliminare alcuni balzelli antistorici come il canone Telecom e gli "extra-costi" delle bollette elettriche, attuare misure di liberalizzazione. Ma la mancata nomina del ministro dello Sviluppo economico (il Codacons da tempi non sospetti propone Brunetta al posto di Scajola) – conclude – non lascia presagire nulla di positivo ed è anzi l’ ennesima dimostrazione della scarsa attenzione che questo governo ha rispetto alla difesa del consumatore e delle famiglie italiane». L’ Abi: le famiglie italiane "tengono" Nonostante la fase di debolezza del ciclo economico, le famiglie italiane «confermano una positiva capacità di tenuta sul fronte finanziario». I finanziamenti per la casa continuano a crescere e, in media, la rata del mutuo costa circa il 20% del reddito familiare disponibile. Parallelamente l’ incidenza delle nuove sofferenze creditizie dei mutuatari è «bassa». E’ questa, in sintesi, la fotografia contenuta nel secondo numero del "Report trimestrale. Indicatori di indebitamento, vulnerabilità e patologia finanziaria delle famiglie italiane", realizzato da Abi in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. A marzo – evidenzia il rapporto – i prestiti per l’ acquisto di abitazioni sono cresciuti di circa l’ 8% (+4,5% a marzo del 2009). Favoriti, da un lato, dall’ effetto di calmieramento dei prezzi degli immobili a seguito della crisi e, dall’ altro, dal basso tenore dei tassi d’ interesse. L’ incidenza delle nuove sofferenze del "creditore famiglia" si contiene, invece, complessivamente all’ 1,3-1,4% del totale erogato. Inoltre, a marzo la rata che la famiglia media deve pagare per comprare la propria casa è di poco superiore al 20% del proprio reddito disponibile (21,4%), quindi – evidenzia il rapporto – «il bene casa rimane largamente accessibile per la famiglia media grazie soprattutto al basso livello dei tassi».
 

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