«L’ Italia deve riconoscere le unioni gay»
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fonte:
- Il Sole 24 Ore
«Fallimento», «inaffidabilità»: così la Corte dei diritti dell’ uomo di Strasburgo parla dell’ Italia e della sua incapacità di garantire i diritti fondamentali delle coppie gay. Che vanno «riconosciute» al più presto, scrive nella sentenza pubblicata ieri, condannando il nostro Paese a risarcire i danni morali a tre coppie omosessuali, per violazione del loro «diritto al rispetto della vita privata e familiare». Dopo le stangate sul carcere e sulla tortura (per citare solo i casi più recenti), questa nuova condanna ci mortifica come Stato di diritto. Né possiamo nasconderci dietro l’ alibi che “solo” 24 Paesi, sui 47 aderenti al Consiglio d’ Europa, hanno finora adottato una legislazione rispettosa dei diritti delle coppie omosessuali. Siamo o no la “culla del diritto”? Continua pagina 19 Peraltro, se nel caso del carcere, l’ Italia, sia pure dopo qualche anno, ha eliminato il sovraffollamento (ma non ancora gli altri gravi problemi che rendono la detenzione, di fatto, incostituzionale) al punto da essere stata indicata proprio da Strasburgo come «modello virtuoso», sulla tortura, invece, le lacrime politiche versate dopo la pesante condanna di un mese fa si sono rivelate “di coccodrillo” visto che la legge si è arenata in Parlamento. Come, del resto, quella sulle unioni civili, su cui governo e maggioranza continuano a dividersi, anche dopo il verdetto di Strasburgo. Come nel caso del carcere, a metterci con le spalle al muro potrebbe essere «la valanga di ricorsi» preannunciati ieri dal Codacons alla luce della sentenza: il presidente Carlo Rienzi ha fatto sapere che «intende lanciare un’ azione collettiva risarcitoria contro lo Stato a tutela delle coppie gay ingiustamente discriminate negli anni». Nel mirino c’ è, in particolare, la circolare con cui il ministro dell’ Interno Angelino Alfano (di cui si chiedono le dimissioni) ha ordinato ai prefetti di annullare le trascrizioni dei matrimoni omosessuali contratti all’ estero. Intanto, altri quattro ricorsi sono già sul tavolo dei giudici di Strasburgo, che ne hanno informato il governo. Delle due l’ una: o si accetta il verdetto e si approva al più presto la legge (il premier Matteo Renzi ha promesso «entro fine anno») oppure si prende tempo. Il governo può impugnare la sentenza davanti alla Grande Chambre; per farlo ha tre mesi e, se lo farà, la decisione sarà solo politica. La Corte raccomanda all’ Italia una legge efficace e affidabile, che riconosca le coppie gay e ne garantisca «i bisogni fondamentali» in presenza di una relazione stabile. «Un’ unione civile sarebbe il modo più appropriato per ottenere il riconoscimento delle relazioni omosessuali» scrivono i giudici, ricordando che questa è la tendenza internazionale, sebbene molti Paesi non abbiano ancora una legislazione ad hoc. Nella nota diffusa da Strasburgo si rileva che anche «la Corte costituzionale italiana ha ripetutamente richiesto tale protezione e riconoscimento» e che, «in base a recenti indagini, «la maggioranza degli italiani sostiene il riconoscimento legale delle coppie omosessuali». Eppure, «la legge italiana ha per lungo tempo fallito nel tenere in considerazione» le pronunce della Consulta e, quindi, il sentire comune prevalente. Dunque, «l’ Italia ha fallito nel portare a compimento il suo obbligo di assicurare ai ricorrenti l’ accesso a un quadro legale specifico, che riconosca e protegga la loro unione». A rivolgersi alla Corte erano state tre coppie omosessuali di uomini, che si erano viste negare, nei Tribunali, il riconoscimento legale della loro unione, sebbene fosse stabile e pubblica. «Sì è perciò verificato un conflitto tra la realtà sociale dei ricorrenti e la legge, che non ha dato loro un riconoscimento ufficiale», scrive la Corte, richiamando principi già enunciati in passato, e cioè che le relazioni omosessuali stabili «rientrano nel concetto di vita di famiglia» (come stabilisce l’ articolo 8 della Convenzione europea per i diritti umani), che protegge il diritto alla famiglia e alla vita privata. La tutela legale attualmente vigente in Italia per le coppie gay, «non solo fallisce nel provvedere a bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è neppure sufficientemente affidabile» in quanto lascia scoperti diritti essenziali, come «quello agli alimenti o all’ eredità, consentiti invece alle coppie eterosessuali». «Un’ unione civile o una partnerchip registrata – conclude la Corte – sarebbe il modo più adeguato per riconoscere legalmente le coppie dello stesso sesso». Le reazioni politiche sono state molto diverse. «La sentenza spazza via qualunque resistenza tattica e ostruzionistica al pieno riconoscimento delle unioni civili tra persone dello stesso sesso», dice la presidente (appena riconfermata) della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti e la relatrice al Senato Monica Cirinnà cerca di parare le bordate del Centrodestra assicurando «che nessuno vuole fare equiparazioni con l’ istituto del matrimonio». Ma la Lega è scatenata: «La Corte di Strasburgo ha rotto le palle e non deciderà il futuro nostro e dei nostri figli», spara Matteo Salvini. L’ Ncd rilancia la sua proposta di legge, una sorta di testo unico che riordina le norme vigenti, e ribadisce «il no all’ equiparazione convivente-coniuge e unioni civili-matrimonio». Giorgia Meloni di FdI avverte che «la sentenza potrà essere presa in considerazione il giorno in cui la Corte farà rispettare questa sua decisione a tutti i 47 Stati membri del Consiglio d’ Europa, a cominciare da Russia, Turchia, Polonia e Grecia». I 5 Stelle chiedono a governo e Pd di «smetterla di fare melina». La presidente della Camera Laura Boldrini assicura che farà «di tutto» per far approvare una legge su un tema così centrale. «Non possiamo continuare ad essere – dice – un Paese malato di disuguaglianza, economica prima di tutto, ma anche sociale». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
donatella stasio
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