24 Settembre 2013

L’ inchino del Sunshine per evitare una collisione

L’ inchino del Sunshine per evitare una collisione

 

 

di Giorgio Cecchetti wVENEZIA L’ inchino ci fu. Magari non così pericoloso come era sembrato, magari la grande nave non era arrivata così a ridosso della banchina davanti a Palazzo Ducale, come l’ obiettivo della telecamera faceva sembrare, ma avvenne e fu eseguito per evitare una possibile collisione. Emerge dalle indagini in corso e dall’ interrogatorio del pilota del vaporetto «stretto» tra la «Sunshine», che il 27 luglio scorso si sarebbe pericolosamente avvicinata a Riva 7 Martiri, e il muro della banchina. I pm hanno acquisito le dichiarazioni del pilota del Porto che era nella plancia di comando della nave da crociera e hanno sequestrato il video girato dalla telecamera posta sul tetto della palazzina del Cnr. Ad indagare sono gli uomini del Corpo forestale dello Stato della procura della Repubblica ai quali il pubblico ministero Francesca Crupi ha delegato gli accertamenti dopo aver ricevuto l’ esposto del Codacons per il reato di inosservanza di norme sulla sicurezza della navigazione e il controesposto del Comitato Cruise Venice per procurato allarme e simulazione di reato. Grazie agli accertamenti degli investigatori sono già state acquisite alcune certezze. Innanzitutto, è vero che la nave si è avvicinata più del solito a Riva 7 Martiri, rimanendo comunque a 72 metri, come rilevato dalle segnalazioni satellitari. Il pilota del Porto avrebbe spiegato alla Capitaneria di Porto di aver accostato di una decina di metri rispetto alla rotta solitamente seguita in centro del canale perché c’ era in arrivo un ferry boat dell’ Actv diretto al Lido e quindi in direzione opposta alla nave. Agli uomini della Forestale, il pilota del vaporetto che sarebbe stato stretto tra «Sunshine» e la Riva e che è ben inquadrato dalla telecamera, avrebbe riferito di non essersi sentito in alcun modo in pericolo, anche perché stava accostando per attraccare all’ imbarcadero dell’ Arsenale, trattandosi della linea numero 1, quindi sarebbe stato piuttosto distante dalla nave che stava entrando in Porto. Non esiste alcuna norma che dispone una distanza minima di sicurezza che le imbarcazioni grandi o piccole devono mantenere nel canale che dal Lido porta alla Giudecca, ma gli esperti sanno che, ad esempio, all’ altezza di piazza San Marco è pericoloso accostarsi alla Riva anche perché il fondale si alza ed il canale diventa meno profondo. Ora toccherà al pubblico ministero valutare se quello scarto di dieci metri verso la riva abbia concretizzato una violazione rispetto alla sicurezza della navigazione, ma è probabile che sulla base delle considerazioni della Capitaneria di Porto, questo non accada. Per il momento la legge sembra essere dalla parte della Carnival. «Chiediamo al governo di essere ascoltati anche noi: la soluzione del problema Grandi navi non è manomettere ancora la laguna con nuovi canali e altri progetti faraonici. Ma vietare l’ accesso alle navi troppo grandi e non conmpatibili». Il sindaco Giorgio Orsoni rilancia l’ ipotesi Marghera («L’ unica realizzabile in tempi brevi», dice. E auspica che il governo «prima di prendere decisioni ascolti anche il territorio». «Mi parrebbe davvero strano che decidessero senza di noi». Mentre prende forma la sua proposta, rilanciata dal ministro per l’ Ambiente Andrea Orlando: «Numero chiuso e navi spostate a Marghera».

 

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