4 Maggio 2010

L’ euro debole riaccende la benzina

Scala la classifica come nell’ esta te del 2008. Ieri il prezzo della benzina verde – forse anche per effetto del recupero del greggio che ieri ha superato gli 87 dollari al barile, il massimo degli ultimi 18 mesi – ha sfondato quota 1,44 euro al litro. Venerdì era stata l’ Agip ad aprire le danze portando il prezzo al distributore vicino a questa soglia. E ieri tutte le altre compagnie si sono allineate, confortate dall’ iniziativa della compagnia controllata dal ministero del Tesoro. E così – stando al consueto monitoraggio di quotidianoenergia.it tutte le compagnie hanno adeguato i listini. La Q8, per esempio, che con un aumento di 0,5 centesimi è approdata a 1,442 euro/litro. Ma non basta: la compagnia ha ritoccato anche il diesel, salito a 1,287 euro/litro. Api-IP hanno aumentato di 0,5 centesimi verde e diesel portando i prezzi di riferimento ad un soffio dalla quota massima: rispettivamente a 1,438 e 1,281 euro /litro. Anche Erg ha rialzato di 0,5 centesimi la benzina (1,433 euro/litro), e di 1 centesimo il diesel, (1,279 euro/litro). Pure gli impianti a marchio Esso hanno applicato rialzi di 0,5 centesimi su entrambi i prodotti: con prezzi di 1,434 euro/litro sulla benzina e di 1,276 euro/litro sul diesel. Non poteva mancare Shell, che ha rivisto all’ insù (+0,5 centesimi), ma solo il costo di un litro di diesel (1,284 euro). E anche Tamoil e Total hanno ritoccato la benzina di 0,5 centesimi portandola, rispettivamente, a 1,436 e 1,439 euro/litro. Fin qui il bollettino (di guerra) dei rialzi. Le associazioni dei consumatori hanno già provveduto a stilare il conto di quanto costerà agli automobilisti italiani quest’ ennesimo rialzo, ma le stime non coincidono. Per Adusbef e Federconsumatori, «alla luce dei nuovi rincari» ci toccherà pagare «un totale di ben 288 euro annui». Più pessimisti i rivali del Codacons che ipotizzano per «fine anno una stangata stimabile in almeno 500 euro a famiglia, che potrebbe aggravarsi qualora i listini dovessero superare quota 1,5 euro al litro». E per questo insistono che venga applicato il protocollo sottoscritto nelle settimane scorse al ministero dello Sviluppo Economico, e in particolare i capitoli che riguardano in particolare «il blocco settimanale dei rincari e la costituzione dell’ Osservatorio istituzionale sulla doppiavelocità».Ma i tavoli di concertazione, fin ora, sembrano aver dato pochi risultati e forse sarebbe il caso di intervenire sulle accise, invece che sperare nel buon cuore dei petrolieri. In attesa dei fantomatici provvedimenti di via Veneto, c’ è chi si è preoccupato di contabilizzare quanto ci costano, a livello nazionale, le mancate liberalizzazioni, compresa quella (determinante) della rete distributiva dei carburanti. Sfogliando la seconda edizione de "Osservatorio sulle Liberalizzazioni" realizzato da Federdistribuzione e Cermes, si scopre un conto complessivo di quasi 23 miliardi. Una bolletta salata che si ottiene sommando i ritardi di liberalizzazione in sei settori: commercio al dettaglio alimentare e non alimentare; distribuzione carburanti e farmaci; servizi bancari assicurativi. E sommando gli effetti economici dei ritardi strutturali, questo gap corrisponde a quasi 23 miliardi di euro, pari al 2,5% dei consumi annuali delle famiglie e all’ 1,4% del prodotto interno lordo.

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