L’ attacco dei consumatori
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fonte:
- Milano Finanza
il codacons ha diffidato l’ anci sulla questione della tari sovrastimata presentato un ricorso alla corte dei conti e alle nove procure isolane. tanasi: in caso di errore i rimborsi siano automatici, compresi gli interessi
Si infiamma la vicenda Tari, che in regione potrebbe assumere contorni ancora più preoccupanti rispetto al caso nazionale per lo storico caos che regna nel comparto smaltimento pubblico dei rifiuti e relativa tassazione. Negli anni, non sono infatti stati pochi i cittadini siciliani che hanno scoperto di pagare i tributi sulla spazzatura in base a un calcolo errato per eccesso dell’ estensione della propria abitazione. A prescindere (questo è un altro discorso) dal caso dei single considerati al pari di una famiglia numerosa, nonché dalla pessima qualità del servizio erogato un po’ ovunque nell’ Isola. Analizzando quel che è accaduto, si scopre intanto che la questione è resa ancora più complessa dalla difformità degli avvisi di pagamento per la tassa dei rifiuti inviati ai cittadini dai Comuni, avvisi che in Italia non sono identici per tutti gli enti. In ogni caso, i contribuenti si sono ritrovati bollette maggiorate non di poco: oltre alla quota fissa da pagare del tributo in sé (che è legata ai metri quadrato dell’ appartamento), è stata caricata una quota variabile (che è invece dipendente dal numero di abitanti dell’ appartamento) moltiplicata per tutte le pertinenze della casa (cantine, solai, garage, depositi, box auto e altro). Nella migliore delle ipotesi, quindi, il conto finale è stato raddoppiato, perché è bastato avere un garage e una cantina per vedersi addebitata la quota variabile non una (come da norma correttamente interpretata), ma ben tre volte. E non consideriamo neanche per un istante il danno subito da chi ha magari tre, quattro, cinque pertinenze. In merito, il Codacons ha intrapreso una vera e propria battaglia. Il suo segretario nazionale, il catanese Francesco Tanasi, ha spiegato a Milano Finanza Sicilia «come sia sempre più caos sul fronte della Tari. Una situazione che non consente al momento di conoscere con esattezza quante e quali amministrazioni si siano rese protagoniste di errori nella sua determinazione, alimentando un clima di incertezza tra i cittadini. Abbiamo quindi chiesto ai circa 400 Comuni siciliani di pubblicare sui propri siti internet le modalità di calcolo della tassa rifiuti applicate sul proprio territorio, al fine di determinare con esattezza quali amministrazioni abbiano interpretato in modo errato le norme, e consentire agli utenti di ottenere rimborsi per le maggiori in caso indebitamente corrisposte». Quanto agli eventuali rimborsi, anche qui c’ è da precisare qualcosa. «Non si può pensare a null’ altro che a forme automatiche di rimborso», ha proseguito Tanasi, «vado oltre: forme automatiche di rimborso e non su specifica richiesta dei cittadini, applicabili anche attraverso sconti sulle prossime bollette Tari e comprensivi di interessi legali dalla data del pagamento della tassa alla data del rimborso medesimo». In caso contrario, ha avvertito il Codacons, che a breve pubblicherà sul proprio sito web le istruzioni utili ai residenti per verificare la correttezza della tassa rifiuti pagata negli ultimi anni, sarà inevitabile una miriade di ricorsi promossi dalla stessa associazione contro le amministrazioni comunali responsabili di errori. Con buona probabilità, gli enti pubblici che risulteranno essere interessati alla vicenda tenteranno di procrastinare la restituzione di quanto dovuto, tentando di imporre la forma di storno a loro più conveniente, a discapito del cittadino. Ecco perché, agendo d’ anticipo, il Codacons sul caso Tari gonfiata ha intanto inviato un esposto alle nove Procure della Repubblica siciliane e alla Corte dei Conti, nonché una diffida urgente all’ Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci). Nello specifico, l’ associazione ha chiesto alle Procure di aprire una indagine, ognuna nell’ ambito della propria competenza territoriale, in merito ai presunti errori commessi dalle amministrazioni comunali nel conteggio sbagliato della quota variabile del tributo Tari, che avrebbero comportato prelievi decisamente superiori al dovuto a danno degli utenti, accertando l’ eventuale sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti quali il reato di cui all’ articolo 646 del codice penale (appropriazione indebita) e di cui agli articoli 640 (truffa) e 640 bis (truffa aggravata). Alla Corte dei Conti, invece, ha spiegato Tanasi, «il Codacons ha chiesto di verificare eventuali danni sul fronte erariale ed eventuali usi distorti dei fondi pubblici raccolti attraverso la tassa sui rifiuti “gonfiata”, mentre all’ Anci è stata rivolta una formale diffida, chiedendo di ordinare ai circa 400 Comuni siciliani di pubblicare sui propri siti internet le modalità di calcolo della tassa rifiuti applicate sul proprio territorio, al fine di determinare con esattezza quali amministrazioni abbiano interpretato in modo errato le norme, e consentire agli utenti di ottenere rimborsi automatici per le maggiori somme pagate». Anche da Ragusa, provincia con la ricchezza diffusa più alta dell’ Isola, arriva una vibrata protesta. «In questi giorni è emerso da notizie di stampa che il 10% dei Comuni italiani abbia applicato in maniera errata la Tari da far pagare ai propri cittadini», ha dichiarato Livio Tumino, vicepresidente del Laboratorio politico 2.0, «a quanto pare, l’ errore commesso riguarderebbe l’ applicazione della quota variabile che applicata anche alle pertinenze, porterebbe, in taluni casi, a ricevere bollette anche doppie rispetto a quanto dovuto». Lab 2.0 ha provato a interessare l’ amministrazione del capoluogo ibleo, ma senza risultato: «abbiamo provato a contattare direttamente gli uffici del Comune di Ragusa per capire se anche il nostro rientra in quel 10% dichiarato dal ministero competente, tuttavia non siamo riusciti ad ottenere alcuna risposta in merito». Per Tumino, comunque, «questa faccenda non può e non deve essere strumentalizzata da nessuno, in quanto era molto facile commettere questo errore interpretativo, prova ne è che anche Comuni più grossi e strutturati, come Milano, Genova, Napoli e tantissimi altri, anche del Sud Italia, hanno sbagliato. Ci interessa, piuttosto, conoscere la verità in maniera ufficiale. Chiediamo quindi all’ assessore Martorana che venga fatta luce sul caso e che relazioni pubblicamente in merito, nonché, qualora anche Ragusa si ritrovi nelle condizioni di avere applicato erroneamente la tariffa, di predisporre una via breve e preferenziale attraverso la quale i cittadini possano richiedere il rimborso di quanto indebitamente versato». Conoscere la verità ufficiale è certo fondamentale. Non è da mettere in dubbio che sindaci e responsabili di Dipartimento vari non siano stati colti di sorpresa dalle notizie emerse (ergo, la loro buona fede è salva), ma ora serve una parola definitiva su una vicenda che potrebbe davvero avere esiti pesanti in Sicilia. Com’ è noto, infatti, decine e decine sono i Comuni a rischio dissesto nell’ Isola. La «bomba Tari» potrebbe non risultare rilevante per i capoluoghi (molti con ben altri problemi e buchi di bilancio di ben più grave rilevanza), ma per i tanti micro enti con i conti in bilico, dover rimborsare eventuali anni di pagamenti erronei ai cittadini potrebbe voler dire un immediato peggioramento della situazione finanziaria, con esiti sicuramente nefasti. (riproduzione riservata)
carlo lo re
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