6 Marzo 2015

L’ Ato: non l’ abbiamo chiesto noi

L’ Ato: non l’ abbiamo chiesto noi

di Pier Giorgio Pinna SASSARI Fioccano i conguagli Abbanoa. E nell’ isola ci sono già squilli di rivolta. I conti? Ogni famiglia dovrà sborsare all’ incirca 150 euro in più rispetto alla bolletta ordinaria. Ma in tanti casi si superano gli 800-900. Il periodo considerato è esteso agli ultimi 10 anni. A Sassari e Cagliari c’ è tempo per pagare sino a fine mese, negli altri comuni sino al 30 aprile. «Ma se l’ importo supera i 40 euro – puntualizza la società – i versamenti possono essere fatti in 8 rate mensili senza interessi». Reazioni. Le richieste stanno suscitando una valanga di proteste. Molti legali, associazioni di consumatori, privati cittadini si preparano a una durissima opposizione. «Somme non dovute, comunque sollecitate senza chiarezza», sottolineano. Abbanoa richiama invece le analoghe riscossioni in atto ovunque in Italia, s’ appella ai criteri stabiliti dall’ Authority nazionale per l’ acqua e ricorda il conteggio per il recupero di 106 milioni totali fatto dall’ ex Ato, oggi Ente di governo d’ ambito per la Sardegna. Qualche spiegazione. Come rileva la stessa Abbanoa nei suoi annunci promozionali e nelle note informative, qui si parla di conguagli definiti regolatori e non retroattivi. Non sono cioè richiesti – si puntualizza – per prestazioni o consumi riferiti al passato. Ma quale componente tariffaria di competenza per il 2014 per costi sostenuti in anni precedenti. Visto che risulta difficile comprendere la differenza, il gestore precisa: Sono partite pregresse 2005-2011. E ancora: «Si basano sui consumi realmente effettuati nel 2012, sui quali viene applicato un costo di 0,947 a metro cubo così ripartito: 0,5978 per il servizio idrico; 0,1085 per le fogne; 0,2683 per la depurazione». Di più: La fatturazione è regolata dalla norma nazionale e applicata da tutte le aziende del settore. «In attuazione della disciplina» Abbanoa ha «diviso l’ importo determinato dall’ Ente d’ ambito per i metri cubi erogati nel 2012 e il risultato ottenuto è stato applicato alle utenze in funzione del loro consumo individuale 2012». Class action. Tutto semplice, dunque? Tutto a posto? Tutto scontato (e dovuto)? «Nemmeno per sogno: queste richieste sono prive di qualsiasi fondamento giuridico e perciò io invito tutti a non pagare», tuona l’ avvocato sassarese Gianni Allena, che assieme a 5 consiglieri comunali della maggioranza e delle opposizioni ha in passato promosso un’ azione di classe contro Abbanoa per altri motivi. Ma se poi il contatore viene piombato e l’ acqua non più erogata che succede? «Vedremo se qualcuno avrà il coraggio di farlo: per l’ interruzione di un servizio pubblico si può ricorrere alle procure della Repubblica – replica il legale – Di fronte a certe fattispecie la magistratura potrà valutare l’ ipotesi della tentata estorsione». «Qual è infatti il titolo, la base, della pretesa? Come si possono sollecitare versamenti per somme neppure lontanamente prevedibili e meno che mai concordabili?», attacca Allena contestando il bailamme linguistico e giuridico. Commenti negativi. Di segno altrettanto critica la posizione di Pier Paolo Panu, ex consigliere di centrosinistra al Comune di Sassari, tra i promotori della precedente class action, tesa a contestare la previsione delle spese per la manutenzione delle condotte nella parte fissa delle bollette. «Ex Ato e gestore interpretano pure stavolta le norme a modo loro – sostiene Panu – partendo da presupposti sbagliati: Siccome abbiamo registrato un forte disallineamento passivo, dicono in sostanza, dobbiamo recuperare». «E agganciano i cosiddetti conguagli regolatori, che conguagli non sono, in ragione dei consumi, nonostante puntualizzino loro stessi che ci si riferisce ad altri costi», incalza Panu. Stime. «In realtà le bollette bis sono maggiorate e non possono essere retroattive», prosegue. Per concludere: «Diverse persone ci hanno già chiesto d’ intraprendere cause pilota. Il nostro tentativo sarà far dire a un magistrato: Abbanoa si occupi solo di acqua, basta con integrazioni e richieste aggiuntive. E quando avremo in mano una pronuncia del genere potremo promuovere una seconda azione di classe». Indagini. Ma a parte la caterva di accertamenti e controlli giudiziari ai quali Abbanoa è sottoposta in maniera ciclica nei diversi filoni d’ inchiesta aperti a suo carico, quel che le associazioni dei consumatori contestano è ben altro. In discussione sono le ambiguità dei termini e alcune basi del diritto. In particolare il principio secondo cui nessuno è tenuto a rispettare un obbligo che non sia in anticipo previsto in un rapporto paritario a due. «E visto che quel che regola i rapporti tra società partecipata e utenti è appunto questo, quel contratto non è modificabile in modo unilaterale: né per il presente né per il passato – afferma Diana Barrui, dirigente del Codacons e avvocato – Non si può agire in maniera retroattiva. Questa è una partita non dovuta, e lo dico a chiare lettere. Non dovuta proprio perché una parte non può cambiare le cose in corsa a suo interesse esclusivo». L’ ultima nota critica. Non è finita. Giuristi di prestigio, ambientalisti di vaglia e autorevoli consulenti dei consumatori nell’ isola sollevano un’ altra questione. «Molti politici sardi non fanno che ribadire come l’ acqua resti pubblica sostenendo che a essere privatizzato è solo il servizio – spiegano in tanti – Ma come si giustifica tutto questo col monopolio in atto? Perché non si è pensato alla liberalizzazione e alla concorrenza? Come mai dobbiamo subire qualsiasi decisione di un gestore unico? Perché non abbiamo il diritto di rivolgerci a società diverse. E per quale ragione dobbiamo subire tutto come sudditi, persino quando Abbanoa cerca di sanare i suoi disallineamenti scaricando tutto sugli utenti come fa adesso con queste bollette bis?». ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
 

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