20 Maggio 2014

L’ Antitrust indaga sui viaggi online

L’ Antitrust indaga sui viaggi online

TRIESTE Le agenzie di viaggio? Superate. Almeno, si capisce, per chi ha un rapporto costante e ben informato con il web. Vuoi andare a New York o a Kuala Lumpur? A Bali o a Copenhagen? Non è difficile. Chi ha un minimo di dimestichezza con internet riesce a interfacciarsi in scioltezza con strutture specializzate che lavorano on line e sono in grado di offrirti tutto, dai voli low-cost all’ appartamento o all’ auto in affitto. Solo che la cosa, ovviamente, dà fastidio. Alle agenzie turistiche, in primis. Tanto che l’ Autorità competente ha avviato un’ istruttoria su Booking ed Expedia, i due siti più popolari in Italia, per verificare se «limitino la concorrenza nei servizi di prenotazione ostacolando la possibilità per i consumatori di trovare offerte migliori». Come dire: il fai da te non è gradito. Soprattutto agli addetti ai lavori. Non è un caso che la decisione dell’ Autorità guidata da Giovanni Pitruzzella sia stata presa nella riunione del 7 maggio scorso a seguito della segnalazione di Federalberghi, del gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza e Aica. Ma cosa succede, a questo punto? L’ istruttoria deve concludersi entro il 30 luglio 2015, e dovrà verificare se le agenzie turistiche on line, Booking ed Expedia limitino, attraverso gli accordi con le strutture alberghiere, la concorrenza sul prezzo e sulle condizioni di prenotazione tra i diversi canali di vendita, ostacolando la possibilità per i consumatori di trovare sul mercato offerte più convenienti. Tesi ben bizzarra, se si calcola che la caratteristica principale di questi siti è proprio quella di mettere a confronto le varie offerte, dall’ albergo di basso profilo a quello cinque stelle superiore. Ma forse non è neanche quello il problema principale. «Oggetto di analisi dell’ Antitrust – viene spiegato – sono le clausole previste da Booking ed Expedia che vincolano le strutture ricettive a non offrire i propri servizi alberghieri a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, e in generale, tramite qualsiasi altro canale di prenotazione (siti web degli alberghi compresi)». Insomma, a detta dell’ Antitrust «l’ utilizzo di queste clausole da parte delle due principali piattaforme presenti sul mercato potrebbe limitare significativamente la concorrenza sia sulle commissioni richieste alle strutture ricettive che sui prezzi dei servizi alberghieri, in danno, in ultima analisi, dei consumatori finali». Dal mercato, reazioni tiepide e diplomatiche. Così, ad esempio, Booking.com si dice pronta alla «massima collaborazione» con l’ Antitrust ma esprime anche fiducia nella rapporto con i clienti e le strutture alberghiere. Nella sua nota, dopo che l’ autorità antitrust ha annunciato l’ avvio di una istruttoria per verificare l’ esistenza di presunte violazioni della concorrenza, la società che – si legge – già a febbraio aveva scritto all’ Antitrust rendendosi disponibile al dialogo nella massima trasparenza, si dice oggi «fiduciosa del rapporto con i propri clienti e del confronto sempre aperto con le singole strutture alberghiere». Il tutto, mentre il Codacons giudica «positivamente» l’ iniziativa e annota come «nel settore delle prenotazioni alberghiere e più in generale dei servizi turistici, serve maggiore chiarezza sui prezzi e sulle tariffe praticate alla clientela – come afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi – spesso sul web i consumatori si trovano di fronte ad una vera e propria giungla di offerte». ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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