L’ allarme del procuratore «Via dal web i video estremi Il Parlamento deve intervenire»
-
fonte:
- Il Resto del Carlino
Giovanni Panettiere A STRETTO GIRO due giovanissimi hanno perso la vita, uno soffocato, l’ altro volando giù per 25 metri da un centro commerciale, dopo aver provato a emulare giochi o video estremi in voga sul web: i social, spacciatori di emozioni forti da provare a tutti i costi, sono dunque un pericolo sociale? «Lo sono, non ho dubbi a riguardo, anzi temo dalla mia esperienza che siamo soltanto all’ inizio di una china drammatica che non so bene dove ci farà precipitare – lancia l’ allarme Claudio De Angelis (foto), procuratore capo emerito della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Roma -. Oggi giustamente si parla di questi ragazzi morti nel tentativo di riprodurre gesta al limite, scovate sui siti, ma non dobbiamo neanche dimenticare il fenomeno, quantitativamente ancora più diffuso, di quei giovanissimi suicidi per via di insulti e minacce su Facebook, Twitter o Instagram. Internet c’ entra in entrambi i casi». Da giurista crede che sia necessaria una legge per obbligare i social a oscurare tempestivamente ogni contenuto che esalti azioni pericolose? «Sì, serve un giro di vite. Io non sono un tecnico, tuttavia, qualora fosse possibile, e credo che lo sia, queste immagini e questi filmati vanno subito cancellati dai responsabili delle piattaforme digitali. Una legge in tal senso sarebbe opportuna così come l’ individuazione di un organismo che, dotato di strumenti efficaci, possa intervenire d’ ufficio. Sia chiaro, la polizia postale lavora molto bene, ma non può fare tutto». Qualcuno potrebbe obiettare che questa eventuale normativa non sarebbe altro che una nuova forma di censura. Che cosa ne pensa? «Siamo dentro un’ emergenza sociale. In ballo c’ è la salute pubblica, prioritaria rispetto alla libertà di espressione. Gli effetti di Internet sulle nuove generazioni sono sotto gli occhi di tutti». Tradotto? «Di questi tempi, a causa di una mancata o di un’ erronea educazione all’ uso di Internet, che di per sé contiene sia il male, sia il bene, troppi giovani non riescono più a distinguere il reale dal virtuale. Sul punto bisogna investire moltissimo sulla prevenzione in famiglia come nella scuola. Ci sono ragazzi che hanno perso il senso della corporeità, di questo me ne sono reso conto nel corso della mia attività di magistrato. Ragazzini assuefatti dal web accoltellano i coetanei senza neanche pensare di poterli ferire sul serio o peggio ucciderli». Il Codacons, sulla scorta del caso del quindicenne volato giù dal centro commerciale per un selfie estremo, chiede di indagare sui social: ma la responsabilità penale non è personale? «Il principio è sancito dalla Carta costituzionale. Detto questo, tornando al caso di specie, credo che nel diritto si possa fare tutto. Bisogna capire come. Nell’ ordinamento penale si ragiona a partire dall’ assioma causa-affetto. La diffusione online di selfie estremi può aver condizionato questo giovane morto nel Milanese, in questo caso potrebbe costituire un reato. Ipotizzando un omicidio colposo, non è facile dimostrarlo, ma si può provare a farlo». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
giovanni panettiere
-
Sezioni:
- Rassegna Stampa
-
Aree Tematiche:
- VARIE
-
Tags: social network, web