30 Novembre 2021

Juve, sistema malato. E la Procura “chiama” la giustizia sportiva

Il momento difficile della Juve continua. E le cose non vanno bene anche sul fronte giudiziario e finanziario, con il titolo bianconero in discesa in borsa (-6,34%) dopo l’aumento di capitale. L’inchiesta sulle plusvalenze della procura di Torino potrebbe riservare altri guai per la Juventus, quando gli inquirenti potranno inoltrare alla giustizia sportiva gli atti presenti nel fascicolo di indagine. Al momento è presto per capire se questa è l’alba di una nuova Calciopoli, e la palla è in mano alla magistratura, ancora al lavoro. Ieri in procura è arrivato l’ad della Juve Maurizio Arrivabene, ascoltato come teste (non è indagato e all’epoca dei fatti cointestati era nel Cda ma non ancora dirigente). È il secondo uomo del management juventino a presentarsi dai pm, dopo l’interrogatorio sostenuto sabato da Federico Cherubini, anche lui non indagato, ma prima vice e poi successore di Fabio Paratici, considerato dai pm il regista del sistema-plusvalenze che gira intorno a quelle 42 operazioni che, per la procura, sono «connotate da valori fraudolentemente maggiorati».

Cherubini, il cui verbale è stato secretato, nelle nove ore in procura avrebbe collaborato con i pm aiutando gli inquirenti a ricostruire i dettagli delle operazioni di mercato attenzionate e a interpretare le intercettazioni. Arrivabene si presenta invece con i gradi di Ad ancora freschi, essendo arrivato a luglio, colmando un vuoto nell’organigramma che durava dal commiato di Marotta nel 2018, e accompagnato dai rumors che, proprio in seguito alle inchieste, vogliono il club bianconero prossimo ad assegnare all’Ad maggiori poteri di gestione e di controllo, mettendo tra le priorità la sostenibilità finanziaria. Toccherà poi ai dirigenti ed ex dirigenti indagati nell’inchiesta, da Andrea Agnelli a Pavel Nedved fino a Fabio Paratici, presentarsi in procura per rispondere alle contestazioni dei pm (false comunicazioni di società quotata in borsa ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti). Intanto a sparare sulla croce rossa bianconera provvede il Codacons, il cui presidente Marco Donzelli ipotizza un «illegittimo vantaggio sui club rivali» che il sistema plusvalenze avrebbe dato alla Juventus, annunciando un esposto «all’Antitrust ed alla Procura Federale chiedendo la retrocessione del club bianconero in Serie B e la revoca degli ultimi scudetti vinti».

Ma come è noto Covisoc e Federcalcio avevano messo sotto osservazione per le plusvalenze anche altre venti operazioni di mercato che coinvolgono altre squadre. E ieri proprio alcuni dei club interessati si sono chiamati fuori dall’inchiesta. L’Ad dell’Inter, Alessandro Antonello, durante una conference call con gli investitori del club nerazzurro ha tagliato corto, spiegando che «non c’è nessuna indagine sull’Inter per la questione plusvalenze». Subito imitato dal Genoa, che a margine dell’assemblea che ha eletto il nuovo Cda americano ha puntualizzato come l’inchiesta in corso non riguarda i rossoblù. Stessa storia in casa Atalanta, dove il presidente Antonio Percassi ha chiosato con l’Eco di Bergamo: «Ho chiesto ai miei: siamo a posto? Mi hanno risposto: siamo a posto. Non ho altro da dire».

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