4 Marzo 2015

Iva sulla Tia, caos infinito Veritas: «Mancano regole»

Iva sulla Tia, caos infinito Veritas: «Mancano regole»

di Marta Artico Adesso che la Corte di Cassazione ha respinto un ricorso di Veritas contro una decisione del Tribunale di Venezia che aveva dato ragione a un utente che chiedeva il rimborso dell’ Iva versata sulla Tia, si apre uno spiraglio per tutti quei cittadini che pochi o tanti, quei soldi li rivogliono indietro e ai quali la doppia tassa non è mai andata giù. Le avvisaglie c’ erano tutte, perché i consumatori in questi anni non sono stati con le mani in mano. Tutt’ altro. Federconsumatori a partire dal 2009 invitò i residenti nella sua sede, dove in collaborazione con loSpi-Cgil, distribuiva dei moduli già pre-compilati nei quali si illustrava la sentenza della Corte costituzionale la quale stabiliva che la Tia era da considerarsi una tassa e pertanto non era possibile applicarvi l’ Iva del 10%. Parecchie anche le cause vinte. Non solo da parte di Federconsumatori, ma anche del Codacons, che egualmente aveva aperto uno sportello assistendo diversi clienti nella battaglia per riavere il denaro. Un pasticcio all’ italiana. «La Corte di Cassazione», precisa Veritas, «ha respinto un ricorso di Veritas contro una decisione del Tribunale di Venezia che aveva dato ragione a un utente che chiedeva il rimborso dell’ Iva versata sulla Tia. Si tratta di un tema complesso, sul quale si è registrata difformità di decisioni. Anche il settore dell’ igiene urbana è molto complesso e teatro di comportamenti schizofrenici da parte dello Stato». E ancora: «Solo nell’ ultimo periodo il settore ha assistito al valzer tra tassa, tariffa, tassa, tributo e tariffa a corrispettivo: Tarsu, Tia, Tares, Tari e tra breve tariffa puntuale. Tutto questo disorienta i cittadini e crea un sovraccarico di lavoro alle aziende che gestiscono il servizio, quando invece sarebbero necessarie regole certe». Ribadisce Veritas: «L’ Iva è stata incassata per conto dello Stato, l’ azienda (così come tutte quelle del settore) non ha e non ha mai avuto la disponibilità di queste somme, che sono state girate all’ Erario». Chi dovrebbe restituire i soldi allora? «Ad avvalorare la tesi dell’ applicazione dell’ Iva alla Tia ci sono due circolari del ministero delle Finanze e due risoluzioni dell’ Agenzia delle Entrate. Il concetto è stato ribadito altre due volte dall’ Agenzia delle Entrate su precisa richiesta di Veritas, intenzionata a chiudere la vicenda senza penalizzare i cittadini. La prima è del 2012 e arriva dalla Direzione centrale normativa, la seconda è del gennaio di quest’ anno: la Direzione provinciale di Venezia (Ufficio territoriale Venezia) scrive che “l’ applicazione dell’ Iva alla Tia è legittima». Conclude l’ azienda: «A queste indicazioni non possiamo che attenerci, anche per evitare contestazioni o responsabilità erariali per non aver adempiuto alla normativa». Infine: «Sarà cura della società, in presenza di disposizioni da parte dello Stato, predisporre tutti gli atti e le procedure che le autorità indicheranno, per favorire il rimborso dell’ Iva». Elettra Vivian, del comitato residenti Favaro, aveva anche scritto al Governo: «Se il principio è che su ciò che è il corrispettivo di un servizio non si può applicare un’ altra tassa, allora dovrebbe estendersi a tutti i servizi erogati di Veritas e non ancora andati in prescrizione. I cittadini dovrebbero pretendere il denaro indietro ed essere vigili che da un lato non si ottenga il tributo versato, dall’ altro un aumento della tariffa per ripianare il denaro in uscita». ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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