7 Dicembre 2012

Italiani più attenti sulle tredicesime

Italiani più attenti sulle tredicesime

 

Daniele Lepido MILANO Le famiglie italiane spenderanno per i regali natalizi il 13% in meno delle loro tredicesime, riportandosi così ai livelli del 2000. È l’ allarme lanciato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, secondo il quale la causa principale di questo crollo della spesa delle famiglie «è imputabile soprattutto all’ Imu, che nel mese di dicembre porterà le tasse a raddoppiare». Secondo le stime fornite dall’ ufficio studi dell’ associazione, infatti, l’ imposizione fiscale, includendo appunto l’ Imu, il bollo auto e il canone Rai saliranno nel 2012 a 9,9 miliardi di euro, il 94,5% in più rispetto al 2011. Unico segnale positivo: si riducono sì in maniera drastica i consumi ma meno del calo del reddito, perché se il reddito reale pro-capite tra il 2007 e il 2012 è sceso di 2.600 euro (-13%), il calo dei consumi è stato dell’ 8,3%, pari a 1.400 euro. Secondo Confcommercio questo vuol dire che «siamo in un clima di sfiducia, ma non ancora depressione». Altre buone notizie sono la riduzione degli spread e l’ inflazione, che vede da tre mesi prezzi stabili o decrescenti. Da evidenziare come cresce il numero degli italiani che ha fatto acquisti nella prima metà di novembre (13,2% nel 2012 dal 4,3% dello scorso anno) e diminuisce la spesa media pro-capite per i regali di Natale (164 euro da 181 del 2011). «Di questo passo – sostiene dal canto suo Confesercenti – continueremo a contare nuove chiusure delle imprese e altri posti di lavoro perduti. Nel settore del commercio al dettaglio il saldo negativo fra aperture e chiusure registrate nel solo terzo trimestre 2012 sfiora le 3mila unità che si aggiungono alle oltre 13mila dei trimestri precedenti». Secondo invece le associazioni dei consumatori, come il Codacons, «di fronte ai consumi natalizi in picchiata l’ unica strada percorribile è quella della liberalizzazione dei saldi, facendo partire gli sconti prima delle festività natalizie». E se sul fronte dell’ online i consumi crescono, arriva dalla Commissione europea l’ allarme sul rispetto di queste piattaforme delle norme che riguardano la tutela degli utenti. Secondo un’ indagine condotta in 26 Stati membri su un totale di 33 siti web, tra i quali 159 che vendono giochi online, più del 75% di questi siti non risulta in regola. I principali problemi riguardano le così dette clausole inique, il diritto di recesso, la mancanza di informazioni sull’ identità e l’ indirizzo del commerciante, ma anche la mancanza di informazioni sulle restrizioni geografiche. Senza contare che, spesso, i giochi pubblicizzati come gratuiti comportano invece una qualche forma di pagamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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