12 Gennaio 2010

Istat, consumi e investimenti calano più dei redditi (-1,6%)

Il potere d’acquisto e il reddito disponibile delle famiglie si sono ridotti. Lo rileva l’ Istat, che ieri ha fornito i dati grezzi e le variazioni medie sui 12 mesi fino a fine settembre 2009 relativi a redditi e profitti di famiglie e società non finanziarie. Lo studio ha preso come riferimento i quattro trimestri che terminano con il terzo trimestre 2009: una statistica nuova, diffusa ieri per la seconda volta, per tenere conto del periodo in cui in Italia si è maggiormente sentito l’ impatto della crisi economica. Dalla fotografia emerge che nel periodo da ottobre 2008 a settembre 2009 il potere d’ acquisto delle famiglie italiane è sceso dell’ 1,6% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente. Un dato sottostimato secondo le associazioni dei consumatori: secondo Federconsumatori e Adusbef il calo dovrebbe attestarsi intorno all’ 1,8-1,9%, mentre per il Codacons il dato diffuso dall’ Istat potrebbe essere frutto della «media del pollo», dato che i pensionati al minimo e le famiglie a rischio di povertà relativa accusano «un’ inflazione da doppia a tripla rispetto alla media delle famiglie italiane». In base ai dati Istat, nel periodo considerato la propensione al risparmio è aumentata di 0,2 punti percentuali su base congiunturale e di 0,4 punti su anno. I responsabili dell’ indagine hanno rilevato che l’ aumento della propensione delle famiglie al risparmio (oggi al 15,4% del reddito) «è significativo» nel contesto di un comportamento generale da parte degli italiani piuttosto coerente con una tendenza al risparmio ben superiore agli altri Paesi europei. Ma di fatto il futuro fa più paura: tanto che, nei bilanci delle famiglie, i consumi e gli investimenti sono diminuiti di più rispetto al reddito. Il reddito disponibile a valori correnti è infatti diminuito dello 0,4% congiunturale e dell’ 1% su anno, contro una contrazione della spesa per consumi ben più evidente (in calo dell’ 1,5% tendenziale e dello 0,6% congiunturale»). Il tasso d’ investimento delle famiglie è diminuito dello 0,3% congiunturale e dello 0,8% su anno. La crisi ha colpito anche i profitti delle imprese: l’ Istat ha rilevato che nel periodo esaminato la quota di profitto delle società non finanziarie (dato dal rapporto tra il risultato lordo di gestione e il valore aggiunto lordo ai prezzi base) è calata dello 0,2% su base annua e dello 0,3% su base congiunturale al 40,9 per cento.

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