2 Settembre 2011

“Io, marito dell´infermiera malata Così mia moglie è stata contagiata”

"Io, marito dell´infermiera malata Così mia moglie è stata contagiata"
 

«Noi non siamo né Totti né Del Piero. Siamo gente che lavora. E tutta quest´attenzione non ci fa bene. Io non dormo e non mangio da giorni. La prego: non scriva il mio nome né dove abito. Già faccio fatica ad andare al bar». Il signor P. apre la porta dell´appartamento dove vive con la moglie e con un figlio. Di mestiere fa l´operatore socio sanitario. Ora è da solo. Il bambino non c´è. La moglie, invece, l´infermiera del Gemelli da cui sarebbe partito il contagio di Tbc che sta coinvolgendo quasi 2000 bambini, è ricoverata da più di un mese allo Spallanzani. Seduto sul divano del soggiorno si sfoga, difende se stesso e sua moglie, attacca e chiarisce i contorni di una vicenda in cui la cosa che lo ha disturbato di più è «l´ignoranza di chi ha parlato finora». Come sta sua moglie? «Meglio. È dispiaciuta, amareggiata. Non vede nostro figlio da più di un mese. Però sta guarendo. E tra poche settimane dovrebbe essere dimessa». E lei, come sta? «Sto facendo la profilassi, come mio figlio. Però non siamo contagiosi, questo bisogna dirlo con chiarezza. Altrimenti facciamo allarmismo inutile». È vero che lei ha lavorato in strutture sanitarie collegate al Gemelli? «Falso». E ora dove lavora? «Preferisco non dirlo. È un´informazione inutile». Anche lei anni fa è stato malato. «Sì, ma non era Tbc. La mia cartella clinica l´hanno presa i magistrati. Sopra c´è scritto "pleurite essudativa di sospetta origine tubercolare. Non contagiosa". Capisce? Non hanno trovato il bacillo di Koch». Ma i medici non erano tenuti comunque ad avvertire le strutture sanitarie? «Andate a chiederlo ai medici dell´Umberto I che mi hanno curato». Sua moglie ha contratto il bacillo con lei in quel periodo? «Non credo. Da me non l´ha preso di sicuro». Però è risultata positiva ai test nel 2005. «Certo, ma la positività era dovuta al vaccino anti Tbc che aveva fatto». Come si è ammalata sua moglie? «Avrà preso la Tbc in ospedale. Oppure fa comodo solo dire che lei l´ha attaccata a quei bambini? E quando ci ammaliamo noi, allora?». L´ha presa in neonatologia? «No, lì no. Lì ci lavora da un anno e mezzo. Prima era in fisiopatologia respiratoria. L´avrà presa da qualche paziente. Lei sa in che condizioni lavoriamo noi? Sempre a contatto coi malati, spesso cronici». Non crede che un´infermiera che lavora in un reparto così a rischio se poi viene trasferita in neonatologia debba essere controllata periodicamente? «Non è facile. Mettiamo avesse fatto il test nel 2009, quando è stata trasferita. E se risultava negativo? La Tbc si scopre solo con una radiografia toracica. Bisognerebbe fare una lastra ogni tre mesi». Forse era necessario fare qualche controllo in più. «Non credo ci siano grosse responsabilità da parte delle strutture sanitarie. E non do nessun giudizio sul Gemelli. Non so quale codice siano tenuti a rispettare per i controlli interni. Ma immagino che se facciamo un test tra chi lavora nel campo sanitario l´80% risulta positivo a qualcosa». In questa storia, però, ci sono anche 96 bambini positivi. Qualcuno è nato addirittura a gennaio. «Per i bambini ci dispiace da morire. Ma chi può dire che un bimbo nato a gennaio sia positivo a causa di mia moglie? È troppo indietro nel tempo. Magari l´ha presa al supermercato». Sua moglie quando ha iniziato a stare male? «A luglio. Non prima, altrimenti non sarebbe andata a lavorare. È stata qualche giorno a casa perché aveva la pressione bassa. Poi un po´ di sinusite. Ha fatto i test allergici. Non aveva nessuna sintomatologia. Chi poteva pensare alla Tbc? Poi abbiamo deciso di fare una lastra e abbiamo scoperto la malattia». Il Codacons insiste molto su questa storia. L´ha anche convocata per porle alcune domande. «Dal Codacons non vado. Anzi, chiedo a loro in quale categoria di cittadini ci vogliono mettere? Vogliono una taglia su di noi? Wanted, ricercati?».
 

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