Insufficienti i ribassi 2009 spaghetti ancora troppo cari rispetto al costo del grano
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fonte:
- la Repubblica
Consumatori e agricoltori puntano il dito contro la doppia velocità dei prezzi
ROMA – Non è bastata la recessione globale a risolvere il braccio di ferro sulla pasta. Da oltre due anni si fronteggiano agricoltori e consumatori da un lato e pastai dall´altro. I primi sembrano in vantaggio: le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla procura di Roma, arrivano dopo un dura multa da 12 milioni di euro comminata dall´Antitrust nel 2008 e confermata dal Tar del Lazio nell´ottobre scorso. Coinvolte 22 società (tra cui i 5 big perquisiti ieri) accusate di aver usato l´associazione di settore, l´Unipi, per decidere i prezzi dal 2006 al 2008. Si aspetta il round finale del Consiglio di Stato, oltre al risultato dell´inchiesta giudiziaria. Nonostante la sentenza dura del Tar che ha confermato le accuse dei controllori del mercato, i pastai non cambiano la loro linea difensiva: «Non ci sono mai state speculazioni né si è mai configurato alcun accordo lesivo degli interessi dei consumatori» ha ribadito ieri il presidente Unipi, Massimo Menna. I big del settore avevano sperato che con la crisi l´attenzione verso un alimento tra i più utilizzati e meno costosi della nostra tavola si affievolisse, anche perché, dati Istat alla mano, il prezzo finale è sceso notevolmente nel corso del 2009, la caduta rispetto al 2008 procede ininterrotta da quattro mesi consecutivi: dal -2,2% di agosto fino al -5% di novembre. Nel frattempo il consumo è aumentato del 2% segno, per Federalimentare, che la pasta è alimento anticrisi, quello con il migliore rapporto prezzo-utilità. In novembre, un´indagine Unioncamere sulla grande distribuzione indicava proprio nella pasta l´articolo che più aveva ridotto i prezzi (-10,5%) in un anno. Non è bastato a sopire le proteste guidate soprattutto dagli agricoltori: la Coldiretti lamenta che il grano duro viene pagato 18 centesimi al chilo agli agricoltori mentre la pasta raggiunge in media i 1,4 euro al chilo, con un ricarico di circa il 400 per cento. Dopo le fiammate della prima metà del 2008 l´inflazione europea sul cibo si è riallineata a quella degli altri prodotti. Ma nel caso della pasta la correlazione con l´aumento della materia non è simmetrico: i dati Eurostat dicono che il prezzo del grano duro è tornato ai livelli del maggio 2007 (dopo aver praticamente triplicato le sue quotazioni durante il 2008), mentre i prodotti collegati sono ancora del 20% superiori a quel periodo. La diversa elasticità (immediata in caso di rialzo e ritardata quando si tratta di ridurre) è una critica analoga che le associazioni dei consumatori spesso contestano alle compagnie petrolifere per i prezzi di benzina e gasolio. Le stesse associazioni dei consumatori che hanno denunciato alla magistratura i pastai ora chiedono di arrivare fino in fondo. Per il Codacons, «contro gli speculatori non bastano le sanzioni, ma serve il carcere. Solo con il carcere si potrà mettere fine alle speculazioni sulla pasta e nell´intero settore alimentare che impoveriscono le famiglie attraverso aumenti ingiustificati dei listini e ricarichi dal campo alla tavola fino al mille per cento». Per Federconsumatori gli aumenti fanno spendere ad una famigli che consuma un chilo di pasta al giorno 146 euro annui: «Quello che ci aspettiamo, anche per discolparsi del malfatto è una forte riduzione di almeno il 20% dei relativi prezzi».
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