Inflazione: dicembre +3,9%, top dal 2008
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- Il Sole 24 Ore
Un decimo di punto al di sotto del temuto 4%. L’inflazione a dicembre accelera e arriva al 3,9% su base annua, il massimo dal 2008, contro il 3,7% di novembre secondo i dati provvisori diffusi ieri dall’Istat. L’aumento dell’indice è dovuto ai rincari dei beni alimentari, dei beni durevoli e l’insieme dei servizi ricreativi, culturali e della cura della persona. Resta molto sostenuto l’aumento dei prezzi dei beni energetici nonostante un leggero rallentamento dal +30,7% al +29,1%. Inoltre l’Istat ha rilevato che nel 2021 i prezzi al consumo in media hanno fatto registrare una crescita pari a 1,9% contro il -0,2% nel 2020. Le conseguenze si scaricano direttamente nel carrello della spesa. I beni alimentari, per la cura della casa e della persona raddoppiano la loro crescita e passano al 2,4% dall’1,22% di novembre mentre nel caso dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, si tratta dei generi alimentari, bevande, le spese per l’affitto,i beni non durevoli per la casa, i servizi per la pulizia e manutenzione della casa, i carburanti,i trasporti urbani, registrano un +4% dal +3,7%. Queste le conseguenze della maratona dei rincari dei beni energetici che nel 2021 hanno visto un +14,1% dopo una flessione dell’8,44% nell’anno precedente. Non considerando il capitolo energetico quest’anno i prezzi sarebbero saliti solo dello 0,7%, aumento in linea con quelli del 2020. In questo scenario preoccupa il trend dell’inflazione acquisita per il 2022 pari a +1,8% diversamente da quanto accaduto per il 2021 quando fu pari al -0,1%. Per una famiglia media un’inflazione al 3,9% comporta una stangata da almeno 1.094 secondo le stime dell’Unione consumatori che sfiora i 1.200 euro per il Codacons. Soprattutto non si conosce ancora la portata 4%». Un ciclo che dovrebbe continuare fino all’estate frenando la ripresa dei consumi. L’ufficio studi Coop invece stima per quest’anno una crescita dei prezzi al 2,9% e rimarca come «l’inflazione tenga in ostaggio i consumi delle famiglie e costringe i budget nei confini delle spese obbligate». Una congiuntura avversa che potrebbe frenare la ripresa dell’economia. «L’aumento dei prezzi, unito alla rapida espansione dell’epidemia, rischia di bruciare la ripresa in atto» avverte Confesercenti evidenziando come dietro l’accelerazione dell’inflazione a dicembre ci sia non solo la corsa dei beni energetici, ma anche fattori stagionali e le strozzature dal lato dell’offerta. Proprio gli aumenti diffusi dei costi delle materie prime a livello internazionale, avverte Federdistribuzione, «saranno difficilmente gestibili a lungo senza una strategia condivisa a livello di filiera e di concerto con le istituzioni». L’inflazione strozza le imprese agricole, denuncia la Coldiretti, che parla di aumenti dei costi non compensati da prezzi di vendita adeguati, con molte aziende che stanno vendendo sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali. Per quanto riguarda il prossimo futuro sembra non ci siano molte possibilità di raffreddare i prezzi. A dirlo Paolo Pizzoli, senior economist di Ing, che spiega: «non dovremmo aspettarci di vedere una decelerazione dell’inflazione primaria prima del secondo trimestre di quest’anno e, anche allora, il declino potrebbe essere rallentato dal parziale passaggio delle pressioni sui prezzi alla produzione accumulate nei manufatti, ora ai massimi ultradecennali». enrico.netti@ilsole24ore.com24ore.com
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