Inflazione azzerata a luglio
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fonte:
- Il Giorno
Milano ferma, anche troppo. A luglio, dice l’Istat, l’inflazione si è azzerata: nulla la variazione sia rispetto al mese scorso (quando era in rialzo dello 0,5%) sia nei confronti del luglio 2009. Per ritrovare dei livelli così bassi bisogna fare un salto all’indietro di mezzo secolo, al settembre ’59 quando il carovita segnò un meno 1,1%. Anche gli altri indicatori (l’indice armonizzato dei prezzi, utilizzato su base europea, piuttosto che il foi, indice per le famiglie di operai e impiegati) dicono sostanzialmente la stessa cosa: un carovita bloccato sullo zero anzichè oscillante intorno a un fisiologico 2% significa che la recessione ha tarpato le ali ai consumatori. E, nonostante i bassi prezzi e i tassi inchiodati al minimo storico dell’1%, niente cambierà per diversi mesi. «IN AGOSTO – prevede il direttore dell’ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella – l’inflazione scenderà dello 0,1% per poi risalire a settembre – ottobre dello 0,1 e chiudere l’anno a più 0,7%». Livello, questo, che corrisponde al carovita già accumulato e che quindi comporta che da adesso a dicembre non ci siano altri rincari. Ipotesi quanto mai incerta, visto che l’indice Istat è formato dai prezzi di un paniere di beni molto diversi tra loro. Significativo il caso dei prodotti petroliferi che su base annua danno un meno 16,3% per la benzina verde e meno 28,4% per il gasolio. Variazioni vistose di beni con un forte peso all’interno del paniere hanno dato un contributo decisivo all’azzeramento dell’indice ma cosa succederà se le quotazioni del greggio continueranno a veleggiare intorno ai 70 dollari al barile? Questa (grossa) incertezza a parte, per il resto i dati elaborati dall’Istat segnalano una generale stabilità: la spesa di tutti giorni è scesa dello 0,3%; la percentuale dei beni con prezzi fermi o in discesa è raddoppiata; il peso della recessione si è fatto sentire si pacchetti-vacanza (-1,3%) e trasporti aerei (- 18,4%). Più forte al Nord che al Sud l’effetto crisi: mentre Milano, alla pari con Aosta, ha il ribasso più forte (- 1%) Napoli e Reggio Calabria segnano rialzi dell’1,6 e 1,4%. Ma oltre a Milano ed Aosta, i prezzi sono calati rispetto a luglio 2008 in altre 11 città capoluogo di Regione su venti: in particolare a Trento (-0,8%), Venezia, Bologna, Firenze e Cagliari (per tutte -0,6%). Inflazione superiore alla media nazionale, invece, per Napoli (+1,6%), Reggio Calabria (+1,4%) e Trieste (+0,9%). SUL FRONTE dei prezzi dei beni alimentari si riaccende invece un’antica polemica: come è possibile che a luglio i prezzi degli alimentari siano calati solo del 2% se, come denuncia l Coldiretti, nelle campagne hanno subito un crollo del 16%? Evidenti i pericoli per la redditività delle imprese ma anche per le famiglie. «Quest’anno per mangiare spenderanno 371 euro in più rispetto al 2008«, avverte il Codacons secondo il quale occorreranno 20 mesi per avere una vera inversione di tendenza. Mentre i prezzi alla produzione continuano a scendere, quelli al consumo, a differenza di quanto dice l’Istat, non calano o addirittura salgono, sostiene Federconsumatori, d’accodo con Adiconsum e Adusbef nel vedere nel dato sull’inflazione «un vero e proprio segnale d’allarme» sulla gravità della recessione.
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