Inchieste e ricorsi, l?asta finisce in tribunale
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fonte:
- La Stampa
ROMA Per il momento le ipotesi di reato riguardano l?aggiotaggio e la turbativa d?asta, ma alla procura della Repubblica di Roma non escludono che l?inchiesta appena avviata «contro ignoti» per il mezzo fallimento dell?asta per le licenze Umts possa concentrarsi anche su altre ipotesi di reato. Il dossier è stato affidato dal procuratore capo, Salvatore Vecchione, al sostituto Pasquale Lapadula e all?aggiunto Rodolfo Sabelli. Il reato di aggiotaggio riguarda la diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, ma anche eventuali operazioni simulate o il ricorso ad altri «artifici» allo scopo di alterare il prezzo di un bene.
Sul caso Umts, concluso con l?assegnazione di cinque licenze a Tim, Omnitel, Wind, Andala e Ipse per 26.700 miliardi, ha aperto un?inchiesta anche la Corte dei Conti, sollecitata da un esposto dell?Adusbef e del Codacons che prefigurano nel comportamento del governo un danno erariale di 20 mila miliardi. Non bastassero le indagini della magistratura ordinaria e di quella contabile, si allunga anche la lista dei ricorsi al Tar. A quelli del Codacons e di Anthill, ieri si è aggiunto quello di Tu Mobile, non ammessa ai rilanci.
Azioni legali le minaccia anche Blu, che non accetta l?esclusione per «violazione degli obblighi di riservatezza» decretata lunedì dal Comitato dei ministri, e soprattutto di perdere i 4 mila miliardi richiesti dal bando «a garanzia della corretta partecipazione alla fase di rilancio», che il governo vuole trattenere. La società ha difeso il suo comportamento e alcuni suoi azionisti, Autostrade e Italgas, hanno fatto altrettanto. «Non può esserci stata una gara valida e un giocatore scorretto» ha detto Vito Gamberale, amministratore delegato di Autostrade. La società dei Benetton ha dato mandato ai suoi avvocati di avviare un?azione legale contro il governo.
In procura, intanto, Lapadula e Sabelli stanno già acquisendo tutti gli atti relativi all?asta Umts, tra i quali sembra assumere particolare rilievo la lettera del 14 ottobre scritta dal presidente di Blu, Giancarlo Elia Valori, al presidente del Consiglio, Giuliano Amato, al sottosegretario Enrico Micheli, e ai ministri Visco e Cardinale. Una missiva «riservata» di cui ha parlato ieri lo stesso ministro delle Comunicazioni al Senato, nella quale Valori, a nome della società, informa il governo dello «stallo perdurante» tra i soci di Blu e della «mancata condivisione del business plan e della relativa copertura finanziaria», fino a prefigurare l?incapacità di effettuare rilanci in gara. Nella lettera di Valori c?è anche un allegato, del quale però Cardinale non ha fatto menzione.
Al Senato il ministro ha spiegato anche di aver ricevuto il 15 ottobre una lettera del presidente di British Telecom, Peter Bonfield, che confermava «l?intenzione di Bt di trovare una soluzione che consentisse la partecipazione alla gara». Nel “question time” Cardinale ha ricordato anche l?assemblea dei soci Blu di giovedì 18 ottobre, il giorno prima dell?avvio della fase dei rilanci, «che ufficializzava la determinazione a partecipare alla gara». Fino a quel momento, ha aggiunto però Cardinale, «il comportamento di Blu non giustificava l?esclusione per violazione degli obblighi di riservatezza», per cui «del tutto legittimamente si è proceduto all?apertura della fase di rilanci». Se stanno così le cose, la violazione del regolamento da parte di Blu sarebbe avvenuta tra sabato e domenica scorsi quando, dopo aver chiesto la sospensione dell?asta, si è riunita nuovamente l?assemblea per decidere il da farsi. Incontri conclusi con un nulla di fatto che ha portato Blu, il lunedì mattina, a informare per iscritto il banditore dell?impossibilità di continuare l?asta.
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