Inchiesta sullo smog il nodo della Provincia Spetta a lei il controllo sulle caldaie
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fonte:
- Il Giorno
MILANO NON C’È SOLO IL GAS di scarico delle auto, c’è anche il fumo degli impianti termici. È uno smog composito quello che rende irrespirabile l’aria di Milano. E composite potrebbero essere le responsabilità da dividere fra chi per legge sarebbe tenuto a intervenire e non lo ha fatto concretamente. SI COMINCIA a capire, dunque, perché non solo il sindaco Moratti e il presidente della regione Formigoni – entrambi dotati di poteri sul traffico delle auto – siano indagati nell’inchiesta sullo smog. Il presidente della Provincia Podestà, pure lui coinvolto, ha oneri in materia di controllo sulla corretta funzionalità delle caldaie. C’è un apposito regolamento che lo prevede, emanato nel ’99 con decreto del presidente della Repubblica. I comuni con più di 40 mila abitanti, e le province per la restante parte del territorio, devono effettuare, «con cadenza almeno biennale» i controlli necessari ad accertare «l’effettivo stato di manutenzione e di esercizio dell’impianto termico». Controllo che gli enti locali possono delegare con apposite convenzioni anche ad organismi esterni. È dunque questo l’aspetto che la procura vuole chiarire a proposito dell’azione della Provincia, fermo restando che eventuali responsanbilità ricadrebbero evidentemente sul predecessore di Podestà, Filippo Penati. Intanto, all’ufficio del giudice che ha ordinato maggiori approfondimenti sul caso, arrivano telefonate di cittadini che vorrebbero raccontare le proprie esperienze con i veleni dell’aria. In base al provvedimento firmato dal gip Marina Zelante, la procura avrà sei mesi di tempo per indagare più a fondo sullo smog. È la prima volta che ciò avverrà, a Milano. Finora, infatti, i numerosi esposti presentati a cadenza regolare dal Codacons, erano sempre finiti nel nulla. Per uno degli ultimi, quello depositato nel 2005, il pm aveva chiesto l’archiviazione ritenendo che la Regione (che all’epoca aveva fissato alcune domeniche senza auto) avesse fatto il possibile. Da allora, però, anche la sensibilità dell’opinione pubblica su questo tema è cambiata. A Firenze, per esempio, dove il sindaco e il presidente di regione sono stati già rinviati a giudizio con la medesima accusa di «emissione di gas e fumi», a nessuno è venuto in mente di presentarsi davanti alle telecamere per sventolare sarcasticamente l’avviso di garanzia.
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