Inchiesta Roccaraso: figlia Valentini, “mio padre tremava”
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- PrimaDaNoi.it
«Tremava quando lo arrestarono, mentre Mancini rideva».
Al processo a carico di Massimiliano Mancini, il poliziotto abruzzese che indagò sul sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini – morto suicida in carcere nel 2004 – ieri pomeriggio la figlia del sindaco, Dionne Valentini, sentita in qualità di testimone, ha raccontato cosa avvenne la notte in cui il suo genitore finì in carcere.
L’udienza di ieri è stata caratterizzata anche dall’intervento molto critico del presidente del Codacos, Carlo Rienzi, sentito come testimone.
«Mio padre – ha detto la ragazza davanti ai giudici di Campobasso – era terrorizzato dalle iniziative giudiziarie di quel periodo, subì delle perquisizioni senza sapere per cosa. La notte tra il 14 e il 15 agosto eravamo a Francavilla, io stessa lo avevo convinto ad andare per qualche giorno al mare, quando, nella notte, fu notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Alle cinque del mattino lui tremava mentre davanti casa vidi l’ispettore Mancini sorridente e contento mentre io piangevo a dirotto. Mio padre uscendo di casa disse: ‘Non so cosa e’ successo’. Dopo di che non l’ho più rivisto».
L’imputato, presente in aula, ha voluto subito dopo rendere dichiarazioni spontanee negando di essersi messo a ridere mentre il sindaco stava per essere trasferito in carcere.
«C’era poco da ridere – ha detto l’ispettore in aula – non ho assolutamente avuto atteggiamenti provocatori».
A Mancini si contesta l’abuso d’ufficio: avrebbe manipolato le accuse contro il sindaco per un risentimento personale nei suoi confronti.
Nel corso dell’udienza sono stati sentiti diversi testimoni delle parti civili.
La figlia di Valentini ha ricordato davanti ai giudici anche il fatto di essere stata lei stessa indagata per riciclaggio quando aveva appena 18 anni, accusa che venne poi archiviata.
Duro atto di accusa del presidente del Codacons.
Rienzi è stato sentito per oltre due ore e non sono mancati momenti di forte tensione con l’imputato e il suo avvocato, tanto che ad un certo punto il presidente del collegio giudicante, Mario Iapaolo, ha dovuto sospendere l’udienza per qualche minuto.
Rienzi ha pronunciato parole durissime nei confronti del poliziotto.
«Mancini ha fatto falsi e abusi – ha detto – ho visto cose scandalose. Questo ispettore ha falsificato degli atti perché lui aveva una faida familiare con il sindaco».
Il riferimento è al contenzioso che era nato su un locale che la madre di Mancini aveva preso in affitto dal nonno del sindaco.
Rienzi ha quindi parlato delle accuse che lo riguardarono in prima persona.
«Sono stato per sei anni sotto processo per reati gravissimi, compresa l’associazione a delinquere di stampo mafioso, accuse che sono state poi tutte archiviate. Non mi sono mai interessato di appalti in vita mia, né a Roccaraso né altrove, eppure sono stato dipinto come un boss».
L’udienza del processo a carico dell’ispettore Mancini è terminata alle 19.30 dopo l’audizione di altri testimoni.
Il processo ora riprenderà dopo la pausa estiva.
I giudici hanno fissato la prossima udienza per la mattina del 30 settembre.
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