12 Luglio 2011

INCHIESTA FACOLTA’ FARMACIA ETNEA, ALTRE DUE PARTI CIVILI

 
PROSEGUE FASE INIZIALE DELL’UDIENZA PRELIMINARE DAVANTI AL GIP

 
 
           
            (ANSA) – CATANIA, 12 LUG – La richiesta di costituzione di
altre due parti civili, l’associazione di consumatori del
Codacons e una parte lesa, hanno caratterizzato la giornata di
oggi dell’udienza preliminare dell’inchiesta della Procura di
Catania su presunti casi di inquinamento ambientale nella
facoltà di Farmacia provocati da sversamenti nei lavandini dei
laboratori di composti chimici utilizzati per sperimentazione.
    Il Gip Alessandro Ricciardolo ha gia fissato il calendario:
domani pomeriggio saranno affrontati i nodi preliminari, il 21 e
il 29 settembre si terranno le discussioni e l’udienza andrà in
decisione.
   Sono 13 gli imputati per i quali il procuratore capo facente
funzioni Michelangelo Patané e il sostituto Lucio Setola hanno
chiesto il rinvio a giudizio per disastro ambientale colposo.
Tra loro ci sono l’ex rettore e attuale parlamentare nazionale
del Mpa Ferdinando Latteri, i direttori del dipartimento Scienze
farmaceutiche, Franco Vittorio, e amministrativo
dell’università, Antonino Domina, e i responsabili della
sicurezza.
   Nel procedimento hanno annunciato la costituzione di parte
civile 15 persone che si dichiarano parti lese (i familiari di
sei persone decedute e sette malati gravi), la Cgil,
Cittadinananzattiva Sicilia e  il Codacons. L’università è
presente al dibattimento ma deciderà la costituzione di parte
civile in sede di giudizio.
   Sono invece ancora in fase di notifica gli avvisi del secondo
fascicolo dell’inchiesta e per questo motivo il Gip non ha
ancora fissato la data dell’incidente probatorio per accertare
se vi sia un nesso di casualità tra i casi di morti per tumore
di ricercatori e studenti della facoltà di Farmacia e il
disastro ambientale avvenuto alla cittadella universitaria.
Questa seconda inchiesta, che ipotizza i reati di omicidio
colposo e lesioni colpose, ed è stralciata dalla prima, è
stata aperta dopo la denuncia del padre di Emanuele Patané, un
ricercatore morto di tumore che dopo l’avvio dell’indagine ha
reso pubblico il testamento del figlio contenuto nel computer
portatile del giovane.   (ANSA).
 

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