30 Aprile 2011

Incendio e la Rete va in maxi-blackout

Incendio e la Rete va in maxi-blackout

U n incendio. Scoppiato là dove mai – almeno ai tempi di Internet – dovrebbe. Così, ieri, l’ Italia è diventata protagonista del blackout più importante nella storia digitale del Paese. Le fiamme si sono sviluppate nella web farm di Aruba, ad Arezzo. Nomi difficili, per chi conosce appena la lingua delle tecnologie. Il primo, web farm, sta per una struttura dove fisicamente si trovano i server: le macchine che “ospitano” i siti e permettono loro di “vivere” e funzionare nella Rete. Il secondo, Aruba, è semplicemente il nome del proprietario della web farm in questione: in questo caso un proprietario d’ eccellenza, trattandosi del primo operatore italiano in questo campo. Che conta – tanto per snocciolare qualche numero – su oltre un milione di siti, altrettanti domini e 5 milioni di caselle postali, con un centro di raccolta dati che si estende su una superficie di 3mila metri quadri. Il tutto, da giovedì notte, s’ è fermato. Da quando cioè, intorno alle quattro del mattino, alla sede di Arezzo dell’ Aruba è entrato in azione il sistema di spegnimento dell’ erogazione dell’ energia a causa di un principio di incendio, secondo i vigili del fuoco forse dovuto a un surriscaldamento. Per fortuna le fiamme sono state domate in fretta, le verifiche di sicurezza per poter far ripartire le macchine sono iniziate quasi subito e il rogo non ha coinvolto le sale dove si trovano i dati. In più, come più tardi ha fatto sapere anche l’ azienda, nessuno è rimasto ferito e tutto il personale è stato messo in salvo. Peccato che in questo caso i fatti di cronaca, per gli utenti, siano solo una magra consolazione. Le vere “vittime” dell’ incidente – sempre ragionando ai tempi di Internet – sono state proprio loro. Che per ore e ore (ieri sera il servizio funzionava ancora a singhiozzo) hanno visto le caselle postali bloccate, le email in attesa, i siti offline. E se questo ha danneggiato relativamente chi della Rete fa un uso privato, decisamente peggio è andata a chi con il web lavora: aziende, liberi professionisti, commercianti. Che su blog e social network si sono scagliati contro Aruba, tanto che a metà giornata s’ è mosso anche il Codacons, annunciando al più presto una class action contro il colosso del web al fine di risarcire i consumatori. Aruba, in realtà, s’ è mossa subito per avvertire i suoi clienti di quanto stava accadendo e per tenerli costantemente informati delle fasi di ripristino del servizio. Lo ha fatto aprendo un profilo Twitter (cioè registrandosi su uno dei più frequentati network), da cui per tutta la giornata ha fornito spiegazioni e consigli in tempo reale, assicurando che i dati dei siti web non avevano subito alcun danno. Ma la protesta, parallelamente, cresceva: con Abruzzo, Molise e Toscana quasi completamente tagliate fuori dalla comunicazione online e anche qualche “vittima” d’ eccellenza, come il sito del governatore della Lombardia Roberto Formigoni. L’ incidente ad Arezzo, dove si gestiscono posta e domini di milioni di utenti. Il Codacons: danno enorme, via a class action.

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