10 Settembre 2002

«Inattendibile» l?indice Istat

«Inattendibile» l?indice Istat:
il 21% dei capoluoghi non
trasmette i dati. Oggi parte
l?operazione Bollino-Verde

Giovedì si replica. I consumatori sono pronti ad incrociare di nuovo le braccia. Anzi, i carrelli, dal momento che l?arma impiegata nella battaglia contro i maxi-rincari dei prezzi è lo sciopero dello spesa. Elio Lannutti, presidente dell?Adusbef, una delle quattro associazioni che hanno proclamato la protesta, è convinto che questa volta non meno di 9 milioni di cittadini diserteranno negozi, supermarket e centri commerciali. Nonostante la decisione di altre otto associazioni (riunite nella Coalizione Consumatori) di non partecipare alla protesta. In compenso, spiega sempre Lannutti, all?iniziativa di dopodomani, hanno già dato la loro adesione Cgil, Uil Pensionati, Ulivo, Casa del Consumatore, Confsal e Associazione degli agenti assicurativi. Tutti convinti che i dati forniti dall?Istat sull?inflazione siano per lo meno sottodimensionati. E che l?indice di luglio, ancora inchiodato al 2,3%, sia da portare molto più su, ben oltre il 3%. Le associazioni riunite nell?Intesa Consumatori (oltre all?Adusbef, Adoc, Codacons e Federconsumatori) hanno passato al setaccio i numeri dell?Istat. Scoprendo un particolare non secondario: almeno il 16% degli italiani, infatti, è ignorato dalle stime ufficiali. Il motivo? Semplice: i Comuni che dovrebbero rilevare e trasmettere periodicamente all?Istat i prezzi praticati nei rispettivi territori, dall?ottobre del 2001 hanno dimenticato di assolvere questo obbligo. La lista nera elaborata dalle associazioni dei consumatori comprende il 21% dei capoluoghi di provincia. A guidare la classifica delle amministrazioni inadempienti è il Mezzogiorno, dove sfuggono alle statistiche oltre 4 milioni e seicentomila cittadini. In Campania, ad esempio, si salva solo Napoli. Da Caserta, Benevento, Avellino e Salerno, sempre a quanto risulta alle associazioni dell?Intesa, non arriva alcun dato. Stesso copione in Sicilia, dove mancano rilevazioni di prezzi per Messina, Agrigento, Caltanissetta, Enna e Ragusa. Dal momento che, proprio nelle regioni escluse dalla fotografia mensile dell?Istat, i prezzi sono più caldi, il dato nazionale sull?inflazione risulta falsato. Per i consumatori andrebbe ritoccato di almeno lo 0,3%. Se non di più. Proprio per questo, le associazioni hanno deciso di denunciare i sindaci dei 21 Comuni inadempienti alle Procure della Repubblica, con l?accusa di omissione di atti d?ufficio. Di tutt?altro avviso l?Istat, che ribadisce la correttezza delle stime nonostante manchi all?appello una quota dei dati territoriali.
Ma non basta. C?è un altro particolare che ha attirato l?attenzione dei consumatori e dell?Istat. I rilevatori dei Comuni, infatti, per avere un quadro reale della situazione, dovrebbero effettuare periodicamente delle sostituzioni dei prodotti sottoposti alle verifiche. Nel 90% dei casi, questa operazione di fatto avviene senza che i prezzi subiscano variazioni. Un miracolo? Macché: nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, rilevano i consumatori, si «tratta di semplici omissioni occasionali di rilevazione che vengono trattate proprio come assenza di variazione di prezzo». La realtà, invece, è molto diversa. Basta fare un rapido confronto fra i prezzi praticati negli esercizi commerciali per trovarsi di fronte a oscillazioni che possono superare anche il 50%. Secondo un?indagine condotta sul campo in sette città, le quattro associazioni dell?Intesa Consumatori hanno rilevato che i prezzi più convenienti si trovano nei discount, mentre in negozi, supermarket e mercati fare la spesa costa di più.
Da oggi, infine, parte l?operazione Bollino-Verde, un?iniziativa che dovrebbe tenere fermi i prezzi di luglio fino a dicembre per 40 prodotti di largo consumo, fra cui la pizza, il cornetto, il caffè e il cappuccino.

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