In delirio sotto la pioggia per il Mediano del rock
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fonte:
- Corriere della Sera
In delirio sotto la pioggia per il Mediano del rock
Ligabue conquista i 55 mila fan e li fa ammutolire con una dedica al padre morto pochi mesi fa
Nemmeno la pioggia ha fermato i sogni rock di Ligabue. «Oltre a prendere tonnellate d?acqua, cosa ci siete venuti a fare qua?», chiede ironico alla folla il rocker completamente fradicio, sul palco dell?Olimpico. Ma ci voleva molto di più di un acquazzone estivo, dei tuoni e dei lampi per bloccare la carica rock del Liga e dei 55 mila che ieri sera affollavano la stadio (nel pomeriggio il Codacons ha denunciato disagi dovuti all?apertura dei cancelli con quattro ore di ritardo). Qualcuno preferisce abbandonare il prato per rifugiarsi nelle tribune coperte, ma migliaia di persone rimangono sotto il palco, coprendosi con gli striscioni. Altri staccano i pannelli che proteggono l?erba per costruirsi delle capanne improvvisate. Piuttosto che cedere alla pioggia preferiscono ballare sulle note di «A che ora è la fine del mondo» e «Libera nos a malo». Il concerto comincia alle 21.30, una gran confusione sul palco. Arrivano i tecnici con le loro divise. La band attacca «In pieno rock?n?roll», mentre su un megaschermo viene proiettata la frase: «Chi non è tossico? La musica vi gira dentro le vene». Ma manca la star. Poi uno degli uomini in tuta si toglie cappellino e occhiali neri, la gente lo riconosce, è Ligabue. E parte l?ovazione.
Iniziano i cori, fra striscioni, fiammelle, una marea di mani che si muovono, battendo il tempo. E il Liga, rockstar da Correggio, Reggio Emilia, guarda e sorride. Il rock operaio va in paradiso per regalare lacrime ed emozioni. Un palco lungo cento metri, ai lati due passerelle. E poi gru che montano luci, fumi e coriandoli d?argento. L?effetto è mozzafiato. Un braccio metallico si allunga per costruire un ponte sospeso sulle teste delle persone, al centro del prato. E lì sopra, imbracciando la chitarra acustica prima, e poi con il sostegno della band, Liga intona: «Non è tempo per noi», «Viva», «Una vita da mediano». E dopo quaranta minuti smette anche di piovere. Ligabue, canta, urla per due ore e quaranta. Ecco arrivare tutte le canzoni più belle (una trentina)che Ligabue ha cantato in dodici anni di carriera e quelle del suo nuovo album «Fuori come va?». Con una dedica. Per il papà Giovanni scomparso sette mesi fa. «Diceva che i musicisti sono morti di fame. Ma un giorno mi ha regalato una chitarra…», spiega Luciano allo stadio ammutolito. Canta Liga con la sua voce roca «Certe notti», mentre i fumi e gli effetti speciali invadono il palco e stordiscono il pubblico. Arrivano anche «Chissà se in cielo passano gli Who», «Questa è la mia vita», «Vivo o morto X». Il concerto finisce con «Urlando contro il cielo», tra i fuochi d?artificio. C?è rabbia nelle sue canzoni, ma anche speranza e ottimismo. Una notte da ricordare, piena di sogni e rock?n?roll.
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