31 Dicembre 2011

Il valzer dei rincari al via sulle autostrade

Il valzer dei rincari al via sulle autostrade

Il 2012 sarà un anno difficile: la recessione purtroppo si approfondirà, e le tariffe dei servizi pubblici anziché dare una mano alle famiglie creeranno nuove difficoltà, con una raffica di rincari per i pedaggi autostradali, le bollette della luce e del gas, i biglietti dei trasporti urbani e il canone Rai. All’ elenco vanno aggiunti i prezzi di benzina e gasolio per auto, che in senso proprio non sono tariffe ma è come se lo fossero; i loro aumenti si ripercuotono su tutto il sistema della produzione e del commercio, provocando rincari generalizzati di tutte le merci e spingendo l’ inflazione. Con il 1 gennaio i pedaggi delle autostrade aumentano in media del 3,1% (lo calcola l’ Aiscat, che riunisce le concessionarie autostradali) mentre quelli della Società Autostrade (il maggiore operatore singolo) crescono del 3,51%. C’ è un meccanismo di arrotondamenti sui centesimi e di compensazioni fra un anno e l’ altro, per cui su certe tratte potrebbero anche non risultare aumenti (così ad esempio sulla Asti-Cuneo) o addirittura potrà esserci la lieta sorpresa di uno sconto (sul Passante di Mestre -1,18%) ma queste sono fortunate eccezioni. La media nasconde incrementi anche a due cifre, in un singolo caso +14,17%. A decidere gli aumenti è stato il governo, in base ai criteri della Convenzione Unica in vigore, che compensa l’ inflazione e gli investimenti per migliorare la rete d’ asfalto. Il calcolo delle variazioni di pedaggio, differenziate per singola società autostradale, è stato fatto dall’ Anas. Insomma tutto è stabilito in base a meccanismi automatici ma ieri fra le associazioni di consumatori e a livello politico c’ era chi lamentava un’ eccessiva generosità nel valutare gli investimenti reali delle compagnie autostradali, e chi protestava che il governo avrebbe potuto far slittare i rincari per ragioni sociali, viste le difficoltà del momento per le famiglie. La verde ancora su Prezzo record a 1,724 euro al litro Ieri i carburanti sono rincarati un’ altra volta, toccando nuovi record, e già si sa che nel 2012 andrà peggio. La benzina si è portata al nuovo massimo di 1,724 euro al litro nei distributori della Ip secondo il monitoraggio di Quotidiano energia: lo scatto (l’ altroieri) dei listini dell’ Eni ha incoraggiato la mossa dell’ Ip (+1 centesimi al litro la verde e +0,5 il gasolio) e anche i rialzi della TotalErg (+0,7 sulla benzina) e della Q8 (+0,5 centesimi, sempre la benzina). Il weekend di Capodanno è quindi amaro per gli automobilisti, con il costo del pieno che lievita a vista d’ occhio, ma le sorprese più brutte arriveranno col viaggio di ritorno, non solo per i possibili nuovi aumenti già previsti dai gestori (la Figisc calcola possibili rincari di 0,5 centesimi al litro legati alle quotazioni dei prodotti raffinati) ma anche per il rialzo delle addizionali sulle accise in sei Regioni italiane. Da gennaio Piemonte, Liguria e Toscana (recentemente colpite quest’ ultime dalle alluvioni) applicheranno maggiorazioni che, considerando anche l’ effetto di trascinamento sull’ Iva, alzeranno i prezzi di 6,1 centesimi al litro. Ad aumentare sarà anche l’ addizionale nelle Marche (compresa di Iva arriverà a 9,1 centesimi in più rispetto al livello nazionale), mentre Umbria e Lazio introdurranno per la prima volta la maggiorazione rispettivamente di 4,1 e 3,1 centesimi al litro. Buone notizie invece in Abruzzo, dove l’ addizionale introdotta il 1 gennaio 2011 verrà invece abrogata. Gli aumenti “abnormi” degli ultimi giorni hanno spinto le associazioni di consumatori federate sotto il nome di Casper (Adoc, Codacons, Movimento difesa del cittadino e Unione nazionale consumatori) a indire due giorni di “sciopero della benzina”: “Il 5 e il 6 gennaio – annunciano – i cittadini italiani sono invitati ad astenersi dal fare rifornimento di benzina e di gasolio, come forma di protesta contro i continui aumenti delle accise stabiliti dagli ultimi due governi e contro le speculazioni sui prezzi al distributore”. Il Codacons valuta che “considerando i milioni di cittadini che si sposteranno per Capodanno utilizzando l’ automobile, la maggiore spesa per i rifornimenti di carburante sarà pari complessivamente a 215 milioni di euro”. In questi giorni, secondo i calcoli di Adusbef e Federconsumatori, il pieno costa in media 15 euro in più rispetto ad un anno fa, quando per un litro di benzina si pagavano quasi 30 centesimi in meno. Ipotizzando poi una media di due pieni al mese ad automobilista, gli aumenti, sottolineano le associazioni, si traducono in una stangata da 360 euro annui. Secondo Adusbef e Federconsumatori “per abbassare il prezzo dei carburanti è necessario accelerare sul versante delle liberalizzazioni, aprendo la vendita anche attraverso il canale della grande distribuzione, e avviare un serio piano” di verifiche e controlli contro meccanismi speculativi”. L’ idea di liberalizzazioni “miracolose” è respinta dalla Figisc (associazione di benzinai) che più che sulla rete punta il dito sugli aumenti passati e recenti delle tasse che gravano sui carburanti: “Se oggi il prezzo della benzina italiana è il più alto nell’ Europa comunitaria e quello del gasolio si attesta al secondo posto, ciò è solo dovuto all’ aumento delle imposte”, afferma il presidente Luca Squeri. Bollette pesanti Elettricità +4,9% e metano 2,7% in più Da gennaio bollette più care: l’ elettricità costerà il 4,9% in più e il metano il 2,7% in più. Lo ha deciso l’ Autorità per l’ energia. Il Garante del settore calcola che con questo aggiornamento trimestrale la spesa degli italiani per le bollette di luce e gas aumenta di ben 54 euro l’ anno. La somma è presto fatta: per l’ energia elettrica, la famiglia-tipo servita in condizioni di maggior tutela spenderà 22 euro in più su base annua, mentre per il metano la maggiore spesa sarà di 32 euro. L’ Autorità non ha deciso ad arbitrio ma ha adeguati i prezzi (come deve) all’ andamento dei mercati: rispetto al 2010, sottolinea l’ Autorità per l’ energia, il prezzo medio annuale del petrolio (che fa da parametro per il metano, e che è una fonte importante per la generazione elettrica) ha subìto un incremento del 40% in dollari; sulle bollette della luce pesano anche “gli incentivi alle fonti rinnovabili e i connessi costi per adeguare i sistemi a rete al nuovo scenario di produzione decentrata e intermittente”. Tutte queste cose infatti, per quanto buone e utili, hanno un costo che si scarica immancabilmente sugli utenti finali, cioè su di noi. È previsto un paracadute sociale. Per le famiglie in condizioni di grave disagio economico, per quelle numerose e per i malati gravi che necessitano di apparecchiature elettriche ci sarà un incremento dei bonus (cioè gli sconti in bolletta, già previsti) a riduzione della spesa per elettricità e gas. In particolare, nel 2012, il bonus elettrico aumenterà del 12% per un importo annuo compreso fra un minimo di 63 euro e un massimo di 139 euro (155 euro per i malati gravi) mentre per il gas l’ incremento sarà del 20% portando il bonus a un valore compreso fra i 35 e i 318 euro. Nel 2011 circa un milione di famiglie hanno beneficiato del bonus elettrico e oltre 600 mila del bonus gas. La Federconsumatori dice che questo non basta e sollecita “una rapida revisione delle norme e delle procedure che regolano l’ erogazione dei bonus”. L’ associazione polemizza anche sulle tasse. “Per noi è inaccettabile – sottolinea Federconsumatori – che per attutire i rigori del freddo invernale gli italiani debbano pagare il 37% di imposte per ogni metro cubo di metano. Imposte che raggiungono questa entità anche perché l’ Iva al 21% viene calcolata sulle accise territoriali oltre che sul gas. È necessario, quindi, che almeno per il consumo medio di 1400 metri cubi l’ Iva venga ridotta all’ aliquota agevolata del 10%”. Sono in corso di pubblicazione in Gazzetta ufficiale i decreti del Tesoro che aumentano l’ aliquota dell’ accisa sull’ energia elettrica, a seguito della soppressione delle addizionali comunale e provinciale sulla stessa accisa. Il ministero spiega che l’ accisa sulle abitazioni aumenta a 0,0227 euro a chilowattora mentre “per qualsiasi uso in locali e luoghi diversi dalle abitazioni l’ aliquota è rideterminata in 0,0121 euro”. Anche il canone Rai in (lieve) rialzo Costerà 112 euro Aumenta anche il canone Rai, non in misura fortissima (un euro e 50 centesimi in più) ma secondo una logica che fa arrabbiare le associazioni dei consumatori e degli utenti. Entro il 31 gennaio gli abbonati dovranno pagare 112 euro, secondo quanto stabilito da un decreto del ministero dello Sviluppo. Il Codacons protesta: “La Rai taglia le spese di 95 milioni, e di conseguenza ridimensiona il servizio pubblico, e intanto ottiene l’ aumento del canone che passa a 112 euro, ma strapaga i calciatori come Bobo Vieri per partecipare a programmi come “Ballando con le stelle” e non combatte l’ evasione del canone speciale”. Il presidente Carlo Rienzi lo definisce “un comportamento incomprensibile, dal momento che il mancato pagamento del canone speciale, cui sono tenuti per legge tutti gli esercizi pubblici, le sedi di partito, gli istituti religiosi, le navi, eccetera, comporta un danno per le casse della televisione di Stato stimato in circa 230 milioni di euro annui”. “Addirittura – prosegue Renzi – la Rai, contro il parere dello stesso direttore generale Lorenza Lei, ha rifiutato di fornire al Codacons i dati circa l’ evasione di tale tipologia di canone, impedendo all’ associazione di contribuire al recupero delle somme dovute. Riteniamo inaccettabile che, a fronte dell’ aumento del canone, si effettuino tagli di tale portata al servizio pubblico, con conseguente danno per i telespettatori e per i cittadini che finanziano l’ azienda”. Il nuovo aumento del canone Rai è della stessa entità degli ultimi anni: infatti è dal gennaio 2009 che il canone per il possesso del televisore (la dicitura della tassa è questa) cresce di anno in anno di 1,50 euro, passando così dai 106 euro che erano a fine dicembre 2008 ai 112 che saranno nel 2012. Quest’ ultimo rincaro di un euro e mezzo dovrebbe fruttare alle casse della Rai una quarantina di milioni. L’ evasione del canone Rai è valutata fra il 28 e il 30 per cento, forse la più alta in Europa, tra canoni ordinari – quelli che riguardano la gran parte degli utenti – e quelli speciali, per un totale di diverse centinaia di milioni di euro all’ anno, forse addirittura di 600 o 700 milioni. In assenza di correttivi sull’ uno o sull’ altro fronte il 2012 per la Rai si avvia a un bilancio in rosso di 150 milioni di euro a causa dei diritti sportivi, che negli anni pari sono sensibilmente gravosi per l’ azienda a causa degli appuntamenti quadriennali che si succedono: in particolare, l’ estate prossima ci saranno gli Europei di calcio e le Olimpiadi di Londra. Fra le ipotesi per combattere l’ evasione del canone c’ è quella di inserirlo in una delle bollette che sono recapitate agli italiani. In più d’ una occasione il vertice della Rai ha affermato che il recupero dell’ evasione consentirebbe di ridurre l’ importo del canone o di tener conto delle fasce di reddito, tutelando così le categorie meno abbienti, che sono quelle che di solito hanno nella televisione la compagnia più costante e fedele. Da Torino e Roma parte la corsa del biglietto del bus Tra aumenti dei biglietti e tagli delle corse il 2011 è stato un anno costoso per i forzati di bus, tram, metro e treni regionali. Il 2012 non sarà rose e fiori, con grandi città come Torino e Roma che hanno già annunciato un nuovo salasso e altre destinate a seguirle a ruota se le regioni continueranno a sforbiciare i trasferimenti per il trasporto pubblico urbano e se le aziende municipali non daranno migliore prova di se. Il 21 dicembre, con un accordo tra Regioni e governo, gran parte dei finanziamenti sono stati recuperati. Per gli aumenti già scattati non c’ è niente da fare, ma altri scatteranno comunque. Intanto a lo pagare scotto sono gli utenti di piccole e grandi città, che quest’ anno hanno dovuto fare i conti con un “caro biglietti” che è stato in media del 20%, secondo le stime di Asstra, l’ Associazione che rappresenta le imprese di trasporto locale. La situazione cambia ovviamente sensibilmente da città a città e per farsene un’ idea basta perdere un po’ di tempo a navigare tra i vari siti aziendali. Per ora la stangata maggiore l’ hanno subita gli abitanti di Milano e Perugia, dove il prezzo del biglietto “a tempo” è passato da un euro e un euro e cinquanta. Un aumento del 50% che almeno a Milano è stato compensato dal fatto che l’ abbonamento mensile non ha subito ritocchi. Aumenti del 20% del biglietto li ha dovuti subire chi abita a Bologna, Brescia, Parma e Cagliari. Poco meglio è andata agli abitanti di Venezia e Mestre (+18%). E per chi si è salvato nel 2011 la stangata sembra essere dietro l’ angolo. L’ Atac a Roma ha già fatto sapere che a giugno il biglietto passerà da un’ euro a 1,5 e l’ abbonamento mensile da 30 a 35 euro. Stessa cosa si preannuncia Torino, dove la Gtt dovrebbe portare a 1,5 euro il biglietto (+50%) e aumentare tra il 14 e il 19% il prezzo dell’ abbonamento. Altrove, per ora, bocche cucite ma dall’ Asstra fanno capire che difficilmente non ci saranno ritocchi all’ insù dove le Regioni sono andate giù pesanti nello sforbiciare i finanziamenti: da qualche parte i soldi devono entrare. Così “a rischio” di aumenti sono anche gli utenti delle città campane (dove il taglio dei finanziamenti è stato del 23%), della Liguria (-12%), della Toscana (-9% per il trasporto su gomma) e del Veneto (-11,5%). C’ è poi il sospetto che le amministrazioni regionali abbiano utilizzato parte delle risorse destinate al trasporto urbano per “coprire” i contratti di servizio con Trenitalia. Ossia per finire di pagare i treni dei pendolari. Che intanto pagano più cari convogli che continuano ad essere spesso sporchi, in ritardo e sempre di meno, come testimonia l’ indagine di Legambiente sui tagli delle corse: -19, 5% in Veneto (solo – 5% per Trenitalia), -12 in Liguria, -10 in Campania ed Abruzzo, per citare gli esempi più eclatanti. Meno treni ma più cari: del 23,4% in Lombardia, del 25% in Abruzzo, del 20% in Liguria, del 12,5% in Campania, del 10% in Piemonte ed Emilia. Forse davvero troppo per convogli che continuano ad essere anche i più lenti d’ Europa, con una media di 35,5 chilometri orari che è nettamente distante dalla velocità con cui i pendolari viaggiano in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna.

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