10 Maggio 2018

Il “telefonino” entra in classe

Generazione sempre connessa: smartphone e iphone potrebbero entrare in classe. Sulle pagine online del Ministero è visibile il programma didattico che si intitola “Educazione civica digitale”. Contiene linee guida che suggeriscono agli insegnanti un più efficace utilizzo delle tecnologie informatiche con istruzioni e indicazioni di lavoro, consigli didattici, materiali d’ aula ad uso di insegnanti, studenti e genitori. Il documento costituisce un primo passo verso le novità che la ministra Fedeli ha anticipato lo scorso gennaio nell’ ambito di “Futura”, la tre giorni bolognese sulle tecnologie a scuola. Gli insegnanti, aveva esordito la Fedeli, non devono temere gli strumenti quotidiani tanto cari alla generazione dei nativi digitali, ragazzi e giovani che crescono nell’ era della connessione permanente. Al contrario, devono attrezzarsi per imparare a farne un uso più ampio, soprattutto alternativo a quello individuale, e provare a trasformarli in mezzi didattici speciali. A Bologna si era ventilato l’ arrivo di una circolare di “sdoganamento” in classe degli smartphone, iphone e tablet di proprietà dei singoli studenti. Una svolta in netto contrasto con le regole esistenti in ogni istituto che ne vietano l’ uso durante le ore di lezione. Dunque nell’ immediato futuro della scuola sono previste attività didattiche da svolgersi con l’ ausilio dei telefonini, quei mezzi di connessione personale da cui i giovani si staccano con grande difficoltà. Anche in questa circostanza si sono formate due principali fazioni: i sostenitori dello smartphone in classe, esperti e non, che plaudono al suo ingresso tra i banchi di scuola. Con quali argomentazioni? Soprattutto l’ urgenza di stare al passo con i tempi e la necessità di sfruttare le tecnologie per lezioni più condivise dai giovani. Sono stati i dirigenti scolastici a mostrarsi cauti verso la proposta mentre i docenti, almeno quelli presenti alla convention di Bologna, hanno manifestato un discreto entusiasmo per tale programma. Gli scettici invece sottolineano i pericoli di una svolta come questa: azzerati gli sforzi per bandire cellulari e tablet dagli zaini e dalle tasche di scolari e studenti, si affaccia il rischio di una loro circolazione non più controllabile. Smartphone e tablet, con la scusa dei motivi di studio, resterebbero sempre accesi. Nel mezzo c’ è chi si domanda se la scuola ha proprio bisogno dei cellulari durante la permanenza in aula, dopo che si è tanto discusso sulla necessità di tenere disconnessi i ragazzi almeno per poche ore al giorno. Tanto più che per navigare in rete a scopi didattici possono bastare i laboratori di computer esistenti dovunque e le ormai diffuse LIM, le lavagne interattive che possono collegare l’ intera scolaresca a Internet ma sempre con un docente alla guida. Rimane poco comprensibile l’ entusiasmo della ministra Fedeli. Che ne pensa del parere degli esperti sull’ assenza di significativi miglioramenti nel rendimento scolastico di chi fa un uso massiccio di PC e di Internet? Dei disturbi nelle relazioni interpersonali, del bullismo rafforzato e amplificato dalla rete, del potenziale di distrazione causato dagli strumenti tecnologici, dell’ assuefazione ai limiti del patologico di certi giovani? Nel frattempo il Codacons ha annunciato ricorsi a tutela della salute dei minori con una posizione che non ammette repliche: lo smartphone in classe sarebbe pura follia.
margherita giromini

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