22 Gennaio 2011

Il Tar dice “no” alle classi pollaio

ROMA – No alle “classi-pollaio”. Entro 12 giorni il ministero dell’ istruzione emetta il Piano generale di riqualificazione dell’ edilizia scolastica. Questo è il messaggio chiaro che proviene dal Tar del Lazio che ha accolto una class action che il Codacons definisce «la prima azione collettiva contro la pubblica amministrazione accolta in Italia». Poche ore dopo, la risposta del ministero: il ricorso presentato al Tar del Lazio «é destituito di qualsiasi fondamento perché le classi con un numero di alunni pari o superiore a 30 sono appena lo 0,4% del totale». Tutto inizia giusto un anno fa, quando l’ associazione diffida i ministeri competenti (Istruzione, Interno, Economia, Innovazione) e gli Uffici scolastici regionali, ad adottare entro 90 giorni quanto previsto dalla legge in materia di formazione delle classi scolastiche. Numerose, infatti, erano state le segnalazioni di insegnanti, studenti e genitori per lamentare una diffusa inosservanza degli indici minimi di edilizia scolastica e dell’ indice di massimo affollamento. Per il ministero, il Codacons era troppo generico né il caso era di sua competenza. Il passaggio successivo non poteva che essere chiedere d’ intervento dei giudici amministrativi. Ieri la risposta del Tar: «Il maggiore affollamento delle aule e la relativa inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrità e vivibilità – si legge nella sentenza – costituisce implicazione di carattere strutturale non risolubile attraverso misure di carattere meramente organizzativo, ma unicamente affrontabile attraverso una mirata riqualificazione edilizia degli edifici e delle aule». E poi, l’ analisi impietosa: «A dispetto dell’ imperativo legislativo, l’ anagrafe non ha avuto, per lungo tempo, compiuta ed efficace attuazione». Per il Tar, il fatto che i ministeri competenti abbiano creato un elenco delle scuole in situazione potenzialmente critica, è «cosa diversa dal Piano generale di riqualificazione dell’ edilizia scolastica e può qualificarsi e al contempo giustificarsi solo quale misura urgente e provvisoria». In definitiva, nessuna misura definitiva è stata emanata; i ministeri dell’ istruzione e dell’ economia, dovranno emanare di concerto il Piano generale «entro 120 giorni dalla comunicazione o notificazione della presente sentenza, all’ uopo utilizzando le risorse strumentali, finanziarie ed umane già assegnate in via ordinaria e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Paolo Montalto.

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