23 Agosto 2001

Il primario: «Lo prendo anch?io ma ho paura»

Il primario: «Lo prendo anch?io ma ho paura»



RIETI ? «Il Lipobay? Si figuri, lo prendevo anche io. Me lo sono prescritto per un bel po? di tempo, poi ho smesso e sono passato al Torvast». Annibale Papa non è un malato qualsiasi, non è un medico di base, è il primario di “Medicina 2“ del De Lellis di Rieti, il reparto che il 26 maggio scorso licenziò la cartella clinica di Gino Scoppetta, il pensionato di Cittaducale morto poi il 9 luglio in ospedale a Terni ufficialmente a causa di una neoplasia polmonare e della cui vicenda si sta occupando il pm reatino Fabio Picuti, in base ad un esposto-denuncia raccolto dal Codacons. Quello di Rieti è il primo caso italiano in cui un decesso è stato collegato alla questione Lipobay.

«Effetti collaterali del farmaco della Bayer? – spiega il professor Papa – molti. E diversificati».
Professore, è giustificabile il panico di questi giorni? «Mi ascolti, io intanto giustifico il mio. Per quanto mi riguarda uno degli effetti collaterali più visibili è la bile che sto producendo in quantità industriale». Con chi ce l?ha in particolare? «Le controindicazioni del Lipobay, parlo della rabdomiolisi, gli attacchi cioè al tessuto muscolare striato portati dalla cerivastatina, alla Bayer, ma non solo alla casa di Leverkusen, erano noti sin dal ?97».

Crisi del tessuto striato. Cosa significa? «Che le cellule degradano, liberano creatina e alterano la funzionalità epatica e renale».
Poco prima di morire Gino Scoppetta, 71 anni, venne aggredito da due collassi e fortemente debilitato da un blocco renale. Questi episodi si possono ricondurre all?uso che il pensionato faceva del Lipobay? «Non abbiamo elementi per stabilirlo. E sarà difficile, molto complicato, provarlo». Le cartelle cliniche sono a disposizione della magistratura. «Ognuno di noi può farsi un?idea, ma ipotizzare concause è difficile, stabilirle ancora di più». Oltre le ipotesi lei che idea si è fatta? «Un blocco renale si può associare al ricorso frequente alle stamine, ma anche a tante altre cose. Ma il problema, con tutto il rispetto che si deve a una persona scomparsa, è più ampio e di carattere generale». Cioè? «La guerra che le multinazionali Usa stanno portando alla Bayer come sappiamo ha altre origini. Pfizer, Glaxo, Bristo-Myers eccetera stanno giocando duro perchè di mezzo c?è da occupare una fetta di mercato imponente. La Bayer sta per introdurre nel mercato il Vandenafil, un farmaco succedaneo al Viagra dalle “condizioni avverse“ praticamente inesistenti. Un prodotto che stenderebbe al tappeto le rivali. E poi bisognerebbe parlare delle altre, sin troppo note questioni».
Ne parli, se crede. «Mi riferisco naturalmente alle pressioni, davvero irresistibili, che le farmaceutiche esercitano sui cattedratici, sulle Università, sui ricercatori. Un esempio su tutti. Per accelerare la penetrazione nel nostro mercato, alla italiana Chiesi la Bayer ha appaltato la produzione di un farmaco a base di cerivastatina, dunque con il medesimo principio attivo presente nel Lipobay. Eppure quel prodotto è ancora in commercio».

Lei ha fatto riferimento ai cattedrattici. Ha qualche esempio concreto da proporre? «Tempo fa a Rieti organizzai due seminari sulle alterazioni dislipidemiche, sull?aumento cioè dei trigliceridi e del colesterolo e sull?uso e l?abuso delle statine. Al professor Mannarino, della Clinica medica di Perugia, e a un collega della Cattolica di Roma, chiedemmo quali fossero a loro avviso i criteri per valutare correttamente i dosaggi. Nessuno dei due seppe rispondere».

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