12 Dicembre 2014

IL PRESIDENTE DEL CODACONS A CERNOBBIO: ECCO COME CONTRASTARE L’ILLEGALITÁ DILAGANTE

IL PRESIDENTE DEL CODACONS A CERNOBBIO: ECCO COME CONTRASTARE L’ILLEGALITÁ DILAGANTE

“In Italia ingoiamo cose come la vicenda del Mose, o di Expo 2015, o lo scandalo del calcio truccato”. Dal palco di Cernobbio – nell’ambito del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione – il Presidente del Codacons Carlo Rienzi ha parlato di legalità: un’eterna questione italiana, se possibile ulteriormente riproposta dai recenti casi di cronaca.
Nel corso dell’intervento – online all’indirizzo www.youtube.com/watch?v=VP2H7wPqIxE e trasmesso su CodaconsTv (ch. 695, streaming www.codacons.it) – Rienzi ha parlato delle forze che in Italia si oppongono all’auspicata “normalizzazione” del Paese, chiamandole per nome: “Quando un giudice come il povero Caselli tenta di fare qualcosa per i cittadini […] appena se ne va gli distruggono le norme”.
Il tema cruciale è quello relativo alla risposta da opporre ai comportamenti criminali: “di fronte a questa illegalità diffusa, anzi diffusissima”, infatti, “la risposta è pari a zero”.
E anche qui, responsabilità e mancanze vanno elencate con precisione: se “l’Antitrust dopo 7 mesi archivia senza fare un atto di istruttoria”, “i Pubblici Ministeri archiviano quasi tutto”, “il Legislatore autorizza le intercettazioni per i reati di frode alimentare, e poi si scopre che ci sono dieci sentenze all’anno che passano in giudicato su 10.000 o 100.000 denunce dei NAS”.
Il Presidente del Codacons, insomma, centra l’attenzione sulla mancanza di un adeguato livello di punizione, che di fatto autorizza e anzi incentiva i comportamenti scorretti, ingannevoli, truffaldini; la cronaca, di casi esemplari, è piena. “Pensate che quando un cartello di aziende hanno imbrogliato sull’Rc Auto, hanno avuto una multa che è 50 volte inferiore rispetto a quello che avevano incassato con l’imbroglio, quindi ovviamente hanno interesse a continuare a imbrogliare”.
E ancora più clamoroso è l’esempio del “cartello” a sostegno del (carissimo) farmaco Lucentis contro la maculopatia, a scapito del (molto) più economico Avastin, stretto tra i colossi del farmaco Roche e Novartis: 182 milioni di sanzione, 15 miliardi di fatturato. Una sproporzione talmente marcata da rendere di fatto inutile la sanzione: “Che mi frega di continuare a distruggere i poveri cittadini che non vedono, se io ci guadagno tanto!?”.
Per cominciare a contrastare con maggiore efficacia l’illegalità dilagante, allora, bisogna partire da qui: individuando e imponendo “livelli di punizione che diano soddisfazione ai cittadini”. Per questo, Rienzi ha concluso il suo intervento proponendo due soluzioni al problema: l’introduzione di regole e controlli accettati volontariamente da parte delle aziende e svolti da enti terzi e imparziali; ma soprattutto un’inevitabile, profonda revisione dei nostri comportamenti individuali, perché – al netto di norme, leggi e delibere – “se il sentimento della legalità non nasce dentro di noi, sarà impossibile mettere un freno all’illegalità dilagante”.

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