19 Maggio 2012

Il pasticcio della tassa su cani e gatti animalisti in rivolta, poi il dietrofront

Il pasticcio della tassa su cani e gatti animalisti in rivolta, poi il dietrofront

ROMA – La parola «tassa» ha magicamente risvegliato l´attenzione politica sui diritti degli animali, ieri, quando si è saputo che una nuova imposta avrebbe aggravato i proprietari di cani e gatti. Alzata di scudi e ritirata, in un bailamme di dichiarazioni riguardo uno degli articoli del disegno di legge sul randagismo attualmente in discussione alla Camera, presentato dalle deputate pdl Jole Santelli e Lorenza Rubini Ceccacci, di cui è relatore Gianni Mancuso. Ai comuni, secondo il testo, la facoltà di deliberare l´istituzione di una tariffa che andrebbe a finanziare iniziative di prevenzione del randagismo. Un emendamento dell´Idv, approvato dalle commissioni, esonererebbe dal dazio chi abbia adottato un animale presso canili municipali. Fulminea la reazione delle associazioni animaliste e ambientaliste. Tanto che il sottosegretario all´Economia Gianfranco Polillo, che aveva garantito il parere favorevole del governo, su Twitter fa dietrofront: «Tranquilli, nessuna tassa sugli animali domestici, era solo una battuta nei confronti di un deputato che l´aveva proposta». D´altronde si era scatenata una vera e propria rivolta. «Una tassa di questo tipo, oltre a essere discutibile sul piano etico, finirebbe per essere un vero e proprio boomerang poiché non solo favorirebbe nuovi abbandoni ma disincentiverebbe anche le adozioni nei canili», dice Carla Rocchi, presidente dell´Ente nazionale protezione animali. Per Angelo Bonelli, presidente dei Verdi «è inconcepibile mettere una tassa sugli amici, perché questo sono gli animali d´affezione; si tratta di un´iniziativa utile solo a spaventare la gente, aumentando abbandoni e randagismo». Quindi, l´anatema contro il provvedimento è bipartisan. «Vergognatevi, ministri senza cuore» dice Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra. «Clima fantozziano» accusa Massimo Corsaro, vice presidente vicario Pdl alla Camera. «Le pagheranno loro, le tasse?» ironizza Gianni Alemanno. L´ondata di sdegno tocca il suo apice con il Codacons: «Idea malsana e pericolosa che danneggerà tutti». Pure Fabrizio Cicchitto nega l´appoggio alla proposta: «L´ipotesi di una tassazione su cani e gatti è del tutto destituita di fondamento». «La proposta di legge, relativa soprattutto ai canili municipali, per mancanza di copertura finanziaria è rimasta ferma» spiega Jole Santelli. «È stato il Pd a chiedere, ora, questa tassa come copertura. Come presentatrice sarei lieta se il ddl passasse, ma non a costo di inserire nuove tasse. Si tagli su altro semmai». Amareggiato Mancuso, fra tutti il più motivato a riformare la 281 del 1991, legge quadro sul randagismo fra le più progredite del mondo: vieta infatti di sopprimere gli animali nei canili e anche di cederli alla sperimentazione (questo aspetto è considerato un fondamentale ostacolo a uno dei punti previsti dalla Direttiva europea sulla sperimentazione, che verrà recepita a breve). «Dopo uno sforzo titanico per fare una nuova legge che affronti ogni aspetto del rapporto uomo-animali, mi dispiace che se ne parli solo adesso e in merito a un aspetto secondario. L´entità della tassa, poi, era contenuta,10-30 euro pro capite, da applicare a discrezione dei comuni. Avrebbe permesso di raccogliere fondi da reinvestire per politiche sugli animali». Pochi sanno che la 281/91, legge finanziaria, in tempi più floridi, prevedeva fondi alle regioni soprattutto per sterilizzare gli animali, l´unico vero rimedio al randagismo, ma a un certo punto si scoprì che diverse regioni del sud nemmeno attingevano ai finanziamenti previsti perché non ne facevano richiesta.

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