IL PALAZZO TREMA
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fonte:
- Il Manifesto
Ben al di là di una «banale» ingerenza governativa, ben oltre le storie di ordinaria censura, qualcosa di più e di diverso dagli ormai soliti attacchi all’informazione. La giornata che precede la messa in onda della puntata di Annozero con ospite Patrizia D’Addario dà il segno di un impazzimento. Alla violenza dell’offensiva si unisce il segno della disperazione. Un mix micidiale, fuori controllo, che vede il presidente del consiglio Silvio Berlusconi impegnato in un corpo a corpo contro tutti e contro se stesso. La possibilità che si materializzi il fantasma della «escort di Bari», l’impossibilità di relegarlo nella fiction e nella leggenda, terrorizza il premier più di una sentenza Mills, più di un lodo Alfano, più di un ammutinamento di Gianfranco Fini e delle sue truppe. E così, fin dal mattino, il Cavaliere cerca in tutti i modi di oscurare l’uragano Patrizia. Convoca a palazzo Grazioli Bruno Vespa e Maurizio Belpietro, direttore di Libero nonché unico rappresentante della destra autorizzato a presenziare al programma di Michele Santoro. Sconvolge ancora una volta la scaletta di Porta a Porta, dove spedisce il suo viceministro alle comunicazioni Paolo Romani a rispondere a Santoro (ieri sera in seconda serata, per l’occasione in diretta), e fa sapere da Belpietro di essere «indignato» perché il servizio pubblico non dovrebbe dare spazio a «certi personaggi», donne che evidentemente vanno bene per palazzo Grazioli finché restano sorridenti e mute. E, nella furia, Berlusconi scatena il capogruppo alla camera Fabrizio Cicchitto contro il vertice della Rai – compreso il direttore generale Mauro Masi, spedito a viale Mazzini direttamente da palazzo Chigi – accusato di non saper far fronte all’emergenza. Il presidente dei deputati pidiellini Cicchitto fa una lista non troppo ragionata di trasmissioni del servizio pubblico (ci mette pure quella di Gad Lerner, in onda su La 7) esempio di «faziosità ripetuta e a senso unico contro il governo Berlusconi», una «faziosità prima mai verificatasi», dimostrata dal fatto che alcuni dei programmi messi all’indice si siano contesi Patrizia D’Addario come ospite. La lista di proscrizione comprende Annozero e trasmissioni di Raitre come In 1/2 ora (condotta da Lucia Annunziata), Parla con me di Serena Dandini, Ballarò, Report, Che tempo che fa. Distratto dalla foga, Cicchitto ci infila pure L’Infedele, appunto: non è la Rai, ma è come se. Di fronte a una simile vergogna, il capogruppo segnala che invece si distingue Porta Porta, «fondamentalmente neutrale» (nel frattempo Vespa era dal Cavaliere «a parlare del mio libro», certo). Conclusione-avvertimento di Cicchitto: «A questo punto il presidente, il direttore generale, i membri del consiglio di amministrazione della Rai sono di fronte a un problema di fondo con il quale devono fare i conti. Finora le risposte sono largamente insoddisfacenti e segno dell’arroccamento di una parte e dei complessi di inferiorità dell’altra». Segue attacco alla manifestazione di domani sulla libertà di stampa. Intanto gli arroccati e i complessati (tra questi ultimi il direttore generale Mauro Masi) sono riuniti al settimo piano di viale Mazzini per approvare un nuovo pacchetto di nomine, ma non solo. Nella lunghissima seduta del consiglio d’amministrazione si parla ovviamente anche di Annozero. Ma alla fine il dg Masi, almeno apparentemente, non risponde al pressing dell’editore di riferimento. Perché, riferiscono i presenti, conclude la riunione sostenendo che sì, la puntata serale del programma di Michele Santoro presenta «forti rischi», ma aggiungendo che non è sua intenzione prendere provvedimenti preventivi. Valuterà, semmai, dopo la messa in onda del programma. E il direttore generale, sollecitato dal consigliere del Pd Nino Rizzo Nervo che, dati alla mano, sottolinea la scarsa presenza dell’opposizione nei telegiornali del servizio pubblico, ricorda anche di aver inviato una lettera ai direttori di testata raccommandando equilibrio. La riunione del cda si conclude con la certezza che Santoro andrà in onda, ma poi viene fuori il parere dell’ufficio legale di viale Mazzini che mette tutto in discussione (non proprio tutto: solo Patrizia D’Addario). Un’arma, quella degli avvocati Rai, usata spesso per contrastare trasmissioni sgradite al Cavaliere. In pieno delirio, Sua emittenza non sembra però azzeccarne una. Non solo perché non riesce a avere la meglio sul «fantasma di Bari». Ma anche perché l’istruttoria annunciata dal viceministro Romani contro Annozero per la puntata d’esordio, per ora si ferma davanti al Tar del Lazio. Il ministero dello sviluppo, appellandosi al contratto di servizio con la Rai, pretendeva di convocare i vertici della tv pubblica per verificare la violazione del pluralismo da parte di Santoro. La convocazione (che non spetta al governo) è stata poi derubricata a «richiesta di colloquio». E nel frattempo il tribunale amministrativo ha invece formalmente convocato i legali del ministero guidato da Claudio Scajola nonché gli avvocati dei vertici Rai per il 6 ottobre. L’inziativa fa seguito al ricorso del Codacons che ha chiesto la sospensione dell’istruttoria del governo contro una singola puntata di una singola trasmissione. Una mossa, secondo l’associazione dei consumatori, «gravissima e illegittima». Il «colloquio» tra i responsabili del ministero e i dirigenti Rai si dovrebbe tenere l’8 ottobre, ma a questo punto tutto è possibile. Nell’attesa, il Cavaliere furibondo deve incassare la sconfitta nel match con Patrizia D’Addario. Nel corso della convulsa giornata si decide anche di cancellare il question time alla camera con il ministro per i rapporti con il parlamento Elio Vito, che avrebbe dovuto dare risposte sulla famosa «istruttoria» contro Annozero. E così a tarda sera, resta solo il viceministro Paolo Romani. A lui è affidata la mission impossible: contrastare l’urgano Patrizia dal salotto di Bruno Vespa. E l’opposizione parlamentare alza la voce, ma non troppo. Si protesta, certo, contro la lista stilata da Fabrizio Cicchitto. Ma di fronte al cosiddetto «Papigate» anche il centrosinistra fa ancora molta fatica a orientarsi.
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