Il nuovo assalto alla diligenza della Siae
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fonte:
- Il Manifesto
Caro Direttore, credevo che il Cda della Rai composto solo da rappresentanti della Cdl con un presidente di garanzia che si è perso nel nulla, potesse essere un caso unico di scorrettezza e di accaparramento del potere in Italia, ma mi sbagliavo. Tutto quello che ha a che fare in qualche modo con la comunicazione e la cultura deve finire in mano dell`attuale coalizione di governo senza nessun tipo di rispetto verso la democrazia. La conferma di queste realtà viene dalle recenti vicende della Siae, dove tre consiglieri d`amministrazione del gruppo che ha vinto le elezioni interne e lo stesso presidente sono attualmente esclusi dall`amministrazione della Società stessa mentre un Cda dimezzato formato da tre consiglieri di nomina governativa, da un altro troppo generosamente ceduto all`opposizione dai vincitori delle elezioni e da un altro ancora (eletto per il decesso del consigliere Antonio Marrapodi) passato disinvoltamente dall`altra parte della barricata, legiferano e decidono del destino di una società, la cui esistenza può essere discussa, ma finché c`è deve essere amministrata secondo la volontà della maggioranza degli iscritti. Succede infatti che il vice ministro dei Beni culturali Antonio Martuscello, pur avendo avuto da un paio di mesi il silenzio-assenso delle Commissioni cultura di Camera e Senato, non si decide ancora a dare il via libera al reintegro di Franco Migliacci nel suo posto di presidente della Società Italiana Autori ed Editori e con lui dei consiglieri Giovanni Natale, Ivan Cecchini e Diego Cugia, tutti rieletti fin dal 21 dicembre 2004 dall`Assemblea rappresentante la base associativa. Martuscello non compie questo atto per le pesanti pressioni di diversi settori del suo partito (An) e di altri del resto della Cdl decisi a fare della Siae il loro nuovo terreno di caccia. Questi politici, approfittando di un errore procedurale fatto dal commissario Mauro Masi (ora direttore generale a Palazzo Chigi) il giorno della prima assemblea degli eletti dopo le votazioni del 3 giugno 2003, sono riusciti, attraverso un capzioso ricorso del Codacons, a far annullare dal Consiglio di Stato la nomina dei membri del Cda, espressione della volontà degli iscritti, e a farlo ripetere. Migliacci e gli altri consiglieri sono stati rieletti, ma il vice ministro Martuscello non se ne dà per inteso. Nelle more di una Siae decapitata per mesi del suo vertice queste lobby politiche hanno continuato a tentare di eliminare Migliacci e gli altri eletti dall`Assemblea, con la scusa di una presunta ingovernabilità della società. E` un vero e proprio assalto alla diligenza e al bottino che la Siae rappresenta (un milione di euro, cioè duemila miliardi di vecchie lire) con 60.000 iscritti. L`autore dei versi di Nel blu dipinto di blu e di tanti successi internazionali che l`assemblea pregò di accettare la presidenza dopo il rifiuto di Ennio Morricone per motivi di lavoro, ha ben amministrato (come l`Assemblea stessa gli ha riconosciuto) nel breve spazio nel quale gli è stato permesso di farlo. Così, i consiglieri di nomina ministeriale (con la connivenza del consigliere dell`opposizione Guariso, scelto come sostituto presidente) hanno, nel frattempo, compiuto un colpo di mano. Hanno designato come direttore generale Giovanni Profita, reduce da un passaggio alla Direzione cinema del ministero, che ha lasciato parecchie macerie. Questo precedente non ha impressionato però la parte di Cda superstite che proprio martedì scorso, tenendo ancora una volta in nessun conto il parere degli iscritti, ha conferito pieni poteri di gestione senza limiti di spesa a Profita stesso che, quando aveva preso possesso del suo incarico, aveva subito tentato di sostenere l`esistenza di un buco di bilancio, prontamente sconfessato dalla stessa Assemblea. Un colpo di mano sprezzante nel metodo perché, di fatto, a coloro che producono le risorse della Siae, si rendeva noto: «Non contate nulla. I soldi li mettete voi ma il gioco lo dirige il Ministero e quindi la logica politica». Questo mondo disinvolto non aveva tuttavia fatto i conti con l`unità ritrovata fra autori, editori e discografici, rappresentanti dei tre quarti dell`Assemblea che il 21 dicembre ha rieletto Franco Migliacci presidente e confermato gli altri consiglieri appiedati dal Consiglio di Stato. A quel punto, con una una miseranda campagna messa su contro Migliacci, è venuto però in soccorso il Codacons (ma chi è il Codacons? Chi gli ha conferito il potere di rappresentarci?). Una campagna, inoltre, basata su un`accusa, contro il famoso paroliere, di molestie sessuali archiviata più di vent`anni fa dal giudice competente. L`azione ha una valenza ancora più preoccupante se si viene a sapere che l`avvocato Rienzi del Codacons non sopporta Migliacci e il suo Cda che hanno sospeso il pagamento di una sua parcella di 570 mila euro per prestazioni professionali svolte per la Siae durante i tre anni di commissariamento di Mauro Masi. Una parcella della quale un tribunale deciderà la congruità. Mi sfugge che rapporto possa esistere fra la avvilente campagna del Codacons e la capacità o meno di Migliacci, scagionato dalla giustizia del nostro paese, di guidare il Cda che dovrebbe rifondare la Società autori ed editori. La Siae funziona con il sistema dei mandatari, coloro che controllano e incassano i diritti nei locali pubblici di tutta Italia percependo una sostanziosa percentuale. Insomma, un mestiere ambito, anche per la sua presenza e influenza politica sul territorio. Non a caso, proprio il commissario Masi, poco prima di lasciare l`incarico (e non si sa se poteva farlo, visto che era già stato nominato un Cda) ha enucleato dai compiti della direzione generale la prerogativa di incassare direttamente le percentuali Siae dell`attività del palazzo Lottomatica di Roma per affidarlo, come mandatario, al figlio del senatore Pedrizzi di An, uno dei più attivi nella campagna contro Migliacci. Un incarico, considerata la massa dell`attività dell`impianto, che garantisce 17.600 euro al mese di percentuali. Una degli autori che giustifica l`azzeramento dell`attuale struttura della Siae è Giulio Rapetti, in arte Mogol, meritatamente ricco e famoso per i successi ottenuti nello stesso mestiere di Franco Migliacci, ma con ancora non sopiti aneliti, dopo la fondazione del suo Cet, Centro europeo Toscolano, di diventare il più importante manager della musica in Italia. Mogol è sostenitore degli accordi privati fra fazioni ed è convinto che il risultato sancito democraticamente dalle elezioni interne faccia parte di un mondo ormai superato. Non entro in discussione su questo argomento, mi parrebbe inutile, ma come rappresentante del settore «opere letterarie» eletto nell`Assemblea Siae, chiedo al Ministro Urbani, di cui conosco l`equilibrio, di far rispettare l`elementare principio democratico che ha portato all`attuale governo della Società. Un governo bloccato da mesi per un cavillo procedurale e insultato da mesi, con modi violenti che anche Mogol dovrebbe stigmatizzare, qualunque siano le sue idee sul modo di amministrare il diritto d`autore nel nostro paese.
Ti ringrazio per lo spazio concessomi.
Gianni Minà
(membro dell`assemblea Siae)
Lettera/raccomandata di rettifica dell`Avv. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, indirizzata al direttore de Il Manifesto:
Al Direttore de Il Manifesto
Gabriele Polo
Fax 06/68719573
al sig. Gianni Minà
Roma, 15/3/2005
Oggetto: Richiesta rettifica
In relazione all`articolo lettera del Sig Gianni Minà, noto estimatore del dittatore cubano Fidel Castro e poco informato delle vicende della Siae, precisiamo in ordine al contenuto, che per la parte riguardante la persona dello scrivente come avvocato privato sarà oggetto di querela come
è stata già proposta contro il sig. Franco Migliacci, cosa c`entra il Codacons in tutto questa vicenda squallida.
Il Codacons quando Minà viaggiava ai Tropici faceva emettere dal CdS la famosa sentenza del 1992 che annullando la discriminazione tra socio ed associato dava anche al povero Minà diritti di partecipazione democratica nell`ente.
Dopo di allora il Codacons ha seguito tutte le storie interne della Siae con occhio vigile come ha fatto anche in occasione del ricorso proposto da Flavio Lucisano e Co. per la illegittima elezione di Migliacci del giugno 2003. Senonchè mentre Lucisano e Co. si sono ``accordati`` con la Siae ottenendo un posto in più nel CdA, il Codacons ha insistito giustamente nell`azione che è stata accolta dal CdS non per un vizio procedurale come il Minà, che nemmeno ha letto la sentenza, scrive, ma per il fatto che la minoranza era stata cacciata dalla riunione con una antidemocrazia e violazione dello statuto che solo a Cuba si può ritrovare.... e se Minà pensa che anche il Consiglio di Stato ce l`abbia con la Siae e/o con i suoi amici del Cda se la prenda con il CdS e non con chi doverosamente fa emettere condanne di comportamenti dittatoriali e illegali.
Quanto poi alla gestione del gruppo Migliacci basta constatare che si sono spartiti tutti i poteri e deleghe tra di loro e si sono anche assegnati centinaia di migliaia di euro all`anno di prebende senza nemmeno avere il buon gusto di astenersi quando le decidevano per se stessi.
Inoltre da una relazione tecnica finanziaria è risultato che dopo che sono stati investiti i milioni di euro della Siae spostando anche banche e compagnie di assicurazioni con strane coincidenze di consiglieri e loro parenti stretti dirigenti di quelle banche, la Siae ha perso solo per gli investimenti a brevissimo termine la bellezza di 900 milioni di euro in un solo anno!! Su tutto questo indaga la Procura di Roma e la Corte dei Conti.
Infine la triste vicenda del Sig. Migliacci ``archiviata`` come eufemisticamente scrive il suo amico Minà non è né triste né archiviata: il Migliacci infatti uscì da quel processo non per archiviazione o assoluzione ma per tardività della querela in quanto in quel tempo la violenza carnale era perseguita solo a querela e non come oggi come pedofilia con pene pesantissime.
Ma non è questo il punto... il punto è che il Migliacci in quel processo ha ammesso di aver frequentato una ragazzina di 16 anni, di averla ricevuta nella propria abitazione, di averle fatto foto al viso, di averle dato soldi per acquistare un body e un paio di stivali da indossare durante un provino, di averla baciata ``per ringraziamento``.
Ossia un comportamento gravissimo e incompatibile con la carica di rappresentante nel mondo anche dei giovani che aspirano ad entrare nel mondo della canzone!!! Se questo a Minà non sembra grave sarà forse per i troppi viaggi a Cuba... a noi sembra gravissimo.
Ed è sembrato gravissimo anche alle Commissioni di Camera e Senato che non hanno affatto dato il silenzio assenso, ma hanno respinto la proposta di Migliacci presidente e solo per i magheggi di alcuni consiglieri e deputati dei Verdi, dei Ds e di Forza Italia, come confessa il Cugia nella allegata mail vergognosa, non hanno esplicitato la bocciatura per indegnità del Migliacci.
La invito a pubblicare la presente a norma della legge sulla stampa nei termini ivi previsti. Si allega ai fini dell`obbligo di rettifica la lettera che fa parte integrante della presente inviata a MilanoFinanza e a Vivaverdi a seguito della quale MilanoFinanza ha rettificato le notizie false e diffamatorie pubblicate.
Avv. Carlo Rienzi
Portavoce Codacons
Allegato 1: mail di Diego Cugia
Allegato 2: richiesta di rettifica inviata a MilanoFinanza
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