29 Gennaio 2009

Il ministro Zaia: Lucca ha fatto bene

Ma il sindaco, sommerso dalle critiche, annuncia modifiche al regolamento Dobbiamo difendere i nostri 4500 prodotti tipici: nei locali degli stranieri potrebbero però utilizzare materie prime locali

  LUCCA. Proprio mentre fa una mezza marcia indietro – e annuncia che cambierà un pochino il regolamento sul cibo "etnico" – il sindaco Favilla trova un difensore insperato: il ministro Zaia. Una bella rivincita per il primo cittadino lucchese, dopo tanti spernacchi, soprattutto dal popolo dei blog – il "guardiano del farro", l’hanno ribattezzato – dopo tanti commenti ironici, anche nei talk show radiofonici, e insomma dopo il diluvio di critiche. Ma ecco che ora il responsabile delle Politiche agricole e alimentati gli spedisce parole di elogio: «Bene ha fatto il sindaco di Lucca ad impedire l’apertura di nuovi ristoranti etnici e fast food nella cinta muraria», afferma il ministro Luca Zaia. E batte – simbolicamente – la mano sulla spalla a Mauro Favilla: «In fondo è un mio allievo. Il filone su cui lavora è il mio. Questa – spiega – non è una battaglia contro qualcosa o qualcuno, ma a difesa del nostro territorio e della nostra agricoltura. Abbiamo 4500 prodotti tipici: ognuno di questi rappresenta la cultura e la storia di un tratto del nostro paese». In una fetta di prosciutto Dop – precisa – un ragazzo può scoprire la storia del territorio. La ricetta di Zaia. Il ministro però va oltre e lancia una sua ricetta di contaminazione cultural-culinaria: «E’ certamente possibile – afferma – conciliare le esigenze dei ristoranti etnici con quelle della nostra agricoltura. Basterebbe che i loro cuochi usassero i prodotti che hanno a disposizione nel territorio». Insomma – esemplifica – il kebab si potrebbe preparare con agnello o manzo nostrano, o magari con i polli delle nostre fattorie. Si userebbero prodotti freschi, e dunque privi di conservanti, e si risparmierebbe sul carburante, inquinando meno. Altro esempio, il riso alla cantonese: perché non prepararlo con le nostre uova, il nostro prosciutto e una delle straordinarie varietà di riso che si coltivano in Italia? «Tutto questo è possibile – afferma Zaia – visto che è già successo in un ristorante cinese che ho inaugurato personalmente». Favilla ci ripensa. Intanto però il sindaco ci ripensa. Infastidito e quasi sorpreso dal clamore e dalle polemiche scatenati dal regolamento, Favilla afferma che l’espressione "ristoranti etnici" può anche essere cambiata, ma in definitiva il succo non cambia: restano fermi il fine e l’impostazione del provvedimento» che vuole evitare la calata della ristorazione veloce dentro le Mura. Favilla non lo dice, ma fa capire che la frase dello scandalo è frutto di una leggerezza, alla quale però – fa notare – non hanno proposto emendamenti nemmeno i rappresentanti dell’opposizione che ora lanciano accuse di fuoco. Il sindaco dunque è pronto a rimediare a quella che ritiene poco più di una "svista", ma vuole che sia ben chiaro che l’impianto del regolamento è giusto e che lui non è disposto a stravolgerlo: «Alcuni termini usati – dice – hanno consentito qualche strumentalizzazione di troppo. Ma il testo è stato approvato in ogni sede di consultazione». Lo scopo dell’amministrazione è impedire che in centro aprano locali dove si somministrino alimenti e bevande poi consumati in strada. La Lega all’attacco. Ma se Favilla ridimensiona il "caso", la Lega è pronta a cavalcare la normativa lucchese a fini politici. «L’Emilia Romagna segua l’esempio di Lucca – afferma il capogruppo regionale Maurizio Parma – vietare l’apertura di ristoranti etnici nei centri storici può servire a contenere il degrado che spesso si accompagna al pullulare di queste attività».  Intanto però le critiche non si fermano: se Street Food parla di "ignominia, Slow Food sostiene che il nemico non è il cibo etnico ma quello di pessima qualità, mentre il Codacons lancia l’allarme sulla grande qualità di sale e di grassi contenuti nel kebab. Rivolta sugli scalini. E su Internet si scatenano i giovani lucchesi, soprattutto i frequentatori di Facebook. è nato un gruppo che si chiama "Basta bigottismo! Sì al kebab in centro storico a Lucca!" che nel giro di un giorno ha raggiunto i 150 iscritti. La proposta più gettonata è quella di mangiare kebab e bere birra sugli scalini della chiesa di via San Paolino o su quelli di piazza San Michele. La proposta, che sta facendo il giro della rete, porta questo nome: "Mangiatevi un kebab quando vi pare". E c’è chi propone la maglietta "I love kebab".

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