Il ministro Alfano: sì a votare anche il lunedì
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fonte:
- L`Unità
Il titolare dell’ Interno propone al governo di tenere le urne aperte ancheil6 eil20 giugno R.P. «Proporrò al governo di votare anche il lunedì sia il 6 che il 20 giugno. Spero che il governo dica di sì». Lo ha annunciato ieri il ministro dell’ Interno, Angelino Alfano, a margine di un incontro elettorale per le Comunali a Milano. «È una proposta di buonsenso che favorisce la partecipazione», è il commento che arriva dal Nazareno alla proposta del Viminale, ma il candidato sindaco del centrosinistra, Giuseppe Sala, ha detto di no, mentre è favorevole Stefano Parisi, candidato sindaco del centrodestra. Ad essere soddisfatto è l Codacons che aveva presentato un ricorso al Tar del Lazio per spostare la data delle elezioni del 5 giugno. Così, a meno di un mese dal voto l’ Unità Sabato, 14 Maggio 2016 i giorni di urne aperte potrebbero raddoppiare. La proposta di Angelino Alfano e potrebbe chiudere la lunga querelle politica che ha segnato la data delle Comunali, con le opposizioni a lungo in trincea contro la decisione di aprire i seggi solo nella giornata di domenica e, peraltro, al termine del lungo ponte del 2 giugno. Il decreto ad hoc potrebbe arrivare già nel Consiglio dei ministri di lunedì ma, se dal Pd aprono alla proposta del titolare del Viminale, e il candidato del centrosinistra a Milano Giuseppe Sala a bocciarla: «Non e una buona idea», ha commentato in modo tranchant. Estendere al lunedì 6 la data delle elezioni potrebbe influenzare l’ affluenza dei votanti, che già si prevede molto bassa con un altssimo rischio astensionismo. E dal centrodestra da settimane si accusa il premier Matteo Renzi di aver scelto il weekend successivo al 2 giugno, la Festa della Repubblica per sfruttare, a suo vantaggio, il fattore “non voto”, non si capisce bene perché. «Votare anche lunedì? Sarebbe più che giusto, visto che Renzi ha scelto una domenica di ponte per far votare meno gente possibile», ha detto Matteo Salvini commentando la proposta di Alfano, applaudita anche da FI e dai due candidati del centrodestra a Roma Alfio Mar chini e Giorgia Meloni. Mentre fonti del Nazareno fanno sapere come la proposta sia «di buon senso perché favorisce la partecipazione». Quella di Sala in effetti è l’ unica voce fuori dal coro: «Dobbiamo lavorare per ridurre un po’ i costi e penso che chi vuole votare, posto che si voterà fino a tardi, anche se è stato via per un ponte lungo, venga a casa e voti». È più difficile, invece, che il governo si muova per un decreto -sanatoria che riammetta le liste escluse per irregolarità, come sta cheidendo Fabio Ramp ell i dei Fra tel li d’ Italia. «Non ci sono precedenti di interventi di sanatoria per procedimenti elettorali, procedimenti che sono rigidi», ha detto Alfano anche se, fanno presente fonti parlamentari, un precedente al riguardo c’ è. Magari non un decreto “tout court”, ma un decreto interpretativo che il governo Berlusconi, per le Regionali del 2010, varò risolvendo il caso dell’ esclusione della lista Formigoni in Lombardia e di quella Polverini nel Lazio. Soluzione trovata su un mare di polemiche, e contestata dal Pd: da un primo “niet” del Colle a un provvedimento che, per riammettere le liste escluse, posticipasse la scadenza dei termini di presentazione. Oggi, a rischiare, sono innanzitutto la lista Fdi a Milano e quella che fa capo a Stefano Fassina a Roma che e stata esclusa anche dal Tar e ora ricorre al Consiglio di Stato. Ma, nonostante i continui appelli di Fdi, fonti della maggioranza Dem escludono che l’ ipotesi sia sul tavolo.
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