30 Marzo 2012

Il giudice Giusti assolto e promosso Secondo il Csm era senza… macchia

Il giudice Giusti assolto e promosso Secondo il Csm era senza… macchia

reggio calabria Un mezzogiorno di fuoco, nel carcere milanese di Opera, attende oggi il magistrato Giancarlo Giusti, che dovrà rispondere – difeso dall’ ex moglie Teresa Puntillo – alle domande del gip Giuseppe Gennari che ha ordinato il suo arresto per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa nell’ ambito dell’ inchiesta della Dda di Milano sulla cosca dell’ ndrangheta dei Lampada. E non sarà un compito né facile né piacevole quello di cercare di spiegare alcuni comportamenti che hanno macchiato la sua funzione di magistrato. «Giusti è un personaggio professionalmente dedito al malaffare e che finora è riuscito incredibilmente e miracolosamente a salvarsi da ogni conseguenza». Così scrive il gip Gennari nella parte di ordinanza dedicata a come il giudice sia riuscito prima ad essere assolto dal Csm nel 2007 e poi “promosso” dallo stesso Consiglio il 3 novembre scorso, prima della sospensione da parte della Sezione disciplinare del Csm. Il gip Gennari ricostruisce la posizione di Giusti davanti al Csm, come uno degli «elementi che lasciano attoniti». «Tanto per iniziare – scrive il gip – nello svolgimento delle sue funzioni di giudice della esecuzione a Reggio Calabria , egli era già incappato in guai amministrativi per avere assegnato beni alla società del suocero». Accadeva nel 2005, quando la società Tridea di Santo Puntillo, padre dell’ ex moglie del magistrato, si aggiudicò un lotto di immobili per quasi 600 mila euro in un’ asta di cui si occupò proprio Giusti. La vicenda fu «oggetto di un’ indagine amministrativa» che si concluse «con nota del 16 settembre 2005 a firma dell’ Ispettorato generale del Ministero» che bocciò l’ operato del magistrato. E rilevò come fosse «non giustificabile e pregiudizievole per l’ immagine della magistratura» il fatto che Giusti assegnasse le consulenze sulle aste sempre a professionisti “amici” tra cui l’ architetto Fabio Pullano: «ben 116 (oltre ai 34 incarichi conferiti alla di lui moglie, arch. Delfino)». E «la moglie di Pullano» era nella società Tridea che si aggiudicò l’ asta. Per il gip «lo schema Indres (dal nome della società con cui Giusti avrebbe agito poi assieme alla ‘ndrangheta nelle aste, ndr) altro non è che la ripetizione dello schema Tridea, che già si era rivelato efficace, vincente e impunito». Infatti, «nonostante il procedimento disciplinare – si legge ancora – con sentenza in data 6 luglio 2007 il Csm assolveva Giancarlo Giusti». Poiché riconobbe a Giusti «la buona fede nel tentativo di riorganizzare un ufficio ereditato in condizioni disastrose». Poi, però, intervenne nell’ aprile 2010 il Consiglio giudiziario di Reggio Calabria, che, scrive Gennari, «evidentemente ha una sensibilità diversa da quella romana» e diede «parere non positivo in ordine alla terza valutazione di professionalità», sostenendo che Giusti ha «operato con inopportuna disinvoltura». Insomma, dice il gip, «nei limiti del linguaggio burocratico consentito, i colleghi di Giusti gli danno sostanzialmente del delinquente». Nonostante però «il parere contrario del Consiglio giudiziario, il Csm in data 3 novembre 2011, riconosceva a favore di Giusti il positivo superamento della terza valutazione di professionalità». In più, conclude il gip, «dagli scritti confessori di Giusti emerge come lo stesso si sia adoperato per perorare la sua causa al Consiglio Superiore». E a quest’ ultimo aspetto ha fatto riferimento il vicepresidente Michele Vietti, sostenendo che il Csm deve fare «autocritica» e imparare ad utilizzare le valutazioni di professionalità «con maggior rigore». Intanto il Codacons oggi presenterà un esposto contro il Csm, che finirà sul tavolo della Procura di Roma e della Corte dei Conti. «In base alle notizie emerse sulla stampa – afferma il presidente Carlo Rienzi – il Csm per ben due volte avrebbe assolto il giudice Giusti, sottoposto a indagine disciplinare e poi ribaltò il parere del Consiglio giudiziario di Reggio Calabria e promosse Giusti sottolineandone il “buon operato nell’ attività del magistrato”. Alla luce degli ultimi eventi che hanno portato all’ arresto del magistrato per corruzione, riteniamo grave il comportamento dei consiglieri che si sono espressi sull’ operato di Giancarlo Giusti, e non possiamo non chiedere a Procura e Corte di Conti di aprire un’ indagine per verificare il corretto lavoro del Csm ». Infine, il giudice Giancarlo Giusti è indagato dalla Dda di Catanzaro dallo scorso anno per alcuni episodi specifici risalenti a quando prestava servizio nel Tribunale di Reggio Calabria. Temporalmente i fatti oggetto di indagine sono antecedenti al periodo preso in esame dall’ inchiesta della Dda di Milano (2009-2010), ma in alcuni casi si sovrappongono, anche se non c’ è alcuna relazione tra le due inchieste. Sull’ inchiesta, il riserbo della Dda catanzarese è massimo, anche perchè, è stato rilevato in ambienti della stessa Procura, allo stato non è stato emesso alcun atto.

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