Il giorno della protesta in Sicilia. Si ferma la Fiat di Termini Imerese, in piazza i lavoratori.
-
fonte:
- Il Mattino
È il giorno della protesta in Sicilia. Si ferma la Fiat di Termini Imerese, in piazza i lavoratori. E il grido di dolore delle mille tute blu, più di quante ci si aspettava, davanti al palazzo della Regione a Palermo, viene rafforzato dal mondo della politica. Le parole di Sergio Marchionne hanno inasprito lo scontro. L’inevitabilità della chiusura di Termini a causa delle difficoltà logistiche (e quindi dei costi di trasporto), prospettata l’altro ieri dall’ad della Fiat, viene contestata duramente. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo annuncia che chiederà al Consiglio dei ministri di affrontare il caso e in questo caso c’è l’obbligo di convocarmi. Raoul Russo, assessore alle Politiche sociali al Comune di Palermo, invita i siciliani all’«embargo popolare», boicottando tutti i mezzi targati Fiat. E Marco Venturi, assessore regionale alle Attività produttive, avanza provocatoriamente un invito al Lingotto: «Ceda stabilimenti e terreni alla Regione al costo di un euro». Non tarda la replica del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Giudicando «comprensibile» una così larga adesione allo sciopero, assicura dai microfoni di Rai Due che «la Presidenza del consiglio segue direttamente la situazione, con l’obiettivo di garantire continuità produttiva non solo per i lavoratori diretti, ma anche per l’indotto, che è vasto». Ma la miccia è stata innescata. E induce il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, a intervenire di nuovo per fare in modo che la sua posizione sul discorso di Marchionne non sia equivocata. Puntualizza: «Ha usato termini eccessivi che gettano benzina sul fuoco». E, poi, ricorda che appena due anni fa «l’ad aveva pensato non solo di mantenere in vita la fabbrica ma anche di portare nuovi modelli». Il segretario nazionale della Uil, Luigi Angeletti, sembra più accomodante. «Sono comprensibili le argomentazioni di Marchionne, ma perché la Fiat non propone una qualificazione della componentistica, che avrebbe costi di trasporto inferiori e risolverebbe il problema occupazionale?», fa notare. Uno sciopero nazionale di 8 ore per l’intero gruppo è comunque in cantiere. Fim, Fiom e Uilm decideranno oggi. Intanto, la Fim-Cisl rilascia la sua dichiarazione di guerra al termine di una riunione nazionale per analizzare il piano Fiat: necessario lo sciopero. E si torna a chiedere al governo di aprire immediatamente un tavolo. Ieri ci sono state più adesioni del previsto allo sciopero. Ai sei pullman programmati per accompagnare gli addetti Fiat da Termini a Palermo se ne sono dovuti aggiungere all’ultimo momento altri due. La delegazione sindacale è stata ricevuta dai capigruppo all’assemblea regionale. La solidarietà è stata unanime. Un ordine del giorno è stato sottoscritto da Mpa, Pdl, Udc, Pd e Gruppo Sicilia per appoggiare la richiesta di Lombardo al governo. Solidarietà che si allarga a livello nazionale. Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, sollecita «una gara internazionale». Mentre l’eurodeputato Rita Borsellino (Pd) denuncia che «a Termini è stata calpestata la dignità di tutti i siciliani». Nascono poi 100 comitati di solidarietà ai lavoratori, promossi dal Codacons, associazione dei consumatori. Il piano Fiat contestato. Ad Arese per protestare contro la decisione del Lingotto di trasferire il centro Stile a Mirafiori, oltre 200 lavoratori bloccano due portinerie della fabbrica. © RIPRODUZIONE RISERVATA
-
Sezioni:
- Rassegna Stampa
-
Aree Tematiche:
- ECONOMIA & FINANZA