6 Luglio 2010

Il Consiglio d’ Europa all’ Italia “Chiarezza sulla sorte di 250 eritrei”

Il commissario ai diritti umani del Consiglio d’ Europa, Thomas Hammarberg, ha chiesto aiuto al governo italiano per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei detenuti in Libia.

Il commissario ai diritti umani del Consiglio d’ Europa, Thomas Hammarberg, ha chiesto aiuto al governo italiano per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei detenuti in Libia.
Con due lettere inviate lo scorso 2 luglio al Ministro degli Esteri, Franco Frattini, e al Ministro degli Interni, Roberto Maroni – il cui testo è stato reso noto solo oggi – Hammarberg ha chiesto al governo italiano di "collaborare al fine di chiarire con urgenza la situazione con il governo libico".
L’ Italia "ha il dovere di vigilare sul rispetto dei diritti umani e di evitare di rinviare migranti, inclusi richiedenti asilo, in Paesi dove rischiano di essere torturati o maltrattati", ha detto Hammarberg.
Dal 30 giugno i 250 eritrei si trovano nelle celle del centro di detenzione di Braq, 80 chilometri da Seba, nel Sud della Libia, dove sono stati trasferiti dal centro di detenzione per migranti di Misurata.
Il gruppo era stato deportato su tre camion container come ‘ punizione’ a seguito di una rivolta scoppiata il giorno prima fra i detenuti che non hanno voluto dare le proprie generalità a diplomatici del loro Paese per paura di essere soggetti a un rimpatrio forzato.
Secondo i numerosi rapporti ricevuti dal Commissario Hammarberg prima del trasferimento degli eritrei da un campo di detenzione all’ altro, "il gruppo sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti da parte della polizia libica, e molte delle persone detenute sarebbero rimaste gravemente ferite".
Sempre in base ai rapporti ricevuti – scrive Hammarberg nella lettera a Frattini e Maroni – tra i migranti, che rischierebbero ora l’ espulsione verso l’ Eritrea o il Sudan, vi sarebbero anche dei richiedenti asilo, e il gruppo includerebbe anche persone che sono state ricondotte in Libia dopo essere state intercettate in mare mentre cercavano di raggiungere l’ Italia.
"Data la recente decisione delle autorità libiche di porre fine alle attività dell’ Unhcr nel Paese, è divenuto estremamente difficile avere conferme sull’ accuratezza di questi rapporti", scrive il commissario che, vista la "serietà delle accuse", domanda all’ Italia di collaborare al fine di "chiarire con urgenza la situazione con il governo libico".
Pd, Idv e Udc hanno chiesto nell’ aula della Camera che il governo informi il Parlamento tempestivamente sulla vicenda.
Sulla questione e’ intervenuto anche il Codacons .
L’ associazione di consumatori ha chiesto, con un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, l’ apertura di una inchiesta sulla vicenda "anche in virtù del trattato di amicizia italo-libico".
"Su quello che sta accadendo in Libia é necessaria una inchiesta internazionale immediata: serve una commissione internazionale dell’ Onu sui campi libici, descritti come dei veri e propri lager", dichiara il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Le violenze descritte è materia da Tribunale penale internazionale".
FRATTINI: SEGNALI DI DISPONIBILITA’ SULLA SORTE DEGLI ERITREI – Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha annunciato da Mosca che "la Libia ha già dato segnali di importante disponibilità" per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei.
"Non escludo che sia permesso ad un rappresentante diplomatico italiano di accompagnare le autorità libiche e di visitare il campo dove questi eritrei sono custoditi", ha aggiunto Frattini.
‘ ‘ In queste ore e’ in corso una delicata mediazione sotto la nostra egida, mediazione che stiamo finalizzando, per poter arrivare all’ identificazione dei cittadini eritrei’ ‘ e ‘ ‘ poter loro offrire un’ occupazione, nella stessa Libia, contro il rischio e la paura del rimpatrio’ ‘ , scrivono i ministri Frattini e Maroni, in una lettera inviata al quotidiano il Foglio..
"Abbiamo scelto una strada diversa da quella della pubblicità – spiegano i ministri – perché siamo convinti che non ci aiuterebbe.
Sappiamo bene che è una lotta contro il tempo".
La mediazione italiana è "in corso in queste ore", spiegano ancora Frattini e Maroni, e vede "in prima fila le Ong italiane".
L’ obiettivo è quello di identificare i rifugiati eritrei "i quali, è bene saperlo – sottolineano – timorosi di farsi identificare rendono impossibile la definizione del loro status" e offrirgli poi "un’ occupazione in Libia".
"L’ Italia – proseguono i ministri- non si è mai sottratta ad un’ attività di sensibilizzazione delle autorità libiche, verso le quali noi abbiamo scelto, nello spirito di una sincera amicizia, di condurre un’ azione discreta e positiva anche in nome e per conto dell’ Europa: come due distinte, ben note ed importanti vicende legate alla soluzione della crisi Libia-Svizzera hanno recentemente saputo dimostrare".
Ma "il destino e la sorte di questi cittadini eritrei non può essere risolto dalla sola nostra e pur privilegiata relazione bilaterale".
Secondo i due ministri – che nella letta rispondono ad un articolo apparso sul Foglio, dal titolo ‘ Appello realista a Frattini e Maroni, ok governo, ma la morte per fame dei profughi e’ anche affar nostrò – "in questa partita si misura ancora una volta tutta la fragilità europea e la prospettiva ‘ del nord’ – preoccupante e sconsiderata – che continua a considerare il Mediterraneo e la sua sponda sud come un ‘ mondo a parte’ ".
Frattini e Maroni sottolineano quindi la necessità di "un’ azione internazionale capace di coinvolgere l’ Onu, le sue agenzie e le altre organizzazioni internazionali".
Ma anche di un "atteggiamento rispettoso della sovranità libica", attaccando il centrosinistra per "il rischio che gli inviti pressanti, e a volte polemici, della nostra opposizione parlamentare rivelino una prospettiva ‘ neocoloniale’ politicamente molto scorretta e assai controproducente dal punto di vista del risultato".

 
 

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