Il comandante e la ballerina quel freddo faccia a faccia in aula “Assurdo essere l’ unico imputato”
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fonte:
- la Repubblica
DAL NOSTRO INVIATOGROSSETO – A distanza, come due che nemmeno si conoscono. Il comandante sul banco degli imputati, lei molto più dietro, affondata nelle poltroncine rosse della platea del teatro Moderno. A Grosseto, dove è iniziato ieri il processo per il naufragio della Costa Concordia: 32 morti, centinaia di feriti e danni ambientali ed economici ancora tutti da calcolare. Francesco Schettino da una parte, Domnica Cemortan dall’ altra. Non uno sguardo, non un incontro, come due perfetti estranei: il comandante e la giovane amica, l’ hostess che aveva lavorato per soli tre mesi sulle crociere Costa e che ,scaduto il contratto, si era regolarmente comprata un biglietto concedendosi la breve vacanza sulla Concordia. Con Schettino («e con altre persone»), aveva cenato in uno dei ristoranti della nave («ma quale cena, io ho preso soltanto un dolce», sostiene la giovane moldava), poi aveva condiviso gli ultimi tragici momenti sulla plancia di comando: l’ inchino, l’ allarme, lo schianto sulle rocce delle Scole, il panico tra i viaggiatori. Ha aiutato un gruppo di passeggeri russi, poi si è messa in salvo con altri su una delle scialuppe. «Non ho mai detto che lo amavo come hanno scritto alcuni giornali, se lo sono inventato – reagisce lei – . Questa storia mi ha rovinato, non trovo più lavoro, vivo un momento molto difficile, lo capite?». C’ è un misto di rabbia e paura nelle parole che concede alle decine di microfoni e telecamere impegnate a scandagliare ogni sua espressione. Schettino, poco più in là, nella platea semivuota del Moderno, rimane immerso nella lettura dei fogli, impegnato a fare domande ai suoi avvocati oppure a controllare in tempo reale sull’ iPad cosascrivono i siti di questa prima giornata di processo. Lei è fra le parti civili, insieme a quelli che combattono per ottenere un risarcimento: «Non sono più tornata al Giglio, ma penso spesso a quella notte, mi sveglio ancora di soprassalto provando la stessa ansia». I viso piccolo tra i capelli biondi, la minigonna blu tra la camicia bianca e i tacchialti,Domnica parladel comandante Schettino senza mai chiamarlo per nome: «Sono sorpresa nel vedere un solo imputato, una nave non è un’ automobile». Poi spiega che è «qui per cercare la verità, soprattutto per quelli che hanno perso la vita». Il suo avvocato, Gianluca Madonna del foro di Bergamo, si innervosisce all’ ennesima domanda su di lei e Schettino: «Questo è il processo per un naufragio costato 32 morti, non si fagossip,ci interessa sapere perché alcune porte stagne della nave sono rimaste aperte o del cattivo funzionamento del generatore di emergenza ». Qualche giorno fa, lui come altri legali hanno depositato denuncia contro Costa chiedendo un’ ulteriore istruttoria. Ieri il processo, presieduto dal giudice Giovanni Puliatti, è iniziato con l’ esame delle costituzioni di parti civili e altre questioni procedurali. La difesa di Schettinoha presentano richiesta di patteggiamento, già respinta in sede di udienza preliminare, stavolta ipotizzando una condanna a 3 anni e 5 mesi. Troppo poco, secondo la procura, per l’ imputato unico di questo processo, che deve rispondere di accuse che vanno dall’ omicidio plurimo colposo al disastro colposo, fino ad abbandono della nave. «Pena inadeguata, ha tagliato corto il procuratore di Grosseto Francesco Verusio commentando a margine con stupore: «Non ci credo, riprova col patteggiamento? ». Intanto in aula i giudici avevano deciso, dopo tre ore di camera di consiglio, che Costa Crociere potrà comparire nel processo sia come parte civile (per i danni subiti per la perdita della nave), sia come responsabile civile in quanto proprietaria e in quanto datore di lavoro dell’ imputato Schettino. I legali dei naufraghi avevano chiesto invece che non fosse ammessa, ma il tribunale è stato di diverso parere sottolineando che i due ruoli della società armatrice non sono incompatibili. Così Costa risulta fra le parti lese assieme al Ministero dell’ Ambiente e a un gruppo di associazioni: dal Wwf a “Giustizia per la Concordia”. Nel cercare di capire chi ha colpe in questa tragedia riemerge ungroviglio di destini ed errori, guasti, inchini sotto costa e rotte spericolate: i pm hanno chiesto come nuove prove da acquisire i video girati dalle telecamere di sorveglianza a bordo della nave, materiale non del tutto esaminato che potrebbe aggiungere particolari importanti nella caccia alla verità. «In queste indagini ci sono state omissioni investigative inspiegabili – ha detto Bruno Neri del Codacons – perché, per esempio, non sono stati esaminati i computer e le email scambiate tra chi era a bordo e chi era terra?». Sono giorni cruciali per capire cosa accadde la notte del 13 gennaio: a Grosseto il processo a Schettino, mentre il 23 luglio, negli Stati Uniti, davanti alla Corte dello Stato della California, si aprirà un procedimento contro la Carnival, multinazionale che controlla Costa spa: 300 passeggeri di varie nazionalità hanno affidato ai loro avvocati una causa dove si chiede di applicare il «danno punitivo », istituto di diritto americano che prevede un forte risarcimento dei danni subiti.© RIPRODUZIONE RISERVATA.
laura montanari
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