15 Agosto 2020

Il Codacons contro i pm di Roma «No all’ archiviazione flash di Conte»

l’ associazione dei consumatori contesta la fuga in avanti della procura nell’ inchiesta sulle zone rosse in cui sono coinvolti pure 6 ministri. fari puntati sulle stragi negli ospizi e sulla scelta dei tempi del lockdown
fabio amendolara La letterina della Procura che accompagnando gli atti dell’ inchiesta anticipava la possibilità di una frettolosa archiviazione non ha frenato le richieste di accertamenti giudiziari approfonditi sulla gestione dell’ emergenza da Coronavirus da parte del governo Conte. Il Codacons, tra i firmatari di un esposto che si è sommato al dossier inviato dall’ avvocato Carlo Taormina, si è messo di traverso. L’ associazione annuncia già da oggi la volontà di presentare opposizione a una eventuale richiesta di archiviazione. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza sono indagati per concorso (articolo 110 codice penale) in delitto di epidemia (438 codice penale), in delitti colposi contro la salute pubblica (452), in omicidio colposo (589), in abuso d’ ufficio (323), in attentato contro la costituzione dello Stato (283), in delitti contro i diritti politici (294). «È semplicemente assurdo nel nostro ordinamento aprire una indagine e definirla al tempo stesso infondata», tuona il presidente del Codacons Carlo Rienzi. E spiega: «Si tratta di un ossimoro giudiziario, e di una valutazione che non spetta certo ai pm ma al Tribunale». È stato il portavoce di Palazzo Chigi, Rocco Casalino, a comunicare che, in quella che definisce una «relazione» della Procura, questa ritenga «le notizie di testo infondate e dunque da archiviare». In realtà si trattava di un documento di accompagnamento degli atti, nel quale, con una forma che è apparsa subito irrituale, i magistrati hanno già anticipato delle valutazioni. «Proprio per questo», afferma Rienzi, «il Codacons presenterà formale opposizione dinanzi al Tribunale dei ministri, ritenendo che siano molti gli aspetti critici dell’ operato del governo su cui la magistratura dovrà fare chiarezza». Le questioni da approfondire, secondo il Codacons, sono diverse. La prima: «Lo Stato italiano non ha agito tempestivamente in relazione alla pericolosità contagiosa del coronavirus provvedendo già da gennaio 2020 a sigillare le aree interessate». Secondo punto: «Non ha provveduto tempestivamente all’ istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo che avrebbe potuto scattare anche pochi giorni dopo Codogno, e invece fu sempre rinviata, annullata?». E ancora: «Come mai nonostante la Cina avesse notiziato a dicembre 2019 di trovarsi dinanzi a una grave epidemia, le Istituzioni italiane pur essendo, già dal 2006 dotate di un piano pandemico che prevedeva precipue misure da adottare in una fase pre pandemica, non le avrebbe adottate già dai primi di gennaio 2020?». Ma ci sono ancora altri due quesiti: «Come mai lo Stato, nonostante le notizie della diffusione del virus e la dichiarazione dell’ Oms del 30 gennaio 2020, si sarebbe attivato concretamente ed unicamente solo in data 9 marzo 2020 dichiarando la quarantena per l’ intero territorio nazionale?» E infine: «Quali responsabilità ha lo Stato nella strage di anziani registrata presso le Rsa del nostro Paese?». All’ Oms si è rivolto Noi Denunceremo, il comitato parenti delle vittime del Covid, che ha presentato una serie di esposti in Procura a Bergamo sulla gestione dell’ emergenza. Ieri i rappresentanti delle vittime hanno scritto al direttore generale dell’ Oms, Tedros Adhanom, per denunciare che «un rapporto narrativo indipendente» che esaminava «cosa è successo all’ inizio della pandemia in Italia», pubblicato sul sito dell’ Organizzazione mondiale della sanità il 13 maggio, è stato rimosso il giorno dopo. «Non è dato sapere da chi o per ordine di chi», commentano dal comitato, che ha deciso di richiedere una copia del rapporto per sottoporla «all’ attenzione dei pubblici ministeri come integrazione delle indagini in corso sulla presunta negligenza delle autorità politiche nella gestione dell’ epidemia». A difesa dell’ operato del governo ha sollevato gli scudi il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che nella prima fase della pandemia era nella schiera dei negazionisti, facendosi fotografare durante pericolosi aperitivi (che probabilmente poi gli sono costati il contagio): «Sono orgoglioso di come il governo italiano e i ministri hanno affrontato il tema del Covid, esempio per tutto il mondo. Mi sembra di capire, dalla lettura dei giornali, che l’ avviso di garanzia ricevuto ieri dal premier Conte e da sei ministri sia un atto dovuto e che anche la Procura segnali l’ infondatezza delle accuse». Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, invece, c’ è andato giù a colpi d’ ascia: «Le gestioni cambiano ma la Procura di Roma resta sempre la stessa. Per quanto riguarda Conte più che l’ archiviazione si imporrebbe l’ arresto. Il presidente del Consiglio, infatti, è in condizione di reiterare il reato ipotizzato, perché in caso di rinnovata emergenza nessuno ci garantisce che non farebbe nuovamente gli errori che ha già fatto, chiudendo le parti del Paese che non andavano chiuse e lasciando aperte le zone rosse segnalate dal Comitato tecnico scientifico. Conte poi potrebbe anche inquinare le prove». E annuncia un esposto al Csm: «I due sostituti procuratori che propongono di archiviare le denunce, benché siano palesi i reati, sono Eugenio Albamonte e Giorgio Orano. So bene chi sono e non mi meraviglio di questa loro decisione. Scriverò inutilmente ma doverosamente una lettera esposto al Csm, al presidente della Repubblica e ad altre autorità. A loro, come a Conte, non succederà nulla». Ma la battaglia giudiziaria è appena cominciata.

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