16 Luglio 2013

Il caso: guerra all’album di nozze

Il caso: guerra all’album di nozze

matrimonio sposiTRENTO – Per quell’album di nozze avevano pagato tremila euro. Una mezza fortuna, ma tant’è. Il valore di ricordi patinati è più o meno quello. Ma quando i due novelli sposi hanno ricevuto dal fotografo professionista il lavoro, a lei soprattutto è venuta una mezza sincope. E non tanto perché le foto erano di scarsa qualità. Anzi. Sull’abilità del fotografo nessuno ha da eccepire nulla. Il problema erano i soggetti. Perché su un intero libro di immagini i due sposi lamentano di essere stati ritratti insieme solo un paio di volte. E quanto a lei, è sì l’assoluta protagonista del book. Peccato che sia immortalata sempre da sola e in primo piano. Poco con il marito, per nulla con i parenti, i familiari, gli amici. Non c’è, insomma, nessuna immagine che fermi un istante che sa di amore, felicità, via, almeno affetto. Da qui la decisione dei due sposi di rivolgersi al Codacons: erano pronti a fare una causa civile per danni. Invece la vertenza si sta chiudendo in modo meno traumantico, ma certo singolare: il fotografo rifarà l’album a colpi di fotomontaggi, per «ricostruire» ex post quelle immagini che al momento giusto non ha scattato.
Ma andando con ordine. La vicenda risale a qualche tempo fa e ha per protagonisti due giovani – 30 anni lei, 34 lui – che avevano deciso di convolare a nozze come tradizione comandano. E quindi abito lungo per lei, cerimonia importante a cui invitare parenti e amici. I due nubendi volevano però il pacchetto completo. E quindi si sono impegnati a cercare il fotografo giusto. Quello che – si erano immaginati – avrebbe fermato gli sguardi languidi dei due innamorati, così come i gesti d’affetto dei genitori e l’ammirazione degli amici. Insomma, colui che avrebbe garantito loro di avere, nel tempo, la testimonianza di quanto perfetto fosse stato quel giorno. Per questo erano disposti a metterci più di qualche euro. Hanno individuato uno studio che opera fuori regione. Qualche colloquio, accordi di massima e contratto firmato. Aspettando, senza grossi patemi – almeno su quel versante – il giorno dei sì.
Che andò bene, come da programmi. Quel che andò un po’ peggio fu, come detto, la scoperta del lavoro del fotografo. Un bell’album fatto a libro, con tanto di piccoli album da regalare ai genitori. Un lavoro ben fatto, insomma. Peccato per i soggetti: le immagini dei due sposi insieme – lamentano i giovani – non sono più di un paio, benché tagliate e riproposte più volte. E poi c’è lei. Ritratta più o meno solo in primo piano. Così primo, si è lamentata con il Codacons, da far notare persino il volto imperlato da sudore e emozione. Perché Photoshop è stato usato, per eliminare piante o foglie fuori posto del pergolato, ma non per sistemare le imperfezioni sul volto di lei, che anzi si potevano notare proprio per via delle inquadrature scelte.
Dopo i drammi del primo momento, i due coniugi hanno deciso di passare all’attacco. E sostenuti da Codacons hanno rispedito l’album al fotografo che, sulle prime, ha rifiutato ogni addebito. Erano già pronti alla causa civile: il danno – questo il ragionamento – è simile a quello della vacanza rovinata: un evento irripetibile (e per il matrimonio vale ben di più che per un soggiorno in Sardegna) definitivamente inficiato da qualche inconveniente.
Ma davanti al giudice i due sposi non dovranno andare. Davanti alla loro determinazione, il fotografo è sceso a più miti consigli. E ha accettato di rifare l’album, di fatto ricostruendo il matrimonio a colpi di fotomontaggi: lei con i genitori, lei con i familiari, possibilmente pure lei con il marito. Sperando che questa volta i soggetti siano apprezzati dai committenti.

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