16 Dicembre 2009

Il caro-pasta attira anche la Guardia di Finanza

 Il caro-pasta attira anche la Guardia di Finanza. S’indaga su cinque dei più noti produttori italiani e l’Unipi. Ieri il blitz. Sono state perquisite dalle Fiamme Gialle le sedi dell’Unione dei pastai italiani, della Barilla di Parma, della De Cecco a Pescara, dei pastifici Garofalo a Gragnano, Amato a Salerno, e Divella, a Bari. Sequestrati documenti e verbali che erano stati redatti in riunioni dell’associazione degli industriali. Obiettivo, verificare le cause del rialzo ingiustificato dei prezzi. Rincari di ben il 50% in due anni, tra maggio 2006 e lo stesso mese del 2008. L’inchiesta è stata avviata dalla procura di Roma, dopo la condanna, nello scorso febbraio, da parte dell’Autorità Antitrust. Barilla, De Cecco, Colussi, Garofalo, Di Martini, Rummo, Fabianelli, Mennucci, De Matteis, Cellino, Delverde, Divella, La Molisana, Tandoi, Nestlé, Zara, Riscossa, Liguori, Chirico, Granoro e Berruto insieme all’Unipi erano state ritenute colpevoli della formazione di un cartello. Alle principali aziende simbolo del made in Italy (con una quota del 90% del mercato) era stata così inflitta una multa di 12,5 milioni di euro per aver violato le regole della concorrenza. Un provvedimento confermato poco più di un mese fa dal Tar. L’ultima parola spetterà, però, al Consiglio di Stato che dovrà giudicare i ricorsi presentati. Proprio dietro questo baluardo di difesa si trincerano i dirigenti della De Cecco, la nota azienda meridionale a conduzione familiare. «Siamo sereni», commentano nel noto pastificio. I finanzieri si sono trattenuti per diverse ore ieri nella fabbrica di Fara San Martino, in provincia di Chieti. No comment invece dalla Divella di Bari e da Parma, sede della multinazionale della famiglia Barilla, a cui fanno capo anche i marchi Mulino Bianco, Voiello, Pavesi, Wasa e Kamps. «Non possiamo che ribadire che non vi sono mai state speculazioni, né si è mai configurato alcun accordo lesivo degli interessi dei consumatori», fa presente Massimo Menna, titolare della Garofalo, nonché presidente dell’Unipi. I consumatori non possono che dichiararsi soddisfatti. L’inchiesta dell’Authority, guidata da Antonio Catricalà, era partita proprio da un loro esposto.  «Nella segnalazione – spiega Carlo Rienzi, presidente del Codacons – sottolineammo, attraverso un nostro dossier, l’andamento anomalo dei prezzi in relazione alle quotazioni della materia prima». La Coldiretti non si stanca infatti di denunciare le speculazioni dal campo alla tavola: «Se per un chilo di grano duro gli agricoltori incassano 18 centesimi al chilo, il prezzo della pasta è in media di 1,4 euro al chilo. Il ricarico è quindi del 400%. E i prezzi nel 2009 non sono scesi malgrado il grano sia diminuito del 30% rispetto al 2008». A parte questa doppia velocità anomala, comunque, il Garante aveva sanzionato i pastifici perché di fronte all’ascesa delle quotazioni della materia prima avevano realizzato un’intesa illegale.

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