IBRA RAZZISTA? CHE AUTOGOL
- fonte:
- Libero
GIOVANNI SALLUSTI â- L’ultima crociata delle truppe politicamente corrette, account Twitter in pugno e scolapasta in testa, è quella contro il “razzismo” di Ibra. Il casus belli è la rissa con Romelu Lukaku, peraltro molto più ritualizzata che effettiva. La pietra dello scandal( sta nella frase «vai a fare i tuoi riti voodoo di merda, piccolo asino», rivolta al belga di origini congolesi dell’Inter Che ha risposto con annotazioni scettiche sulla moralità della signora Ibrahimovic, e la minaccia di «sparare in testa» al rivale. Nessuno si sogna di inquisire Lukaku per minacce di morte, ovviamente. Come, altrettanto ovviamente, nessuno che non abbia gettato del tutto il cervello all’ammasso del conformismo arcobaleno può vedere nella sceneggiata di Ibra un manifesto della supremazia razziale. Tutto, invece, odora di commedia umana da campo, di erba e provocazioni miste a ghetti interiori che ogni tanto fuoriescono, troppo. Ibra prova il ruolo dell’incendiario furbo, l’allusione è alla madre dell’avversario che avrebbe sconsigliato al figlio l’approdo all’Everton in base alla suddetta tipologia di riti, ma il trucco riesce a metà, perché Ro- perde la brocca al momento, ma non il contatto con la partita (a differenza del milanista). commentatio del fatto, invece, s’inventa un fattaccio che non c’è la xenofobia del porco Zlatan. Scendono in campo (cioè sui social) autorevoli (?) firme del Corriere della Sera. Tommaso Labate: «Ibrahimovic dovrebbe avere una maxi- smettere di giocare stasera e chiudere la carriera con un’espulsione Da valutare anche la pubblica fustigazione. Goffredo Buccini invece va di domanda retorica: «Davvero non va squalificato per 6 mesi?». Ma è niente, rispetto all’idiozia che viene eruttata via web, sotto forma di rivolta contro la prossima partecipazione di Ibra a Sanremo. I twittaroli perbene si sbizzarriscono sul «superospite razzista spudorato», sugli «insulti» che rivolgerà ai can- chiamano in causa Amadeus, la Rai, probabilmente anche il Papa. Fuori Zlatan dall’Ariston è il mantra. Non si lascia sfuggire la finestra di visibilità nemmeno il Codacons, tramite solenne «formale diffida» inviata a viale Mazzini: «Dopo gli insulti razzisti appare impensabile far intervenire il calciatore come ospite d’onore Peraltro, i dubbi sul valore aggiunto artistico garantito dal giocatore alla kermesse sono legittimi. Ma rimuoverlo adesso significherebbe inginocchiarsi ai talebani della correttezza politica, quelli che ideologicizzano tutto, anche una quasi scazzottata da bar. Che sia una lettura errata, oltre che noiosamente risaputa, l’ha confermato lo stesso giocatore con un tweet per i duri di comprendonio: «Nel mondo di Zlatan non c’è posto per il razzismo. Siamo tutti della stessa razza, siamo tutti uguali! Siamo tutti giocatori, alcuni meglio di altri». Le ultime parole sono esattamente quelle che i benpensanti non avrebbero mai scritto, e che invece costituiscono lo scarto di Ibra dal Banalmente Corretto: non contano le etnie, ma il merito individuale sì. Per quello sono superiore, è l’ultima implicita stilettata? Nel caso, la disputa sta diventando spettacolo, fiction, gara oratoria e teatrale, quindi innocua e fin ludica. Per cui rilanciamo: altro che esiliare Zlatan, invitiamoli entrambi, al Festival. Si fidi, Amadeus: l’idea non piacerà alle prefiche dei giornaloni, ma il gradimento popolare è garantito. E con tutti i limiti, il popolo è pur sempre meglio degli intellettuali.
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