I tagli della Pfizer sui vaccini
ROMA. Ci sono due date cerchiate in rosso sulla road map della campagna vaccinale italiana contro il Covid. Lunedì 25 gennaio, quando dovrebbero tornare regolari le consegne di Pfizer- venerdì 29, quando l’Agenzia europea del farmaco deciderà sul via libera all’antidoto di AstraZeneca ha costi di sviluppo inferiori e non richiede temperature eccessivamente basse per conservazione e trasporto, ma sono state condotte poche sperimentazioni sugli anziani, quindi il timore è che possa essere autorizzato solo per la popolazione under 55. Se AstraZeneca sarà disponibile «senza condizioni particolari, avremo altri 40 milioni di vaccini, 16 milioni nel primo trimestre del 2021 – ha calcolato il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri -, e potremo accelerare la campagna vaccinale, anticipando ad esempio i soggetti fragili tra i 60- anni e altre categorie a rischio». Intanto lo scenario è reso incerto anche dal rallentamento nelle consegne di Pfizer- che promettono all’Ue di limitare a una settimana il ritardo. All’Italia oggi arrivano 397.800 dosi (calcolandone 6 per ogni fiala, anziché 5), 164.970 in meno di quelle pattuite (-29%). Contro la decisione unilaterale di Pfizer, il Codacons ha presentato un esposto a 104 Procure di tutta Italia e oggi ne invierà uno all’Antitrust europeo, per abuso di posizione dominante. La situazione preoccupa in particolare i governatori delle Regioni con i tagli più significativi: in Puglia il 38,4 in meno, mentre la Basilicata è tra le poche senza tagli nella distribuzione. Le fiale in arrivo domani, salvo imprevisti, permetteranno di non dover cambiare vaccino per il richiamo ricorrendo a Moderna, l’altro tipo di profilassi ora disponibile. L’altro capitolo caldo è la scuola. Se qualcuno nel governo e fra i presidenti di Regione cercava una sponda nel Comitato tecnico scientifico per rimandare la riapertura delle scuole superiori in presenza, non l’ha trovata. Il Cts, convocato d’urgenza ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza, ha confermato la propria linea: gli studenti possono tornare in classe da domani, dal 50 al 75% delle presenze a seconda del livello di organizzazione, come previsto dal Dpcm del 14 gennaio. Se qualche governatore dovesse decidere diversamente, fanno capire gli scienziati del Comitato, «se ne assume la responsabilità». Soddisfatta la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina – che non era presente alla riunione del Cts -, da sempre favorevole alla riapertura e che aveva subito il rinvio fino al 18 gennaio. «Un parere molto netto quello del Cts – dice l’esponente M5S -, che ha ricordato che le scuole hanno un ruolo limitato nella trasmissione del virus». Secondo Azzolina riportare le superiori in presenza «è un atto di responsabilità nei confronti dei nostri giovani». Quindi da oggi scuole riaperte agli adolescenti, novità che riguarderà in realtà solo quattro regioni – Emilia Romagna, Lazio, Piemonte e Molise -, con immediato impatto sul trasporto pubblico locale. rimanenti regioni riapriranno nei prossimi giorni in ordine sparso. Il 25 in Liguria e Umbria, mentre in Campania non sono esclusi ulteriori rinvii. Anche in Puglia non è definitivamente certa la data del 25. Il 1 febbraio gli ultimi a rientrare saranno gli studenti di Calabria, Veneto, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Marche e Basilicata. In Lombardia, Sicilia e Provincia autonoma di Bolzano, nuove zone rosse, proseguirà la dad per le superiori al 100%. In attesa di vedere gli effetti della riapertura alle superiori sulla curva dei contagi, sono circa 200 le classi elementari e medie sottoposte a quarantena in Veneto per positività di uno o più studenti. l’effetto a 10 giorni dalla ripresa dopo le vacanze di Natale.
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