I pilastri affondano nella falda
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fonte:
- Corriere del Veneto
Niente ferie d’agosto per gli operai della Cmc impegnati nel cantiere statunitense di viale Ferrarin. Dopo la pausa per il week end, lunedì mattina lunghi autoarticolati hanno ripreso a trasportare alcuni pali di cemento lunghi venticinque metri e dal diametro di cinquanta centimetri dentro il cantiere della base militare, insieme a nuove ruspe, più grandi delle precedenti. Ed è ripreso, come da copione, il battito insistente del martello gigante che spinge i piloni nel terreno, per consolidare il terreno dove saranno fatte le prime gittate di cemento delle palazzine dove alloggeranno i soldati. Ma proprio nel terreno – nel quale, pochi centimetri sotto il livello del suolo, scorre la più grande falda acquifera del nordest – potrebbe nascondere l’insidia più grande per la tenuta del progetto americano. I cosiddetti «micropali», in realtà mastodonti di cemento, starebbero infatti affondando nella falda, o almeno così dicono gli attivisti del Presidio permanente. «I pali, invece di porsi come indistruttibile sostegno per caserme, magazzini e centri di comando del più potente e armato esercito del mondo, affonderebbero» scrivono sul sito del movimento anti base. Insomma, dove non sono riuscite manifestazioni, crisi di governo e ricorsi al Tar, potrebbe Madre Natura? I No Dal Molin la pensano così: «E’ evidente che al Dal Molin gli statunitensi non se la passano bene; in ritardo di due anni sul loro ruolino di marcia, ora sembra essersi messa contro i loro piani anche l’acqua; e, del resto, già durante la bonifica del terreno l’acqua ci aveva messo lo zampino, rallentando le operazioni a causa delle copiose precipitazioni. Sarà un segno del destino». Che l’acqua rappresenti un problema, era stato denunciato da più parti: uno degli argomenti con cui Comune di Vicenza, Codacons e coordinamento dei comitati continuano a richiedere in sede del Tar uno stop ai lavori e una Valutazione d’Impatto Ambientale è proprio la fragilità idrica di quell’area, circondata dal Bacchiglione e appoggiata su un vero patrimonio galleggiante. Acqua che, secondo le perizie di parte, verrebbe costretta dalla futura «palafitta» a rallentare il suo corso sotterraneo, esondando più a nord, a Rettorgole e Caldogno. Intanto ieri il consigliere Giovanni Rolando accompagnato da due ingegneri dell’Arpav di Vicenza e due funzionari del Settore Ambiente del Comune ha collocato lungo il perimetro dei lavori 5 centraline per il controllo dell’inquinamento acustico.
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