I genitori dei bimbi morti per l’inquinamento chiedono lo stop definitivo dell’acciaieria
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- Il Quotidiano del Sud
TARANTO – «Il nostro consulente medico legale, professor Agostino Messineo, ha quantificato i danni subiti dalla popolazione di Taranto, pari a 500 euro al mese a residente per un periodo complessivo di 15 anni, derivanti dalle lesioni subite sia in termini di esposizione ai veleni prodotti dagli impianti ex Ilva (arsenico, diossina, zinco, nichel, piombo e addirittura amianto) sia sotto il profilo del danno morale, per la lesione alla vita di relazione e ai diritti costituzionalmente riconosciuti ad ogni cittadino». Lo afferma il Codacons, che ieri ha tenuto una conferenza stampa in modalità on line sulla questione Ilva e sul processo per disastro ambientale, dove si è costituito parte civile. danni subiti dai cittadini, sottolinea l’associazione «ammontano ad un totale di 100mila euro per ogni residente a Taranto, che il Codacons chiederà di risarcire, attraverso i suoi legali, nel corso del suo intervento in Corte d’Assise il 24 febbraio». In quella sede l’associazione chiederà, al pari di quanto fatto dalla pubblica accusa, la «confisca dell’acciaieria Nel corso della conferenza stampa hanno preso la parola i genitori di Syria e Giorgio, bambini morti per malattie che l’associazione mette in relazione «all’inquinamento dell’aria quali «chiedono al Governo puntualizza il Codacons – la chiusura definitiva dell’acciaieria senza se e senza ma». «Mia figlia Syria è morta a quattro anni nel 2009 per un neuroblastoma: siamo stati a Genova, ma lei, come altri bambini, non ce l’hanno fatta. Vivevamo nel rione Tamburi e a quell’epoca era un tabù dire che i bambini avevano tumori, si doveva stare in silenzio» ha raccontato Francesca Summa, di Taranto. «Da quando nostro figlio è morto, lottiamo ogni giorno per chiedere studi sulla diossina a Taranto» hanno detto i genitori di Giorgio, un ragazzo che avrebbe compiuto 18 anni quest’anno e che è morto il 25 gennaio 2019 a causa di un sarcoma. L’associazione ha reso noti i risultati di una ricerca relativa ai danni economici «subiti da Taranto a causa dell’Ilva che – si rileva – attestano come la città abbia subito nel corso degli anni uno spopolamento, con il numero di residenti diminuito del – 18,2 tra il 1992 e il 2020, un reddito procapite inferiore oggi di quasi il 20% rispetto alla media nazionale, il prezzo delle case enormemente svalutato e un peggioramento della qualità della vita sotto ogni aspetto, dalla ricchezza ai consumi, passando per i servizi, l’ambiente e il Pil». Intanto dopo ArcelorMittal anche Ilva in Amministrazione Straordinaria ha presentato ricorso incidentale al Consiglio di Stato contro la sentenza del 13 febbraio scorso del Tar di Lecce che intima la chiusura degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico di Taranto entro il 14 aprile in ottemperanza all’ordinanza sulle emissioni del sindaco Rinaldo Melucci. Ne dà notizia il Codacons, che definisce «vergognosa la decisione dei Commissari straordinari che si oppongono alla giustizia italiana e contrastano i provvedimenti del sindaco tesi a tutelare la popolazione». Quarta Sezione del Consiglio di Stato si esprimerà l’ marzo, in sede collegiale, sull’istanza di sospensiva dopo che è stata respinta la decisione con decreto monocratico. Per il 13 maggio è invece fissata l’udienza di merito per la discussione dell’appello
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