8 Settembre 2011

I distributori: aggiorneremo i listini

I distributori: aggiorneremo i listini
 

MILANO Coro di proteste da parte di produttori e commercianti nel giorno in cui il Senato ha approvato il ritocco dell’ Iva dal 20 al 21 per cento. Quasi nessuno ammette che il ritocco potrà essere assorbito dalle aziende, anche quando si tratta di pochi euro: non ci sono margini e la domanda batte la fiacca. Eppoi la pressione promozionale, tra il 20 e il 27% nella grande distribuzione, assorbe già grandi risorse. Nel mirino del fisco entrano beni di consumo quotidiani: vino, acqua minerale, abbigliamento, calzature, elettrodomestici e auto. Ci saranno micro aumenti su alimentari e abbigliamento o ritocchi più consistenti, dai 100 ai 300 euro, per auto di piccola media cilindrata. I retailer respingono l’ idea che il consumatore non noterà l’ 1% in più sullo scontrino, anche perché su base annua, secondo il Codacons, la stangata, per una famiglia di 4 persone, sarà di 385 euro l’ anno. Per Federalimentare l’ aumento dell’ Iva va a colpire circa un terzo dei consumi alimentari: acque minerali, vini, birra, succhi di frutta, limonate, cole e altre bevande gassate, caffè e tè, cibo per animali, acquaviti e liquori. Il tutto genera consumi annui per 64 miliardi, con un aumento del gettito di 600 milioni, «oltre dieci volte il contributo di solidarietà». «È chiaro – osserva Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare – che ogni prospettiva di rilancio dei consumi alimentari può essere compromessa da questo provvedimento. Un sacrificio di queste dimensioni avrebbe dovuto trovare una ragione politica, comprensibile da parte dei cittadini, nella programmata delega fiscale, cioè in un contesto di riduzione delle imposte dirette sul lavoro e sulle imprese». Non diversa la reazione dal fronte del non food. Nell’ elettronica di consumo, da anni in deflazione, «è impossibile – osserva Albino Sonato, presidente di Euronics Italia – assorbire l’ 1% in più di Iva quando i nostri margini netti sono all’ osso: i più bravi spuntano l’ 1,5% dei ricavi. Quest’ anno il settore potrebbe scontare un tonfo del giro d’ affari intorno al 10%: l’ Iva peggiora una situazione già critica». Per Pierluigi Bernasconi, ad di Mediamarket, «i fornitori non ne vorranno sapere di assorbire l’ aumento e, del resto, scaricarlo sul consumatore sarebbe un suicidio. Peraltro avrebbe senso sui volantini aggiornare i prezzi di un televisore da 399 euro a 404? O di un frigo da 499 a 505?» Poi Bernasconi sottolinea che «finirà come con l’ eco-contributo Raee: hanno dovuto assorbirlo i distributori». E conclude: «Visto il trend di mercato, il 2011 potrebbe chiudersi con una contrazione del 15% del giro d’ affari». Salvatore Taccini, direttore franchising di Compar Bata, mega catena di scarpe e abbigliamento, osserva che «al momento non abbiamo deciso come gestire l’ aumento dell’ Iva ma difficilmente l’ assorbiremo: sarebbero 4 milioni di maggiori oneri su 400 di ricavi». Apparentemente meno rilevante l’ aggravio sulle auto. «100 o 300 euro – interviene Oreste Ruggeri, concessionario Peugeot di Rimini – su 10 o 30mila euro del costo di un’ auto non sono un gran cosa, ma se aggiungiamo anche il ventilato aumento dell’ Ipt allora il conto raddoppia». Anche William Gravina, titolare del concessionario Autoingros di Torino, stima «100 euro in più per una Panda e 300 per una Lancia Thema che dovranno pagare i privati, tranne che non sia una società che possa detrarre l’ Iva. Noi non possiamo assorbire un solo euro. La politica del governo è schizofrenica: siamo passati in pochi mesi dall’ incentivazione alla penalizzazione». Infine, Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, la confederazione dei professionisti, sollecita il Governo «a rafforzare la vigilanza sul mercato affinché non si provochi un innalzamento ingiustificato dei prezzi, che deprimerebbe ulteriormente i consumi e penalizzerebbe le famiglie». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
 
 
 
 

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