I consumatori contro la Corte dei Conti:ù”Rai tagli costi, non aumenti il canone”
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fonte:
- Repubblica.it
di GIULIANO BALESTRERI
MILANO – Levata di scudi delle associazioni dei consumatori contro il richiamo della Corte dei Conti sul canone Rai: secondo la magistratura contabile l’imposta va aumentata per evitare il rischio di bancarotta della società. Dal 2005 il buco nei conti della televisione di Stato è arrivato a 2,3 miliardi di euro. Troppi perché il patrimonio non venga intaccato. E così per sopravvivere, la Rai non ha ridotto le spese, ma ha chiesto al ministero dello Sviluppo economico 2,3 miliardi di euro di arretrati, pari agli extracosti generati per garantire i servizi di base. Lo Stato – unico azionista della televisione pubblica – non ha mai risposto e così la Corte dei Conti ha fatto notare che il canone dovrebbe essere commisurato ai costi dell’azienda. Tradotto: senza una riduzione delle spese o un intervento del governo, la tassa deve essere alzata.
Per il momento, però, l’imposta è rimasta ferma a 113,5 euro. Di aumenti non si parla, ma i consumatori sono già sul piede di guerra. Elio Lannutti, presidente di Abusbef attacca la Corte dei Conti: “E’ una richiesta indecente che esula dai compiti della magistratura contabile. I giudici non di devono permettere di prendere una posizione del genere, non vorrei che questa cosa possa essere oggetto di qualche scambio”. Sulla stessa lunghezza anche
Codacons che già lo scorso anno presentò un lungo esposto elencando tutti gli sprechi della Rai: “Prima di qualsiasi mossa in questa direzione chiediamo che la Rai renda pubblici i compensi di Fazio e Littizzetto per il Festival di Sanremo. Non è possibile che non si possa sapere nulla”.
Anche Federconsumatori punta l’accento sulle inefficienze che rischiano di ricadere sui consumatori: “Il canone va pagato, tra l’altro non è neppure tra i più cari d’Europa, e va fatto pagare tutti. Ma in questo caso di parla di una tassa che ha un tasso di evasione superiore al 50% e nessuno si impegna abbastanza per recuperare il sommerso”. Pensiero condiviso anche da Lannutti: “Già si tratta di una tassa iniquia che finanzia programmi diseducativi, inoltre ci sono sono 7/8 milioni di persone che pagano. Eppure continuamo a prendercela con quelli che già pagano per finanziare i menestrelli preferiti dal potere, da Fazio a Littizzetto che vengono pagati dalla Rai due volte, per un programma e per il Festival”.
Federconsumatori apre, tuttavia, a un eventuale aumento del canone “a patto che prima la Rai si metta a lavorare sul taglio delle inefficienze. Ci sono trasmissioni che potrebbero costare 3mila euro, invece vengono pagate 30mila euro. Possiamo parlare di un aumento dell’imposta, ma prima il direttore Gubitosi deve fare operazioni concrete sul taglio dei costi, non solo d’immagine”.
Brunetta. Duro anche il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta seconda cui “il governo prende in giro il
Parlamento e non rispetta la legge non pubblicando i compensi del personale e dei collaboratori della Rai. La non risposta avuta oggi dal governo, l’ulteriore rinvio per l’applicazione della legge, ad una data (31 marzo 2014) non si sa bene stabilita da chi, è una violenza nei confronti del legislatore, ed una presa di posizione inaccettabile da parte del governo. Un governo impotente e ormai morente, che nella sua impotenza difende e copre le opacità della Rai”.
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