8 Agosto 2009

I consumatori: “Compagnie in tribunale”

«Vogliamo indagini serie su eventuali accordi per gli aumenti»

Associazioni dei consumatori sul piede di guerra con tanto di esposti alla magistratura contro le compagnie petrolifere, accusate di accordarsi tra loro per stabilire i rialzi dei listini dei carburanti, alla faccia della concorrenza e della trasparenza di mercato. Ma non ci sono solo le recriminazioni: le associazioni di cittadini indicano anche alcune soluzioni contro il caro-benzina. Per Adiconsum «lo sviluppo delle "pompe bianche" (quelle non appartenenti a grandi compagnie, ndr) e delle pompe di benzina presso i supermercati, già in atto negli altri Paesi europei», sono «elementi indispensabili per instaurare una reale concorrenzialità tra le compagnie petrolifere». L’associazione, rivolgendosi al ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, dice di ritenere l’aumento delle "pompe bianche" «un elemento ulteriore di concorrenza». "Pompe bianche" che «devono essere presenti anche sulle autostrade», soprattutto «per eliminare il peso delle royalty che incidono per circa 10 centesimi su ogni litro di benzina fatto in autostrada». Royalty «assurda dato che il consumatore già paga il servizio autostradale». Intanto l’Adoc ha inviato un esposto all’Antitrust sulla questione carburanti. Secondo l’associazione «è in atto una violazione della concorrenza da parte delle compagnie petrolifere, che ricade pesantemente sui consumatori». Forti di questa considerazione, «abbiamo inviato un esposto all’Antitrust – dichiara Carlo Pileri, presidente dell’Adoc – secondo le rilevazioni operate da "Quotidiano Energia" solo tre compagnie, tra le principali nove, praticano per la benzina prezzi differenti dalla media nazionale». Anche per il gasolio «la situazione è similare – aggiunge Pileri – essendo presenti minime oscillazioni di costo tra gli operatori». Quindi, «riteniamo che sia in atto una violazione della concorrenza e del libero mercato, in grado di danneggiare profondamente l’economia del Paese e dei consumatori». L’Adoc si dichiara poi favorevole all’istituzione di un sistema di prezzi controllati dei carburanti, su base trimestrale. In questo modo «si eliminerebbero le continue variazioni di prezzo e l’odioso fenomeno della doppia velocità – conclude – con il prezzo della benzina lesto a salire al momento del rialzo del costo del greggio, lento a scendere nel caso opposto».  E dopo le affermazioni di ieri del ministro Scajola, che ha parlato di sospetti di cartello sul prezzo della benzina da parte delle compagnie petrolifere, il Codacons ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma.  «Le affermazioni di Scajola o sono una calunnia a danno dei petrolieri, oppure rappresentano la denuncia di un gravissimo reato a danno di milioni di cittadini – spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi -. Per questo abbiamo ritenuto doveroso chiedere alla magistratura di intervenire». Nello specifico l’associazione chiede alla Procura di Roma di accertare le dichiarazioni del ministro e verificare se nel settore dei carburanti vi siano violazioni o fattispecie penalmente rilevanti, anche alla luce dell’art. 501 del codice penale che disciplina il reato di aggiotaggio.  Nell’esposto, infine, il Codacons invita a valutare l’opportunità di disporre il sequestro di tutte le fatture di acquisto di carburanti detenute dai grossisti del settore e relative al mese di luglio e agosto, al fine di accertare eventuali rialzi speculativi dei prezzi di benzina e gasolio.  Secondo stime del Codacons, «il mancato abbassamento di 2 centesimi da parte delle compagnie petrolifere determinerà per il solo weekend di Ferragosto una stangata aggiuntiva per gli italiani pari a 20 milioni di euro». Insomma, visti i risultati «altro che "moral suasion" – prosegue Rienzi – vista l’incapacità assoluta del governo di affrontare la situazione, fa bene Scajola a chiedere l’intervento dell’Antitrust».  Farebbe bene, però, «a chiedere anche suggerimenti su cosa fare alle associazioni di consumatori – afferma il presidente del Codacons – non siamo, infatti, in un libero mercato come ritiene il ministro, ma in un cartello oligopolistico che va combattuto a suon di provvedimenti». Ecco perché «non è possibile aspettare settembre per prendere decisioni».  Il Codacons infine ribadisce la richiesta di «mandare la Guardia di Finanza presso pompe e depositi sia per controllare i litri effettivamente emessi e la corrispondenza tra i prezzi esposti nei cartelli e quelli effettivamente praticati, sia per accertare se vi siano speculazioni in atto».

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